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Metalmeccanici di nuovo in sciopero

Nuovo scontro tra metalmeccanici e industriali. Nessun accordo sulla discussione del nuovo contratto nazionale per 1,7 milioni di operai. Secondo i sindacati, tornati uniti dopo anni di divisioni, il tema sta nell’evitare che Federmeccanica mandi in pesnione il contratto nazionale, facendo saltare in sostanza gli adeguamenti salariali che sono obbligatori su tutti i contratti aziendali.Il braccio di ferro va avanti da sette mesi.

“Il giudizio da parte nostra è negativo – spiega Marco Bentivogli ai nostri microfoni, segretario Fim-Cisl – nel metodo e nel merito. Sui contenuti siamo fermi a sette mesi fa”. “L’unica disponibilità di Federmeccanica è rendere graduale un modello sbagliato per imprese e lavoratori. Nel merito il contatto cesserebbe di essere prevalente e non difenderebbe più il potere d’acquisto per tutti. Nel metodo Federmeccanica pensa che il tempo sia utile a far stancare le parti e continua con una rigidità che non aiuta: sarebbe stato più onesto dire che non si vuole riscrivere il contratto”.

Federmeccanica non ci ha impiegato molto a rispondere: “Certo, siamo in una fase di stallo – dichiara Stefano Franchi, segretario generale degli industriali – ma non escludo si riprenda il dialogo”. In realtà sembra difficile che la frattura si sani. Federmeccanica non vuole concedere aumenti per il recupero dell’inflazione, ma solo per aumenti di produttività. Strumenti novecenteschi per il sindacalista: “Federmeccanica dice che sono importanti i due livelli del contratto, ma in realtà vuole che sia residuale. La proposta risponde alle esigenze di meno del 5 per cento dei lavoratori. In sostanza si vuole arrivare all’alternatività tra contratto nazionale ed aziendale, smettendo di adeguare i contratti ai correttivi posti dal contratto nazionale”.

Così la risposta è uno sciopero unitario. Si comincia il 28 maggio con il blocco degli straordinari e si continuerà fino all11 giugno, quando ci sarà un appuntamento nazionale, dopo due giorni di concentramenti regionali. Da oggi al 10 giugno ci saranno anche 12 ore di sciopero. “È vero che la crisi ha colpito questo settore – aggiunge il sindacalista – ma ci si dimentica che già sono stati tagliati gli ammortizzatori sociali e i redditi. Don Milani diceva che lo sciopero serve, che è un atto di sacrificio che costa a ognuno, ma è un esercizio collettivo per chi arriva dopo di noi”.

Servirà il Governo a sbloccare la situazione? “Basta che eviti schieramenti improvvisi che giustificherebbero poi la rigidità di Federmeccanica. Per il resto siamo forti abbastanza per portare a termine la trattativa”.

Ascolta l’intervista a Marco Bentivogli

Marco Bentivogli

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    Redazione
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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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    A Radio Popolare il farmacologo Silvio Garattini commenta l'aumento della sanità privata a discapito del pubblico e invoca scelte coraggiose. "È necessario un cambiamento radicale. Per finanziare il SSN serve una tassa sulla ricchezza e sugli extraprofitti. Chi ha ricevuto di più, ora deve dare indietro qualcosa alla società", dice il fondatore dell'Istituto Mario Negri ai microfoni di Mattia Guastafierro.

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