
C’è una dichiarazione attribuita ad ambienti del M5S di oggi che suona così: “Salvini la smetta di attaccarci, noi vogliamo lavorare”. Nel mirino del capo della Lega ci sono tre ministri grillini: Costa, ambiente. Toninelli, infrastrutture e trasporti. Trenta, difesa.
I primi due perché i loro ministeri sono importanti rispetto al programma che Salvini vuole attuare: dallo sblocca cantieri, alla Tav Torino Lione, agli appalti. La titolare della difesa per il ruolo delle forze armate nella gestione dei soccorsi ai migranti.
Salvini vorrebbe per sé questi ministeri. Magari non con un rimpasto, facendo sedere su quelle poltrone persone del suo partito. Ma con un’azione tale da assicurargli un controllo politico di fatto.
Può farlo? Sì. Salvini è così forte che ormai detta la linea anche in casa 5 Stelle. Liquida Di Battista con una battuta: “Lo invidio, ha una qualità della vita migliore della mia”.
Salvini sostiene Di Maio perché parlando da presidente del Consiglio e ribadendo che lui vuole solo “applicare il programma” non si riferisce ormai più al famoso ‘contratto’ firmato l’anno scorso. Si riferisce a quello “de facto” costruito assieme al leader grillino Luigi Di Maio. E che contiene la Tav, le misure sotto la voce ‘sicurezza’, la gestione in quel modo dell’immigrazione, gli appalti.
Altro che crisi leghista per le dimissioni di Rixi e prima ancora di Siri. Le parole grilline “la smetta di attaccarci noi vogliamo lavorare” sono la più clamorosa dichiarazione di impotenza e di sudditanza nei suoi confronti.
Quindi, nessun voto anticipato a settembre. Anzi. La notizia che è circolata ieri, quella dell’ipotesi di elezioni dopo l’estate, è stata una sorta di stress test della tenuta della maggioranza. Ha avuto ispiratori al Quirinale. È prioritaria la tenuta del Paese dal punto di vista finanziario. La lettera di Bruxelles non può essere presa con leggerezza, e si deve fare la manovra economica. Da questo punto di vista, il ministro dell’economia Tria è uno degli uomini di garanzia del Presidente della Repubblica nel Governo. Per questo Mattarella non vuole scossoni e può stare tranquillo per come si sono sviluppate le cose nelle ore della condanna di Rixi. Stress test superato.