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Medio Oriente, nuova proposta israeliana per una tregua a Gaza

Medio Oriente Gaza ANSA

Dalla ripresa della guerra a Gaza, il mese scorso, gli attacchi israeliani sono diventati ancora più intensi. Anche perché nella Striscia non era rimasto praticamente nulla. Chi prima veniva attaccato nelle propria casa viene ora bombardato nella propria tenda. I bombardamenti sono proseguiti anche in queste ultime ore. Mentre le agenzie umanitarie continuano a ripetere come una buona parte della popolazione sia ormai a imminente rischio fame. L’ingresso di aiuti è bloccato dai primi di marzo. In queste settimane i morti sono stati più di 1.500. Centinaia di migliaia gli sfollati, in un territorio sempre più sotto il diretto controllo israeliano. A sud è stato creato un nuovo corridoio, il corridoio Morag, che isola in via definitiva Rafah, sul confine egiziano. E anche il corridoio Netzarim, più a nord, è stato ampliato.

Sulla carta il negoziato prosegue. L’ultimo round è appena finito al Cairo. Fonti egiziane e palestinesi, citate dalle agenzie di stampa internazionali, hanno raccontato come le parti rimangono sempre lontane. Israele vuole la sconfitta definitiva di Hamas. Il gruppo palestinese risponde che accetterà una tregua solo con la fine della guerra. Le posizioni che conosciamo fin dal 7 ottobre. Un funzionario di Hamas ha detto che l’organizzazione è pronta a rilasciare tutti gli ostaggi, ma con la fine del conflitto, il ritiro israeliano, l’ingresso degli aiuti.
Ma dietro a queste dichiarazioni ci sarebbe una leggera flessibilità. O meglio, ci sarebbe un tentativo di negoziato, l’ennesimo, su alcune proposte.

In questo momento sul tavolo ci sarebbe una proposta israeliana – anticipata dai media locali e confermata dall’ufficio di Netanyahu: la liberazione di 10 ostaggi in cambio di una trattativa per arrivare alla seconda fase del famoso accordo che aveva portato a quasi due mesi di tregua tra gennaio e marzo. Seconda fase mai, ricorderete, mai cominciata.
Alcuni media parlano di 10 ostaggi in cambio di una tregua di 45 giorni. Il punto, numeri a parte, è la presunta disponibilità di Hamas a considerare un maggior numero di ostaggi da rilasciare nella prossima liberazione, se mai ci sarà. Finora si era sempre parlato di 5.

A Gaza ci sarebbero ancora 59 ostaggi, meno della metà ancora vivi. Hamas ha chiesto tempo per valutare quest’ultima proposta.
Difficile essere ottimisti. Il senso lo hanno datto i due principali negoziatori, Egitto e Qatar. In questi giorni si sono incontrati anche i loro leader, il presidente egiziano al-Sisi e l’Emiro del Qatar al-Thani. Si sono detti molto preoccupati e hanno chiesto l’intervento di altri attori della comunità internazionale per fare pressioni su Israele.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    La mobilitazione di lavoratrici e lavoratori di McDonald’s proseguirà anche nei punti vendita gestiti da affiliati, se l’azienda continuerà a rifiutare di aprire un tavolo di trattativa per il contratto integrativo aziendale. Lo dicono i sindacati, che lo scorso fine settimana hanno indetto uno sciopero di otto ore per i dipendenti diretti di Mc Donald's Italia. L’azienda sostiene che – con il 92% dei ristoranti gestito da affiliati – non sarebbe dovuto un integrativo per i pochi punti vendita diretti, che in Italia sono solo 60 su 740. A Bergamo, dove McDonald’s ne gestisce direttamente due all’interno del centro commerciale Orio Center, con più di 70 dipendenti, hanno aderito in tante e tanti. Daria Locatelli di Filcams CGIL Bergamo ha seguito la vicenda.

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    L’Orizzonte delle Venti - 29-04-2025

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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