Approfondimenti

Luigi Ferrajoli: l’unica alternativa alla destra è un’unità delle opposizioni come fu nel CLN

luigi ferrajoli

L’intervento di Luigi Ferrajoli nella puntata di venerdì 4 aprile di Tutto Scorre. Intervista di Massimo Bacchetta.

Professore, lei ha sottoscritto una lettera aperta di invito a partecipare alla manifestazione di Roma, già organizzata dal M5S, che si conclude con “Cara Schlein, caro Conte, Fratoianni, Bonelli e Acerbo, fate la vostra parte, mettetevi d’accordo e poi troviamoci insieme.” Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a prendere questa posizione? 

È ovvio, con un governo come quello che abbiamo – composto da post-fascisti e fascisti – l’unica possibilità, l’unica alternativa, è l’unità di tutta l’opposizione. Trovo assolutamente insensata questa divisione che vediamo oggi. Divisione non così radicale come quella che caratterizza la destra. Purtroppo con le leggi elettorali che ci ritroviamo, l’unica strada è un’alleanza che comprenda tutte le forze di sinistra e di centro-sinistra, un po’ come fu il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che andava dai monarchici ai comunisti. 

Quindi, in vista anche dell’appuntamento contro la guerra e il riarmo, voi dite chiaramente che non si tratta solo di questioni di guerra e pace, ma anche dell’orizzonte politico in Italia, del ruolo dell’opposizione, eccetera. 

Sì, ci sono più piani di difesa in gioco. Prima di tutto, quello della pace. È assolutamente insensata questa nuova politica di armamenti portata avanti dai singoli Stati. Già oggi i Paesi europei investono complessivamente un ammontare triplo rispetto a quanto spende la Russia in armi convenzionali. E anche se aumentassimo ulteriormente questi investimenti, non potremmo mai eguagliare le 5000 testate nucleari di cui dispone la Russia. Per di più, esiste ancora la NATO: non servono a nulla, quindi, centinaia di miliardi aggiuntivi per il riarmo. 

Sarebbe stato ben più importante, soprattutto in risposta alle umiliazioni che abbiamo subìto da Trump (anche verso Zelensky e l’Unione Europea), un’iniziativa autonoma europea che mostrasse un “volto pacifico”: una proposta di riduzione e controllo reciproco degli armamenti, garanzie reciproche di pace. La Russia – che si è macchiata del crimine dell’aggressione all’Ucraina – avrebbe comunque interesse a ripristinare buoni rapporti con l’UE. Sarebbe una pace più vantaggiosa per l’Ucraina di quella che rischia di emergere da un’eventuale trattativa “di fatto” imposta fra Putin e Trump. 

Ma è in gioco anche la democrazia: in tutta Europa e nel mondo crescono movimenti populisti che riducono la democrazia al solo momento elettorale. Il caso emblematico è Trump, con il suo disprezzo per il diritto e l’abuso dei provvedimenti esecutivi (spesso incostituzionali), firmati davanti alle telecamere. Oppure la “guerra commerciale” scatenata contro il resto del pianeta. Ci troviamo insomma in una crisi globale, che renderebbe indispensabile un’Europa più forte e più unita, magari riformata in senso federale. Per questo è necessaria la massima unità delle forze democratiche contro questo “fascio-liberismo” globale che si sta diffondendo. 

 Professore, lei accennava alla necessità di un’opposizione unita in Italia. Guardando alla manifestazione di domani – che chiede di fermare il riarmo, “senza se e senza ma” – e guardando anche alla posizione del PD di Elly Schlein, che dice di volere una revisione “radicale” del piano di riarmo, ma allo stesso tempo in Parlamento ha votato alcune delle mozioni legate all’Ucraina… Lei vede la possibilità concreta di un’unità di intenti oppure sono strade che resteranno parallele? 

Io dico che debbano assolutamente unirsi. Contro la destra e i fascismi qualunque alleanza è doverosa. Del resto, Elly Schlein sta cercando di cambiare la linea politica del suo partito, che in passato ha sostenuto questa politica demenziale fatta di zero iniziative di pace verso Putin. Già da prima dell’invasione russa sarebbe stato opportuno avviare una seria diplomazia sulle garanzie reciproche di non aggressione: della NATO verso la Russia e della Russia verso l’Europa. 

Qualcuno potrebbe obiettare: “Finché Schlein è segretaria del PD, deve tenere conto della posizione dei suoi militanti. Cosa succede se questi militanti le dicono che non rappresenta la loro linea?”. È un rischio reale? 

È chiaro che Elly Schlein sia pacifista, non ho dubbi su questo. Il problema è che all’interno del PD c’è una componente che sostiene questa politica del riarmo, una linea che io ritengo insensata. I problemi sono due: da un lato, contrastare la corsa agli armamenti; dall’altro, coalizzare le forze antifasciste e democratiche per arginare i populismi e i fascismi che crescono in tutto il mondo. Ovviamente non sono uguali al fascismo storico, ma si basano su una visione autocratica del potere e rifiutano la separazione dei poteri e i limiti costituzionali. Non comprendono il valore del costituzionalismo, ossia l’idea che esistano diritti fondamentali di libertà e diritti sociali che nessuna maggioranza può eliminare. E invece ci troviamo di fronte a destre, pensiamo a Le Pen in Francia o Meloni in Italia, che non concepiscono il senso della divisione dei poteri e vedono in qualunque iniziativa nei confronti dei potenti un complotto contro di loro, diffamando la giurisdizione, che è un elemento costitutivo dello Stato di diritto.

Lei parla di un’unità necessaria tra queste forze di opposizione. Non vede alcuna contraddizione insanabile tra la piazza convocata per domani (dal Movimento 5 Stelle, contro la guerra e il riarmo) e quella del 15 marzo scorso, sempre a Roma? 

No, non vedo contraddizioni. Anzi, credo che le due piazze siano espressione di uno stesso bisogno di pace e democrazia. Se i Cinque Stelle sostengono il contrario, a mio avviso sbagliano: è come se ci fosse una sorta di “gusto” di differenziarsi e litigare per motivi di fazione o di settarismo.

Luigi Ferrajoli, secondo lei c’è il rischio che, se domani in piazza ci fosse un grande successo (diciamo 50.000 persone), poi Giuseppe Conte dica “Adesso la guida del fronte pacifista spetta a noi”? 

Il problema è la “cecità” di questo ceto politico. Le due piazze, ripeto, potrebbero convergere su una battaglia comune a difesa di una democrazia imperfetta e oggi aggredita dall’avanzata delle destre nazionaliste o fasciste in tutto il mondo. Basta guardare a Vance o a Salvini: si dichiarano apertamente contro l’Europa, mentre invece è proprio l’Europa che bisognerebbe costruire e rafforzare, perché è ancora incompleta. C’è dunque un problema di pace e di democrazia che richiede un’alleanza di tutte le forze democratiche. Invece, assistiamo a un continuo scontro dettato da narcisismi identitari. 

Questi atteggiamenti, purtroppo, sono tipici delle destre, che tendono a escludere chi la pensa diversamente, non riconoscendo la dignità del dissenso. 

Un’ultima domanda sul vostro appello (firmato da lei, Luciana Castellina e Gian Giacomo Migone). Molti si chiedono: “Da dove viene l’idea che la democrazia non si possa difendere con le armi?”. Non si rischia di passare il messaggio “se non volete le armi, allora volete la resa”? Come risponde? 

Ho già detto che la corsa al riarmo è insensata, perché non garantisce davvero la pace. Io credo che l’Europa dovrebbe invece farsi portatrice di un’iniziativa fondata sul disarmo. Se l’Europa vuole avere prestigio e autorevolezza a livello internazionale, deve far valere i propri valori fondanti, cioè pace e uguaglianza. 

Noi abbiamo proposto una sorta di “Costituzione della Terra”, cioè l’idea di estendere a livello universale le garanzie fondamentali, a partire dalla pace e dai diritti di tutti. Il disarmo globale dovrebbe essere una priorità, perché le guerre di oggi sono alimentate dai mercati delle armi, che hanno triplicato i loro profitti sulla pelle di milioni di morti. 

L’Europa non potrà mai diventare una potenza credibile grazie a forze militari superiori, cosa oltretutto impossibile. Può invece diventarlo recuperando la propria autorevolezza morale, basata su welfare, diritti, uguaglianza e pace. 

Quindi, se l’Europa rivendicasse con coerenza il suo DNA originario fondato sul welfare e sulla pace, darebbe una risposta più forte? 

Sì. L’Europa dovrebbe rifondarsi su questi valori, che sono già sanciti nelle sue carte fondamentali, anche in materia di contrasto al razzismo. Invece oggi stiamo creando una sorta di “campi di concentramento” per i migranti, dopo aver invaso il resto del mondo per secoli rivendicando il nostro diritto di emigrare ovunque. O l’Europa si rifonda davvero su quei principi, o perderà non solo la propria identità, ma anche ogni prestigio e autorevolezza.

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 20/11 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 20-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 20/11 18:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 20-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 20/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 20-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 20/11/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 20-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 20/11/2025

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.

    Esteri - 20-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 20/11 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 20-11-2025

  • PlayStop

    Cinema. Maternità desiderata e negata in un film in concorso a FilmMaker

    Cinque madri di diverse provenienze, raccolte in uno studio radiofonico parlano di maternità. “Sono le loro storie, con il proprio vissuto emotivo", spiega Fatima Bianchi, regista di Mater Insula. L’esperienza della maternità, desiderata o negata, è diventata la trama del mio film”. In questo concerto di racconti dolorosi, ma anche pieni di esperienza, vengono lette anche le lettere di altri madri anonime. “A volte la maternità si identifica come un’aspettativa nei confronti delle donne. La cultura patriarcale le vorrebbe ancora mogli e madri”. Girato vicino a Marsiglia, Mater Insula alterna scene in cui si vedono le protagoniste mentre lavano lenzuola in riva al mare: “sono stoffe gigantesche che mostrano l’affanno e la fatica quotidiana che ogni donna si porta sulle spalle”. L'intervista di Barbara Sorrentini a Fatima Bianchi.

    Clip - 20-11-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 20/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 20-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 20/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 20-11-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 20/11/2025

    Il nuovo singolo dei Kneecap sulle illecite persecuzioni ricevute dal governo britannico e le misure green adottate a Bristol per consentire concerti a impatto zero la prossima estate. La terza edizione del Dinamica Contest, in scena domani sera all'auditorium di Radio Popolare, e l'appuntamento con Piergiorgio Pardo per la consueta rubrica LGBT+ del giovedì.

    Volume - 20-11-2025

  • PlayStop

    Natalino Balasso e il suo “APOCRIFO BRECHTIANO"

    “Giovanna dei disoccupati” di e con Natalino Balasso arriva al Teatro Carcano di Milano. I personaggi della “Santa Giovanna dei Macelli” di Brecht aggiornano linguaggio, contesto e funzioni ma non abbandonano la dinamica dominanza/sudditanza tipica del capitalismo. Il padrone non è più in carne e ossa, è una multinazionale, ma continua a colpire e sfruttare i più poveri. L’istigazione al consumo, facilitata dall’online, crea nuove povertà, quelle invece per nulla virtuali. Milioni di persone sempre più isolate, imprigionate in una macchina per soldi creata dal superuomo economico, mediocre e per questo spietato. Un ironico “apocrifo” di Bertolt Brecht, per tornare a pensare, grazie al teatro. Natalino Balasso è stato ospite a Cult. Ascolta l'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 20-11-2025

  • PlayStop

    Le politiche sulle droghe

    Il 7 e l'8 novembre si è tenuta a Roma la Conferenza Nazionale governativa sulle Droghe e, contemporaneamente, la contro-conferenza della rete delle organizzazioni della società civile per la riforma delle politiche sulle droghe. Cosa è emerso? Ne abbiamo parlato con Leopoldo Grosso, responsabile dell'area tossicodipendenza del Gruppo Abele.

    37 e 2 - 20-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 20/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 20-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 20/11/2025

    Considera l'armadillo di mercoledì 19 novembre 2025 con Michela Kuan, biologa e responsabile ricerca senza animali di @LAV per parlare della xampagna contro la sperimentazione animale è della petizione per chiedere fondi per la ricerca alternativa. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 20-11-2025

Adesso in diretta