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Finora, vince Berlusconi. Pd sempre diviso

Il Senato della Repubblica Italiana

Il vincitore della giornata di ieri è Berlusconi.

La sua strategia ha funzionato. Imponendosi come l’uomo con cui trattare per il centrodestra ha fatto saltare l’asse tra 5 Stelle e Salvini che si andava consolidando. Questo azzera i giochi per le presidenze di Camera e Senato ma soprattutto, in prospettiva, complica la partita per il Governo.

Ora l’ipotesi di un Governo del Presidente, di un Governo di tutti, è più probabile. A meno che Salvini non si assuma la responsabilità di una rottura definitiva con il resto del centrodestra.

L’altra sponda del gioco è il Pd è il partito democratico ha voglia di tornare a giocare.

Solo che è diviso al suo interno, come da schema del 4 marzo. Stamattina ci sarà una oggi la nuova riunione di tutti i parlamentari dopo il nulla di fatto della riunione di ieri sera, cui Renzi non ha partecipato.

Non ha ascoltato il reggente Martina chiedere a centrodestra e 5 stelle di discutere attorno a profili di garanzia.

Renzi vorrebbe che il partito non ostacolasse l’elezione di Romani al Senato, sperando di favorire la trama di Berlusconi che mette in un angolo 5 stelle e Salvini.

Gli altri, vorrebbero che si approfittasse della situazione per aprire davvero il dialogo coi 5 stelle.

“Siamo tornati di fatto a un sistema proporzionale dove le presidenze di Camera e Senato erano appannaggio delle opposizioni, come figure di garanzia” dice un autorevole esponente della sinistra interna prima dell’assemblea. Dopo l’assemblea, un renziano gli risponde indirettamente: “non se ne parla”.

Per i renziani oltranzisti il solo rapporto possibile è con il centrodestra e il Senato da oggi sarà il vero fortino dell’ex segretario che snobba le assemblee plenarie. Le minoranze sognano ancora aperture verso il rapporto M5S.

Dalla situazione di stallo generata dalla guerra di posizione tra Berlusconi e Salvini, in teoria il Pd potrebbe rilanciarsi. Ma se le cose resteranno così questo potrebbe essere il passaggio finale, quello dove le due componenti, i renziani e tutti gli altri, assumono posizioni inconciliabili.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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