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Prepararsi al 25 aprile “roveto ardente”

marco garzonio - l'ambrosiano

Il 25 aprile sono 80 anni dalla Liberazione. Sarebbe segno di fragilità psichica (singola e di gruppo) e di idealità smarrite stare al gioco perverso di risposte simmetriche a provocazioni, che van lasciate a stigma di chi le fa anche se ha cariche istituzionali o di governo. Per immunizzarsi da virus contro-resistenziali e anticostituzionali v’è da prepararsi per tempo, attivare pensiero, dialogo, immaginazione. Si muovan subito Sindaco, Giunta, partiti di maggioranza mettendoci faccia, cuore, senso civico (Milano è medaglia d’oro della Resistenza). Tre i fronti: raccontare ai giovani la storia comune; risvegliare la memoria di chi c’era nel dopoguerra e negli anni di terrorismo rosso e stragi nere ma non ha visto o s’è girato dall’altra parte; stabilire nessi tra ciò che non va e cosa si può fare invece per cambiare con risultati di bene comune applicando valori da cui son nate Repubblica e democrazia. A Milano c’è un modo per rispondere alla campagna della destra che punta sulla “città insicura” barando sui timori della gente (i costi delle disuguaglianze, altro che migranti!) per conquistare Palazzo Marino e legittimare scelte di tipo autoritario nel Paese. Risposta ai megafoni di Meloni è un piano politico credibile: soluzioni concrete non solo lamentele su sanità pubblica in smantellamento, scuola negletta, nuovi poveri in aumento, niente case, salari da fame, giovani senza prospettive. Un esempio: facciano autocritica e rimedino gli enti pubblici soprattutto del settore cultura che hanno utilizzato gli oltre 500 dipendenti di una cooperativa pagati tra i 4 e i 6 euro lordi l’ora. Arturo Carlo Jemolo, storico cattolico liberale non un “rosso” negli anni 60 per dire come può vivere lo spirito della Resistenza ricorreva all’immagine biblica: il “roveto ardente” arde senza consumarsi. Perché abbia senso celebrare il 25 aprile con un Governo che lo contraddice ci vogliono memoria, risposte ai bisogni urgenti, riformismo, politici che dan l’esempio di praticare giustizia sociale e civismo, libertà democratiche. Di “Creare legami, guarire la democrazia” parlerà Comunità Democratica sabato 18 a Palazzo Lombardia. È un punto di partenza, esempio da moltiplicare.

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    Marco Garzonio
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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