
Sigfrido Ranucci ha una scorta 24 ore su 24 da cinque anni per le minacce di morte del narcotraffico ed è sotto protezione della polizia costantemente dal 2004, ma ciò non ha impedito l’attentato di ieri sera arrivato un anno dopo il ritrovamento di bossoli di P38 sempre davanti a casa. Prima c’erano stati pacchi con polvere da sparo e lettere minatorie, arrivate in redazione a Report e anche a casa. Le intimidazioni si sommano ai pedinamenti denunciati pubblicamente da Ranucci all’europarlamento nel marzo scorso. Almeno 3 volte la sua scorta avrebbe identificato persone che lo seguivano e filmavano. E poi – ha denunciato il conduttore – ci sarebbero i servizio segreti direttamente interessati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fazzolari che ha risposto con sprezzo e querelando Ranucci; uno sport dei politici di destra visto che sono 178 le querele arrivate al giornalista e a Report, dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che definì Ranucci un “calunniatore schifoso” e i suoi giornalisti “lavoratori sporchi” e sporse querela, perdendola, per i servizi su affari, nomine e guai giudiziari della sua famiglia. Fratelli d’Italia ha querelato Report per l’inchiesta sui rapporti di diversi suoi politici con la ‘ndrangheta, ma lo hanno fatto anche i ministri Giorgetti, Urso, Santanchè. C’è anche Maurizio Gasparri che ha un’ossessione per Ranucci tanto da irriderlo così in una audizione della commissione Vigilanza Rai. Dopo 27 anni in Rai Ranucci ha avuto quest’estate un richiamo per le interviste rilasciate ad altre emittenti e le presentazioni dei suoi libri, una censura intimidatoria. Il clima è questo.