
Quella domenica 19 gennaio, il Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi ha saputo solo poche ore dopo dell’arresto a Torino del generale libico Almasri. Lo dicono le carte del Tribunale dei Ministri. E, se lo sapeva lei, è molto difficile pensare che non lo sapesse anche il ministro Carlo Nordio. Diventa quindi sempre meno credibile la versione che lui stesso ha fornito davanti al Parlamento. Il Guardasigilli aveva detto di essere venuto a conoscenza dell’arresto in via formale, solo il giorno dopo, lunedì 20 gennaio. Le rivelazioni di oggi hanno un risvolto giudiziario e uno politico. Nella loro indagine, i giudici del tribunale dei ministri stanno andando a fondo per ricostruire la vicenda e stabilire le responsabilità dei coinvolti. Gli indagati sono Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano e Matteo Piantedosi – favoreggiamento e peculato – e Carlo Nordio – oltre a queste due ipotesi direato anche omissione di atti d’ufficio. Dopo oggi, la posizione di Nordio sembra quindi aggravarsi. Ma appare chiaro che non sia stata solo sua la scelta di rimandare il generale libico a Tripoli invece che spedirlo all’Aja, alla Corte Penale Internazionale, che ne aveva chiesto l’arresto, Tra una settimana i giudici del tribunale dei ministri comunicheranno le loro conclusioni alla Procura di Roma. Che deciderà cosa fare. Se archiviare tutte le posizioni o procedere con una o più richiesta di autorizzazione a procedere. Che, in questo caso, la Camera andrà a respingere, visto i numeri a disposizione della maggioranza di destra. Ma oltre all’aspetto giudiziario c’è quello politico. Ed è su questo che battono le opposizioni. Con una nota congiunta, hanno chiesto le dimissioni del Guardasigilli aver mentito al Parlamento. Vogliono che comunque vada alle Camere a riferire, ma il Ministro Ciriani ha detto che ci vortrà del tempo per farlo. Silenzio, per ora, da parte di Carlo Nordio. E silenzio da parte di Giorgia Meloni.