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Gli invisibili. Il dramma dei bambini soli

L’unica cosa che ho portato da casa mia in Costa d’Avorio è questa foto di mia madre, ho pensato che avrei fatto il viaggio in tutta sicurezza, perché mia madre mi avrebbe protetto. Anche se lei è morta mi ha dato la forza”.

Nasre ha 17 anni, le sue parole ci arrivano da Lampedusa. Spesso stringe in mano la foto della mamma, una foto ormai usurata, sgualcita, con molte pieghe. “Ho lasciato casa perché non avevo più nessuno. A 15 anni stavo già lavorando tante ore ogni giorno per sfamarmi”. Nasre sognava di andare in Italia perché lì pensava che sarebbe stato al sicuro. Ha iniziato a risparmiare per il viaggio che l’ha portato a Lampedusa.

La sua è una delle tante storie degli invisibili, i più indifesi, giovani migranti non accompagnati. Minori soli. Sono quasi 90mila nel 2015 che sono arrivati in Europa, secondo stime di Eurostat. Un numero quattro volte superiore di quelli registrati dall’agenzia europea di statistica nel 2014. Quasi il 15 per cento di questi minori ha un’età inferiore a 14 anni. Molti di loro hanno rischiato la vita sulle carrette del mare.

invisibili carrette del mare

Sono molti e diversi i motivi per cui questi minori soli, senza la presenza di familiari, lasciano il loro Paese. Giovanna Di Benedetto è la portavoce di Save The Children-Italia.

Perché questi minori scappano?

“Le cause sono diverse. Per esempio i minori del Gambia, con cui abbiamo parlato in queste ore, ci raccontavano che non potevano più subire il regime dittatoriale, c’è una forte repressione, compresa quella verso gli omosessuali. Altri perché non hanno più famiglia, altri ancora scappano dalla famiglia con degli amici alla ricerca di un futuro. Ci sono poi quelli che sono spinti a andare via dalle stesse famiglie che non possono mantenerli viste le condizioni di povertà, oppure per evitare che diventino vittime delle guerre, dei conflitti, o che diventino bambini-soldato”.

Da quali Paesi arrivano?

“Quest’anno il numero più consistenti di minori arriva dal Gambia. Più in generale la maggioranza proviene dall’ area sub-sahariana, anche d Guinea, Mali, Costa D’Avorio, Nigeria e Somalia. E ora stanno riprendendo gli arrivi dall’Eritrea, seppure in misura minore dell’anno scorso”.

E sono storie dure, spesso violente quelle che questi minori hanno vissuto. Bukola ha 17 anni, ha lasciato al Nigeria quando ne aveva 15. Come quella di Nasre è una testimonianza raccolta da Save The Children. “Quando quando ero più giovane – racconta Bukola – mia madre mi mandò a fare la domestica in una famiglia. Purtroppo il proprietario della casa mi metteva le mani addosso, tentava di dormire con me. Io non ce la facevo più”.

Bukola è fuggita dalla Nigeria e ora spera di andare a scuola e di imparare a leggere e scrivere. Anche per lei un viaggio della speranza. Anche Ahmad, egiziano, a 10 anni ha affrontato il mare. “Dodici giorni in mare e con solo qualche panino che ho fatto durare più a lungo possibile – racconta – arrivando a non mangiare per quattro giorni interi. Abbiamo cambiato cinque barche differenti perché i trafficanti sanno che possono essere catturati e che la barca può essere confiscata dalle autorità italiane”.

invisibili minori allo sbarco

 

Ma per molti minori il sogno di una nuova vita si infrange sullo sfruttamento. Allontanandosi dai centri di accoglienza, spesso per ricongiungersi ai loro familiari nel centro e nord Europa, rischiano di finire nelle mani della criminalità che li costringe a lavorare nei campi, alla prostituzione, allo spaccio di droghe, o al matrimonio forzato, oppure all’accattonaggio. E non solo: il rischio è di finire nel mercato degli organi. “Il traffico dei migranti (dall’organizzazione delle partenze, ai viaggi, allo sfruttamento dei minori, ndr) frutta alla criminalità tra sino a 6 miliardi all’anno”, ha detto il 4 maggio il direttore di Europol, Rob Wainwright, al Comitato Schengen.

Ragazza ai confini con la Macedonia
Ragazza ai confini con la Macedonia

Molti minori che fuggono da guerre e fame arrivano in Europa e poi spariscono. Era stata sempre Europol, la polizia europea, a lanciare l’allarme nel gennaio 2016 : “Sono 10mila i bambini rifugiati non accompagnati dai genitori, di cui si sono perse le tracce”. Europol non esclude che molti di questi minori potrebbero essere caduti in mano di persone senza scrupoli , delle criminalità.”Non tutti sono sfruttati dai criminali, alcuni potrebbero essersi riuniti ai familiari, semplicemente non sappiamo dove sono”, aveva riferito il funzionario della polizia europea Brian Donald. Secondo Europol solo in Italia sarebbero scomparsi 5mila bambini e altri mille in Svezia.

Prima le persone , poi i confini”, sostiene Save The Children davanti a questo dramma dove i bambini, i minori soli, sono i più esposti e vulnerabili. Parliamo ancora con Giovanna Di Benedetto.

“Muri e filo spinato non serviranno a fermare donne, uomini, bambini che fuggono da guerre e fame – dice la portavoce di Save The Children -. Noi chiediamo che l’Europa crei canali umanitari legali, sicuri, in particolare per i minori”.

Save The Children incalza anche il Governo italiano.

“In Italia – aggiunge Di Benedetto- manca una legge, che noi chiediamo da tempo, per la tutela dei non accompagnati. Per questo è stato presentato anche un disegno di legge per realizzare un sistema nazionale di accoglienza e protezione. Qualcosa è stato fatto ma non basta, i posti per i minori sono ancora troppo pochi, il sistema è inadeguato. E poi bisogna diffondere di più l’affido familiare”.

Ascolta l’intervista a Giovanna Di Benedetto

Giovanna Di Benedetto

Ogni muro che si alza, ogni campo detentivo in cui i migranti vengono condotti, è come far morire di nuovo quelle persone che attraverso il mare pensavano di trovare la speranza di una vita migliore ma hanno trovato la morte. Ed è un insulto soprattutto alle centinaia di piccole vite strappate via, che dovrebbero invece gravare sulle nostre coscienze e ricordarci che con ognuna di esse, è andato via un pezzo di futuro”.

Queste le parole di Save The Children , pronunciate il 18 aprile scorso, nel giorno del primo anniversario del naufragio nel canale di Sicilia, nel quale persero la vita tra le 600 e le 800 persone. Ma l’Europa resta sorda a questa richiesta di umanità, di accoglienza di fronte a migrazioni, per fame e guerre, oggi inarrestabili. Una vergogna.

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    “Potevano entrare tutti quelli che non facevano entrare negli altri locali” racconta la cantante e musicista Patrizia Di Malta ricordando il celebre Plastic. Nel locale “ci si sentiva quasi in una piccola New York”: era un catalizzatore di musica, mode e culture alternative internazionali, nonchè punto di riferimento della comunità queer. “Anche solo fare la fila fuori era parte dell’esperienza” continua Piergiorgio Pardo, “c’era una selezione all’ingresso, pensata per far stare bene persone eccentriche che lì non si sentivano giudicate”. Ascolta l’intervista di Elisa Graci e Dario Grande.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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