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‘Ndrangheta, arrestato Giuseppe Pelle

È finita in queste ore la latitanza di Giuseppe Pelle, 58enne ritenuto dagli inquirenti una figura di spicco della ‘ndrangheta, se non addirittura l’attuale capo dell’intera organizzazione criminale. Latitante dal 2016, Pelle si nascondeva in un’abitazione in una zona impervia nel comune di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria e a poche decine di chilometri da San Luca, storica sede della cosca dei Pelle-Vottari.

Un arresto importante nella lotta alla criminalità organizzata in Italia di cui ci ha parlato oggi il Procuratore di Reggio Calabria, Gaetano Paci:

L’importanza di questo arresto la possiamo spiegare attraverso le parole utilizzate dalla Corte di Cassazione che ha condannato definitivamente Pelle, nella quale si dice che Pelle ricopre un ruolo che corrisponde al livello strategico e decisionale di tutta la ‘ndrangheta unitaria e non di una sua singola articolare territoriale. Mi pare che migliore definizione non ci possa essere.

Possiamo definirlo a tutti gli effetti uno dei capi della ‘ndrangheta?

Ripeto, ho voluto evitare l’enfasi che talvolta si cerca di fare a questo tipo di definizione proprio utilizzando le parole del massimo organo giurisdizionale che dà l’idea di cosa è la ‘ndrangheta e soprattutto di quale ruolo avesse assunto Antonio Pelle.

È stato difficile arrivare al suo arresto?

Le operazioni finalizzate alla sua cattura duravano da circa due anni. Questo tempo si è reso necessario per via del favore naturale di cui i latitanti godono in zone particolarmente impervie del territorio calabrese. Infatti lui è stato preso dopo una serie di attività che via via hanno ristretto l’obiettivo fino al nucleo essenziale dei suoi fiancheggiatori in una zona diversa da quella di elezione, perchè lui proviene dal territorio di San Luca ed è stato preso più a sud, in una zona estremamente disagiata del territorio del comune di Condofuri

Quindi godeva ancora di molte protezioni sul territorio?

Non c’è dubbio. Non c’è dubbio.

Il suo ruolo decisionale lo svolgeva anche in questa fase da latitante?

È chiaro. Noi abbiamo gli elementi per sostenere che fosse un boss in piena attività. Non era certo ormai sospesa o in qualche modo inattiva la sua posizione, era pienamente operante e questo dimostra quello che sempre si sostiene a proposito dei latitanti, ossia che la loro presenza sul territorio costituisce una modalità della manifestazione del loro potere di intimidazione e soprattutto per il territorio finisce per essere una forma di intimidazione particolarmente odiosa.

Che contraccolpi sperate che possa avere questo arresto sull’organizzazione criminale?

Certamente in questo modo la famiglia Pelle, il gruppo Pelle, è stato completamente disarticolato. Quanto questo poi si riverberi sul potere decisionale della ‘ndrangheta lo capiremo approfondendo le indagini. Di certo c’è che noi presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria non ci fermiamo e non ci siamo mai fermati tutte le volte che c’è stato l’arresto di un boss di primo piano e abbiamo sempre approfondito le attività di indagine in tutte le direzioni, non solo in quelle militari ma anche in quelle economiche e quelle che riguardano le connessioni di livello politico, istituzionale e così via.

procura reggio calabria

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

    Pubblica - 03-12-2025

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    Politici, industriali e finanzieri sono concordi nel sostenere la strada del riarmo e della militarizzazione europea: per i finanzieri si tratta di far fruttare i propri fondi rapidamente e in maniera sicura, per gli industriali idem, con fortissime iniezioni di denaro pubblico, non a caso anche quest’anno hanno fatto il record di vendite come registra il Sipri di Stoccolma il più autorevole istituto di ricerca sulla spesa militare nel mondo. Il problema, spiega Francesco Vignarca, portavoce della Rete Pace Disarmo, ricercatore e analista (tra i curatori del libro Europa a mano armata curato con Sbilanciamoci) è che così vince il discorso di guerra. Banalizzante, propagandistico e pericoloso perché sequestra la democrazia: “Il complesso militare industriale ha un pensiero medio lungo strategico. Stanno già intervenendo per togliere le leggi sulla limitazione alla vendita di armi, perché sanno che dovranno vendere questa sovraproduzione da qualche parte, così come fanno entrare capitali esteri nella nostra industria, come i sauditi in Leonardo, perché non siamo noi gli acquirenti di queste armi”. Ascolta l'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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    A come Asia di mercoledì 03/12/2025

    A cura di Diana Santini

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 03-12-2025

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    MILANESI BRAVA GENTE SPECIAL - MATTEO LIUZZI E TOMMASO BERTELLI

    MILANESI BRAVA GENTE SPECIAL - MATTEO LIUZZI E TOMMASO BERTELLI - presentato da Francesco Tragni

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    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    L’inquietudine della provincia nel film “Ferine”, in concorso al Noir in Festival

    Trattandosi di un film horror si può raccontare poco. Ferine di Andrea Corsini si sviluppa intorno ad Irene, una donna che desidera una figlia ma nello stesso tempo è costretta a difendersi da chi la ostacola. In seguito a un incidente, la donna va in cerca di sangue per sopravvivere. Il tutto si svolge in un paesaggio vuoto e deprimente: “Cercavo una provincia in cui si respirasse solitudine e isolamento, come la villa di architettura brutalista e il centro commerciale esternamente vuoto. Il cemento da una parte e dall’altra le zone boschive, in cui si scatena l’aspetto selvaggio della storia”. Spiega Corsini, che nel film ha ricreato delle atmosfere che ogni tanto ricordano David Lynch, accompagnate dalla musica di Pino Donaggio: “È sempre stato il mio sogno, ma non avrei mai pensato di riuscirci. Non ho dovuto dirgli quasi niente per arrivare a questo risultato”. Un film prevalentemente femminile, con attrici internazionali che recitano in inglese e in cui gli uomini hanno soltanto parti in secondo piano. L'intervista di Barbara Sorrentini ad Andrea Corsini.

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    Presto Presto - Interviste e Analisi di mercoledì 03/12/2025

    Paolo Bergamaschi, già Consigliere Politico Commissione Esteri Parlamento Europeo, analizza lo scontro Europa-Russia, tra minacce e timidi segnali di dialogo. Francesco Vignarca, ricercatore e analista della Rete Pace e Disarmo, racconta l'impatto del piano di riarmo sulla politica dell'Unione, trainato dall'industria e soprattutto dalla finanza. Le mobilitazioni dei lavoratori dell'Ilva non si fermeranno finché i patti non saranno rispettati, perché nessuno comprerà gli stabilimenti se non ci saranno prima degli interventi, come ci spiega Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom-Cgil. Giulia Riva giornalista e nostra collaboratrice racconta la giornata internazionale delle persone con disabilità a partire dai dati sul lavoro dove le donne con disabilità sono ancora più penalizzate degli uomini (mentre in Lombardia le aziende preferiscono pagare 82 milioni di multe che assumere persone dalle categorie protette) e poi da atleta paralimpica lancia una sfida alla città di Milano che il lascito delle Olimpiadi invernali in partenza a febbraio sia almeno concretamente utile.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 03-12-2025

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