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Parla l’avvocata del ragazzo picchiato dai carabinieri a Modena

carabinieri modena

Un video in cui due carabinieri fermano un uomo e lo riempiono di pugni. La scena è stata ripresa a Modena. La vittima è un 23enne della Guinea, Idrissa Diallo. “Cose così le avevo viste solo nei filmati americani – ha commentato l’avvocata Barbara Bettelli, che difende il ragazzo. Lui è regolare in Italia e con un lavoro come aiuto-cuoco in un ristorante della provincia di Modena. Secondo la versione dell’Arma, si sarebbe opposto a un controllo, aggredendo i due militari. La sua versione dei fatti è diversa. Il ragazzo adesso è in ospedale per accertamenti data la quantità di colpi soprattutto alla testa che ha ricevuto.

Ai nostri microfoni l’avvocata Barbara Bettelli.

Quello che mi è stato detto è che in sostanza dovevano controllarlo, foto segnalarlo e lui ha dato in escandescenza, io poi ho potuto parlare con lui e lui mi ha detto che era seduto sulla panchina ad aspettare l’autobus davanti al teatro Storchi, che è effettivamente una fermata dell’autobus. Era seduto, doveva andare al lavoro perché lui lavora presso un ristorante della provincia e prende l’autobus perché non ha la patente, si è avvicinata a questa pattuglia e gli hanno chiesto i documenti. Lui non li aveva con sé, penso li avesse dimenticati, ha detto che avrebbe chiamato un suo amico per farsi riportare e poi è successo quello che che vedete nel video. Lui non ha capito evidentemente che sarebbe stato portato in caserma per essere foto segnalato perché, e questo me l’ha detto lui, non gli è stato detto.

Lui quindi in macchina non ci voleva salire perché è un ragazzino che pesa 40 kg, sarà alto 1,50. È arrivato qua sette anni fa col barcone in Sicilia dalla Guinea da solo, era minorenne all’epoca, e in qualche modo è arrivato a Modena, non abbiamo avuto un gran tempo per parlare di queste cose per ora. Una volta arrivato a Modena, e questo glielo posso dire perché ho parlato questa mattina con il suo datore di lavoro, è stato preso sotto le ali di questa persona, Mario, di un ristorante di San Damaso. Ha iniziato a lavorare come lavapiatti e adesso è aiuto chef e ha detto che è un ragazzo bravissimo, uno dei suoi collaboratori migliori, e che addirittura si è dichiarato disponibile ad aiutarmi qualora io avessi poi bisogno per il processo e quindi venire a testimoniare il suo favore. Quello che è successo è stato a mio parere abbastanza grave perché non è stata fatta un’opera di contenimento di una persona che stava dando in escandescenza perché si stava opponendo ad un arresto. Innanzitutto un arresto non doveva essere fatto perché questa persona non aveva commesso nessun reato, non era in procinto di commettere nessun reato e non c’erano a mio parere neanche elementi di sospetto, perché dire che aveva un atteggiamento sospetto perché si guardava intorno e sembrava che stesse aspettando qualcuno, adesso vorrei vedere se io seduta su una panchina che sto aspettando qualcuno vengo controllata e identificata dai Carabinieri. Soprattutto un ragazzino alto 1,50 che pesa 30 kg e sembra un ragazzino di 12 anni.

Destava sospetti un po’ per la sua immagine, per la sua colore della pelle.

Si, io penso per il colore, poi so perfettamente che i carabinieri hanno il potere di identificare chiunque. Loro gli hanno chiesto i documenti, lui non li aveva, li aveva lasciati a casa e nel momento in cui ha detto che avrebbe chiamato il suo amico per farseli portare, quello che mi ha detto lui è che l’hanno preso in due per caricarlo in macchina. Lui ha evidentemente avuto paura di essere arrestato o chissà che cosa, perché insomma dobbiamo pensare che è un ragazzo che tra l’altro è semi analfabeta, non gli hanno detto il motivo, o almeno lui non ha capito il motivo che era per un foto segnalamento e soprattutto lui voleva andare a lavorare, quindi ha cercato semplicemente di non salire in macchina, non si è opposto, a parere mio, a un atto dell’ufficio.

I pugni comunque li abbiamo visti chiaramente nel video.

I pugni si vedono chiaramente, infatti mi chiedo come mai una pattuglia che ritiene di non essere in grado di contenere una persona non chiami rinforzi e decida invece di agire in questa maniera. Adesso il mio cliente tra l’altro è in ospedale, non sarà probabilmente ricoverato, gli stanno gli stanno facendo comunque delle degli esami perché la maggior parte dei pugni come si vede dal video li ha presi alla testa, tant’è che lui non ha nessun segno sul viso.

Quindi pugni in testa.

Si, sono tanti pugni in testa e a una gamba e mi sembra anche al corpo però lì francamente non so, sto aspettando il referto. Lui è ancora là, probabilmente non sarà spero nulla di grave dal punto di vista della prognosi però sicuramente l’attività di contenimento è andata oltre.

Le era mai capitato nella sua carriera di avvocata una cosa del genere?

Mai ho avuto modo di verificarlo: in 28 anni di carriera mi è successo spesso in arresti di questo tipo che i miei clienti dicessero “mi hanno picchiato i carabinieri”, però non c’è mai stato il video. Con questo non voglio assolutamente dire che i carabinieri picchiano le persone, anzi, ho un grandissimo rispetto per i carabinieri.

Però in questo caso le immagini sono evidenti.

In questo caso purtroppo io stessa ero come tutte le altre volte propensa a pensare che, come tutti quelli che vengono arrestati dicono “mi ha dato un pugno”, stavolta invece ho dovuto rendermi conto che quello che diceva e che ha detto in udienza, perché l’ha detto al giudice, era vero, era successo veramente e mi è molto dispiaciuto.

Sporgerà querela?

Non lo so, devo ancora parlargli di persona, io gli spiegherò tutto quello che è successo, quello che possiamo fare, gli darò massima libertà da questo punto di vista perché a me è sembrato un bravissimo ragazzo che non ha intenzione bellicose nei confronti di nessuno, quindi seguirò la sua volontà. Fosse per me il consiglio che gli darò è comunque di mettersi in contatto con l’arma per una pacificazione, per delle scuse che io credo che in questi casi possano essere una buona cosa. Poi è chiaro che se ci saranno danni fisici si chiederà un risarcimento, però lascio la libertà al mio cliente di farla a prescindere dal fatto che io sono ancora un difensore d’ufficio, non ho proprio avuto il tempo materiale di avere una nomina fiduciaria.

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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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