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Fermare la vendita di armi all’Arabia Saudita

L’Italia di Renzi ha autorizzato la vendita di armi all’Arabia Saudita, denuncia Rete Disarmo. Che annuncia manifestazioni per le prossime settimane per chiedere al Governo di fermare le autorizzazioni. L’ultimo caso risale al 16 gennaio, quando dall’aeroporto di Cagliari Elmas sono partite bombe dirette in Arabia Saudita. Pronte ad essere sganciate sullo Yemen.

Il cargo, questa volta, è partito dal fondo della pista in un Boing 747, ha svelato il parlamentare del Gruppo Misto – Unidos, Mauro Pili. L’aereo appartiene alla compagnia azera Silk Way ed è atterrato alla base della Royal Saudi Air Force di Taif, non lontano dalla Mecca.

“È inammissibile che dall’Italia continuino le spedizioni di bombe aeree per l’aviazione saudita che da nove mesi sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato internazionale causando migliaia di vittime anche tra i civili e tra i bambini e in aperta violazione del diritto internazionale umanitario”, si legge in un comunicato del 18 gennaio della Rete Disarmo.

Accuse rispedite al mittente dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti, secondo la quale non si tratta di armi vendute dall’Italia ma di materiale in transito che ha ottenuto un’approvazione a livello internazionale. La Rete Disarmo replica che le bombe sono prodotte dalla RWM Italia, azienda tedesca del gruppo Rheinmetall con sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domunovas (Carbonia-Igliesias) in Sardegna.

La fabbricazione, poi, non cambia, per le associazioni, la sostanza: le armi italiane uccidono in Yemen senza che ci sia un chiaro mandato internazionale della missione a Sana’a. Violando così la legge 185 del 1990 che vieta espressamente non solo l’esportazione, ma anche il solo transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”. (art. 1.c 6a) e “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione” (art.1.c 6b).

È la quinta spedizione di questo genere partita dall’Italia, ricorda la Rete Disarmo. Proprio la consistenza dei carichi fa pensare che non si tratti di transazioni autorizzate solo da governi passati ma anche dall’esecutivo guidato dal premier Matteo Renzi. Rete Disarmo ricorda che fino a d oggi le risposte di Montecitorio e dei ministri interessati alle richieste di spiegazioni sono state insoddisfacenti. La Rete Disarmo rinnova “l’appello al Governo a sospendere queste forniture e al Parlamento a presentare interrogazioni urgenti”. E annuncia “che nelle prossime settimane inizieranno da parte delle organizzazioni della nostra Rete diverse mobilitazioni ed iniziative per ottenere applicazione rigorosa e trasparente della legge 185/90 sulle esportazioni di materiali militari”.

  • Autore articolo
    Lorenzo Bagnoli
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    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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    Valeria Valente, senatrice PD, componente della Bicamerale femminicidio, annuncia l'approvazione del ddl sulla introduzione del reato di "femminicidio" alla Camera in seconda lettura e l'avvio al Senato della discussione sul disegno di legge cosiddetto "sul consenso". Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ci racconta l'attività, il bisogno, la necessaria libertà e il necessario rispetto per accompagnare le donne vittime di violenza, che si pratica negli oltre 110 centri con quasi 4mila operatrici di stragrande maggioranza volontarie nel 2204 per quasi 30mila donne. Un lavoro da sostenere e conoscere. Luca Parena ci racconta la fiaccolata al Corvetto per ricordare Ramy El Gamel morto un anno fa dopo un inseguimento dei carabinieri, la rabbia delle seconde generazioni e la targa dedicata da un ragazzo del quartiere. Alessandro Braga da Padova racconta la vittoria del "Doge" Zaia con 200mila voti e il suo destino nella Lega tra territorio e aspirazioni nazionali.

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