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Maroni bocciato anche sulle moschee

Un altro brutto colpo per il presidente della giunta lombarda Roberto Maroni: la Consulta ha bocciato la legge “anti-moschee” votata un anno fa dalla sua maggioranza. Una legge fortemente voluta da Maroni e dalla Lega e poi votata da tutto il centro destra, Ncd compreso. Il ricorso contro la legge era stato presentato dal governo Renzi.

La norma è anticostituzionale e discriminatoria perché viola la libertà di culto, scrive la Corte, che ha accolto il ricorso presentato dal governo. Per le motivazioni bisognerà aspettare un paio di settimane, ma lo schiaffo politico a Maroni è forte e arriva a pochi giorni dall’ennesima inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la sanità lombarda e uomini della sua maggioranza: in questo caso uno dei suoi fedelissimi, il leghista Fabio Rizzi. Su Maroni pende la mozione di sfiducia presentata in consiglio regionale dalle opposizioni e che sarà votata il primo marzo. Voto che appare scontato; la mozione sarà respinta come altre sono state respinte in passato. Perché altre inchieste hanno coinvolto la maggioranza guidata dall’uomo che avrebbe dovuto portare “discontinuità” a colpi di ramazza.

Una la legge incostituzionale. La camera di consiglio è stata breve e ha decretato l’incostituzionalità della legge che viola, secondo i giudici, la libertà di culto. La legge introduceva una serie di paletti e norme urbanistiche così strette da rendere impossibile nei fatti la costruzione di luoghi di culto. Si andava dal divieto di costruire campanili troppo alti all’obbligo per i Comuni di passare per una Valutazione Ambientale Strategica (Vas), al prerequisito per i rappresentanti delle comunità religiose di aver sottoscritto accordi con lo Stato. E poi l’obbligo di costruire parcheggi grandi il doppio del luogo di culto, la richiesta di autorizzazione preventiva alla polizia e la costruzione degli edifici sarebbero dovuta avvenire  seguendo “le caratteristiche generali e peculiari del paesaggio lombardo”.

All’indomani degli attentati di Parigi del 13 novembre scorso Maroni scrisse al presidente del consiglio Renzi chiedendogli di ritirare il ricorso contro la legge anti-moschee in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo. Il governo non ha fatto alcun passo indietro; il ricorso era stato depositato ad aprile 2015 e contiene un elenco dettaglio di rilievi di illegittimità. Il testo è disponibile qui.

Una legge contro Milano. Contro la legge aveva protestato l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni lombardi, e soprattutto la giunta milanese guidata da Giuliano Pisapia, in quei mesi alle prese con il bando per tre nuovo luoghi di culto in città. La legge è sembrata a molti cucita su misura per complicare il lavoro alla giunta. “Sbagliata e con nessuna dignità costituzionale” l’ha definita il sindaco.

Ora avanti con la moschea a Milano” commenta ai nostri microfoni l’assessore al welfare Pierfrancesco Majorino, che ha coordinato il lavoro di scrittura del bando per i tre nuovi luoghi di culto. “Lavoriamo perché il comune di Milano possa assegnare le aree su cui costruire i luoghi di culto entro la fine del mandato“.

 

Ascolta l’intervista a Pierfrancesco Majorino:

Pierfrancesco Majorino su legge moschee

 

 

 

 

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    A Milano si torna a parlare di sicurezza stradale dopo gli ultimi tre investimenti di pedoni che si sono verificati in città. Un uomo di 87 anni è morto dopo essere stato investito sulle strisce pedonali da un furgone guidato da una persona che non si è fermata a prestare soccorso, un ragazzo di 12 anni è in coma colpito in zona Vigentina e un altro di 9 anni è ricoverato non in pericolo di vita per un investimento nella zona di piazza Durante. Oggi i giornalisti hanno chiesto al sindaco Beppe Sala perché Milano non prende provvedimenti per moderare la velocità dei mezzi a motore in città, provvedimenti come la Città 30, attiva a Bologna e Lodi ad esempio. “È difficile farla passare per le norme nazionali, è molto complesso. Noi andremo avanti per completare il percorso intorno alle scuole poi credo sia un tema che dovrà affrontare chi mi succederà”, ha detto Sala. “Parole irricevibili”, replica il responsabile trasporti di Legambiente Lombardia Federico Del Prete, intervistato da Roberto Maggioni

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