
Sarebbe stato bello salutare la nomina di una donna alla direzione musicale del Teatro La Fenice di Venezia. Ma sarà per un’altra volta. Perché, come hanno osservato i professori d’orchestra della Fenice in una ferma lettera pubblica diretta al Sovrintendente del teatro veneziano, Nicola Colabianchi, Beatrice Venezi “non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice”.
L’orchestra chiede l’immediata revoca dell’incarico a Venezi, perché “il suo curriculum non è minimamente paragonabile a quello delle grandi bacchette che, in passato, hanno ricoperto il ruolo di Direttore Musicale di questo Teatro”. L’orchestra rileva peraltro, a proposito della repentina scelta del Sovrintendente, che “si tratta di un atto che mina profondamente la fiducia che i professori d’orchestra avevano riposto nella Sua parola e nella Sua capacità di guida trasparente dell’istituzione”. Nella lettera si fa inoltre notare che “a sole ventiquattr’ore dall’annuncio si registrano disdette da parte di abbonati storici”. L’orchestra ha fissato una plenaria delle lavoratrici e dei lavoratori della Fenice per decidere le prossime iniziative di protesta.
Se l’orchestra della Fenice mette in discussione il livello professionale della nominata, va detto che non è la prima volta che Venezi viene pubblicamente contestata. Le sue posizioni politiche, espresse spesso in contesti artistici, a sostegno del governo e dell’estrema destra (del resto, la musicista è figlia di un dirigente di Forza Nuova, già candidato sindaco di Lucca) le hanno fruttato fischi e dissensi da parte del pubblico di diversi teatri, da Nizza a Palermo. La sua nomina, pare evidente, va ascritta all’ormai nota politica di occupazione delle poltrone della cultura calata dall’alto dal governo in carica.