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“Mi hanno fatto fuori per le Regionali”

“Sono stato fatto fuori”. Non ha dubbi, né remore, l’ormai ex sindaco di Licata Angelo Cambiano. Il Consiglio comunale ha votato una mozione di sfiducia che lo ha messo alla porta dopo due anni vissuti pericolosamente, facendo della lotta all’abusivismo edilizio la priorità del suo mandato. Adesso tornerà a fare l’insegnante, con rimpianto, nonostante la vita sotto scorta che i suoi provvedimenti avevano provocato. Minacce e atti intimidatori, fino all’incendio doloso della casa di suo padre. E poi insulti, proteste, contestazioni, più o meno “pilotate”.

Lui, 36 anni, sposato, un bambino di nove mesi, aveva giurato di non piegarsi, di andare avanti. Ma adesso – salva la possibilità di un ricorso –  il sindaco non lo può più fare. Lo hanno sfiduciato a poche settimane dalle elezioni regionali, guarda caso. Perché i voti, anche quelli degli abusivi e di chi li protegge, fanno gola.

“Io non ho mai avuto maggioranze politiche perché grazie alla legge elettorale che prevede l’apparentamento ero stato eletto con 9 consiglieri comunali su 30. Ci sono stati tre consiglieri comunali che mi hanno voltato le spalle, che sono andati alla ricerca del consenso piuttosto che dell’azione giusta da sostenere. Purtroppo in Sicilia ci apprestiamo a vivere un’altra campagna elettorale, il 5 novembre si vota per le regionali, e io sono ormai considerato dalla politica un appestato, un soggetto senza consenso politico perché ha demolito le seconde case (ci tengo a precisare perché non ho lasciato nessuno senza un tetto). Seconde case costruite a 150 metri dalla battigia, quando c’è un vincolo di inedificabilità assoluto. E questo per rispettare un ordine della Procura di Agrigento. Purtroppo la politica ha speculato su questo argomento e adesso potrà strizzare l’occhio agli abusivi dicendo: vi abbiamo mandato a casa il sindaco che vi ha demolito gli immobili. E magari ha promesso condoni e sanatorie in cambio dei voti per le regionali. Da trent’anni si continua a fare così e non si capisce che lo sviluppo di un territorio passa per il rispetto delle regole”.

Lei in consiglio comunale ha chiesto ai consiglieri se qualcuno di loro avesse interessi legati agli edifici da abbattere. Qualcuno ha risposto?

No. E’ stata presentata una mozione di sfiducia con motivazioni inesistenti che ho smontato punto per punto. E non hanno saputo replicare quando ho chiesto se ci fossero consiglieri comunali coinvolti in vicende di abusivismo edilizio. Nessuno ha preso parola e ci sono consiglieri comunali che hanno votato la mozione di sfiducia che invece hanno ordini di demolizione di edifici costruiti in zone inedificabili.

Perché si è impuntato sull’abbattimento delle case abusive, non c’erano cose più urgenti da fare?

Io non mi sono impuntato, ripeto, io ho eseguito un ordine della Procura. Viviamo in una città che viene da due commissariamenti e abbiamo fatto tantissime cose in due anni: abbiamo riaperto i due asili nido comunali che erano chiusi da sette anni, è stato riaperto il museo chiuso da 8 anni, riqualificata parte del centro storico e la gente ha iniziato a percepire il cambiamento. Tanti cittadini mi continuano a chiamare per dirmi: sindaco fai ricorso! Perché 21 consiglieri comunali non possono decidere per la popolazione, perché Licata non è una città naturalmente di delinquenti, è una città di gente per bene onesta e laboriosa che iniziava a sentire il cambiamento. Purtroppo la politica che strizza l’occhio agli abusivi e che è alla ricerca del consenso ha preferito farmi fuori.

Lei farà ricorso?

Ancora non ho metabolizzato quello che è successo. Non mi sarei aspettato che dopo le vigliaccate di qualche criminale delinquente, con due immobili incendiati alla mia famiglia, minacce di morte, proiettili, costretto a vivere sotto scorta, be’ non mi sarei aspettato questa vigliaccata da parte della politica. E non ci credo che la politica non sapeva nulla; non ci credo che l’allora ministro degli interni (Alfano ndr) che è venuto a Licata a dire bisogna sostenere questo sindaco, non sapeva che i suoi consiglieri comunali di Alternativa Popolare stavano per votare la mozione di sfiducia. Sono veramente deluso amareggiato dall’atteggiamento ipocrita della politica. La gente perbene si allontana dalla politica proprio perché non riesce a comprenderne la logica e le dinamiche. La politica dovrebbe essere guidata dal buonsenso e credo che questo sia mancato un po’ a tutti.

Alfano sembra essere l’ago della bilancia di una serie di trattative in corso per le prossime elezioni regionali…

Io capisco che in questo momento per Alfano le priorità siano altre. Io non mi sono candidato con lui e nemmeno sostenuto da lui. I suoi consiglieri e la sua lista sostenevano un altro candidato sindaco ed era all’opposizione in consiglio comunale. Ho apprezzato invece l’atteggiamento responsabile di due consiglieri comunali del Pd che nonostante fossero all’opposizione non hanno votato la mozione di sfiducia. Il ministro Alfano, nonostante ci avesse messo la faccia quando era venuto a Licata, ha dei consiglieri comunali che non sono stati coerenti con quello che Alfano aveva detto allora, che il sindaco stava facendo la cosa giusta. Sono le logiche del consenso: vi abbiamo dato la testa del sindaco che vi ha demolito le case quindi dateci i voti così vediamo di salvarvi le case, ridarvi i terreni o farvi riedificare. Ecco io non so come imbroglieranno di nuovo i cittadini che per trent’anni sono stati presi in giro.

Da sempre si parla di abusivismo di necessità, ne ha parlato anche Cancelleri, il candidato alle regionali del 5 stelle…

A Licata sono state demolite solo seconde case in fascia di inedificabilità assoluta. L’abusivismo edilizio non si affronta a colpi di slogan o di frasi fatte: se Cancelleri parla di abusivismo di necessità, significa che non conosce a fondo il problema. Perché è vero che c’è un abusivismo di necessità, che in Sicilia ci sono centinaia di migliaia di pratiche di sanatorie edilizie non evase. Ma non si può affrontare un tema così complesso con slogan e facendo intendere a chi ha quel problema che una soluzione c’è. Probabilmente la demolizione dopo trent’anni non è la soluzione all’abusivismo, ma ricordo che tre diversi condoni in questi anni, non hanno mai inserito la fascia di inedificabilità assoluta tra quei fabbricati che avrebbero potuto essere salvati dalla demolizione. Continuando a prendere in giro i cittadini si alimentano speranze e aspettative. Credo sia un argomento da affrontare con serietà e ce n’è stata poca finora dalla politica.

Quali sono i veri interessi che ci sono dietro?

Probabilmente negli anni ’70 e ’80 l’abusivismo edilizio ha pure creato economia (naturalmente nera): lavoravano un po’ tutti e questo ha portato anche benefici. Ma il territorio è stato devastato e questo con la complicità di politica e istituzioni che lo hanno permesso, perché le case non spuntavano dalla sera alla mattina. E allora è ragionevole pensare che in questo marasma si siano innescati interessi differenti

  • Autore articolo
    Danilo De Biasio
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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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