
Nel suo messaggio a Macron per il 14 luglio il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato che esiste il trattato del Quirinale, che regola i rapporti tra Italia e Francia.
È un modo diplomatico per dire che Mattarella non apprezza le linee di politica estera del governo Meloni, a partire dalla risposta ai dazi di Trump. Mentre Macron chiede una risposta decisa il governo italiano è impotente e sdraiato sulla Casa Bianca. E poi c’è la difesa dove la Francia ha assunto decisamente la guida europea mentre Roma, con le sue ambiguità, si è auto relegata in una posizione marginale.
Il conflitto con Parigi si può riassumere così: la Francia ha un ruolo europeo, l’Italia no. E più volte, dal suo insediamento, il governo italiano ha scelto la strada del conflitto con Parigi. Allargando lo sguardo, quello che è fallito, sul piano strategico, è il sogno di Meloni di diventare il punto di riferimento fortissimo di Donald Trump in Europa. Meloni sognava di essere ponte, Trump dei ponti non sa che farsene.
E così Mattarella, con discrezione, assume un ruolo di supplenza. Pensiamo alla guerra in Ucraina: era stato il solo, nel momento piu duro del disimpegno americano, a tenere il punto di fronte a un governo -e, va detto, anche a una opposizione- che sbandavano, tanto da venire pesantemente attaccato dal Cremlino. Lui non si è lasciato intimorire e la scorsa settimana ha accolto Zelensky al Quirinale garantendogli, prima di Meloni, il sostegno italiano.