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Proteste contro le riforme del lavoro

Manifestazioni a Parigi

Quella che era stata annunciata come la più importante giornata di proteste in Francia dall’inizio della Presidenza di Macron non ha deluso le aspettative. Sotto il segno dello sciopero di ferrovieri e dipendenti pubblici, contro le riforme del governo, sono state organizzate quasi 200 manifestazioni in tutto il paese e i francesi hanno risposto all’appello con entusiasmo.

A Parigi hanno sfilato in 50.000 secondo la prefettura. Hanno aperto le danze ieri mattina gli studenti, che hanno raggiunto i due cortei separati di ferrovieri e dipendenti statali che sono poi confluiti in un immenso raduno in piazza della Bastiglia.

A Gare de l’Est, punto di partenza del corteo degli cheminot, tra fumogeni, musica a tutto volume e discorsi di delegati sindacali, l’atmosfera è incandescente. I lavoratori delle ferrovie si sentono sotto attacco, come spiega Bernard, 38 anni, venuto da Lione per manifestare:

“Il governo comunica sul fatto che abbiamo uno statuto particolare e cerca di farci passare per dei privilegiati rispetto agli altri Francesi perché non ci sostengano durante lo sciopero. Ma la vera ragione per cui manifestiamo è per difendere il servizio pubblico. Con questa riforma l’unico riferimento sarà il profitto e una linea non produttiva sarà semplicemente chiusa, quindi noi difendiamo il nostro statuto e il servizio pubblico, per tutti quei francesi che hanno bisogno di spostarsi in Francia. Per ora c’è una bella mobilizzazione, le cose dovrebbero andare bene ma bisognerà resistere fino in fondo perché oggi per far cedere un governo, soprattutto sulle questioni di soldi, non è facile. Ma è il futuro di tutti che è in gioco e abbiamo visto come sono andate le cose dopo la privatizzazione del servizio ferroviario nel Regno Unito. Non è stato un bel risultato e noi non vogliamo che succeda la stessa cosa in Francia”.

Secondo Gérard, 72 anni, ex ispettore del lavoro venuto sostenere i lavoratori:

“Lo statuto di ferroviere non è poi così eccezionale. È quello che meritano delle persone che lavorano per tre settimane di fila in trasferta, che non vedono la famiglia… In Francia e in Europa ci sono degli accordi collettivi, non sono regimi speciali o vantaggi, sono stati negoziati in rapporto al lavoro di ognuno, ramo per ramo e non vedo perché bisognerebbe prendersela con lo statuto di ferroviere. La verità è che Macron vuole una società senza statuti e quindi prenderà di mira tutti, tutti gli statuti, privati e pubblici”.

E sul fatto che i ferrovieri hanno annunciato tre mesi di sciopero aggiunge:

“Quella di oggi è una situazione straordinaria. Perché chi sciopera dice resisteremo tre mesi e il governo dice resisteremo tre mesi. Vuol dire che da entrambe le parti ci si aspetta di più che durante il movimento contro la legge sul lavoro. All’epoca ci son state 14 manifestazioni e nessuna vittoria. Quindi in un certo senso la gente da entrambe le parti è obbligata a dire che se si vogliono cambiare le cose bisogna battersi più profondamente”.

Corteo anche a Bercy

Altra atmosfera, più familiare e allegra, sotto le finestre del ministero dell’economia, a Bercy, da dove è partito il corteo dei dipendenti pubblici. Insegnanti, impiegati delle amministrazioni, medici e ricercatori sono scesi in strada per protestare tra le altre cose contro il gelo degli stipendi, l’aumento del ricorso a lavoratori a chiamata, il ripristino del primo giorno di malattia non pagato e l’intenzione del governo di instaurare un sistema di retribuzione in base al merito e di avviare un piano di licenziamenti su base volontaria. Del resto, Macron aveva annunciato in campagna elettorale di voler diminuire il numero di dipendenti statali di 120.000 unità in cinque anni.

Manifestazioni a Parigi

Ecco qualche voce dal corteo:

“Vogliamo difendere il servizio pubblico perché le condizioni di lavoro dei dipendenti dello stato francese sono molto dure e dobbiamo cambiarle”. (in italiano)

“Siamo qui per dire che siamo in disaccordo totale con la politica del governo e per il modo in cui è condotta. Le riforme sono aperte su tutti i fronti e non ci sentiamo ascoltati.” (Alice 28 anni)

“Siamo tutti coinvolti personalmente in modo diverso da queste riforme che si susseguono e penso che abbiamo tutti voglia di mostrare a questo governo che c’è n’opposizione in strada e che non potrà fare tutto quello che vuole. Per ora direi che va bene, siamo allegri, fa freddo ma ci riscaldiamo ed è solo l’inizio. Non vedo l’ora di arrivare in piazza della Bastiglia e vedere tutti insieme. E poi c’è un bel mix di gente. Noi siamo giovani, direi classe media, ma ci sono anche delle persone più anziane, della gente delle classi popolari, siamo tanti e fa piacere perché non abbiamo l’occasione di incontrarci spesso.” (Arnaud 40 anni)

Insomma, questo 22 marzo, una data che richiama l’inizio del movimento del maggio 68 in Francia, puo’ considerarsi l’inaugurazione riuscita di quello che si annuncia come un lungo ed intenso periodo di scioperi e movimenti sociali in tutto il paese.

Manifestazioni a Parigi

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Stringono i tempi nella procedura di vendita dello stadio Meazza. Nel giro di pochi giorni è prevista la delibera di Giunta e il voto in Consiglio comunale per autizzarla. In una procedura che sembra quasi gia scritta, nelle ultime ore appare qualche fatto nuovo: un'assemblea molto partecipata a Milano, una proposta per prendere più tempo, il ritorno alla carica di chi chiede un referendum per decidere. In zona Cesarini potrebbero decideresi i tempi supplementari? Ospiti: Roberto Maggioni, redazione locale di RP; Franco D'Alfonso, Centro Caldara di Milano, estensore della proposta; Gabriele Mariani, Comitato Referendum per San Siro; Bruno Ceccarelli, Pd Milano, Commissione urbanistica; Lia Quartapelle, parlamentare Pd. In studio Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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