
“La carestia a Gaza non è una calamità naturale e l’obiettivo della flotilla non è la consegna pura e semplice dei pacchi: abbiamo la possibilità di rompere l’assedio e non sprecheremo questa opportunità storica”. Così, all’indomani dell’attacco di droni che ieri ha danneggiato alcune delle imbarcazioni, la Global Sumud Flotilla si è rivolta alla stampa. I portavoce hanno confermato di avere ricevuto (nella fattispecie dal ministero degli esteri del Lussemburgo) notizie su un imminente attacco israeliano ma hanno respinto la proposta di mediazione del governo italiano, che prevedeva che gli aiuti fossero scaricati a Cipro, presi in consegna dal patriarcato di Gerusalemme e poi da questo trasferiti a Gaza.
Le barche, dunque, proseguono il loro viaggio verso Gaza. Ora si trovano a poca distanza da Creta, mancano all’arrivo 600 miglia nautiche (circa 1100 km). Proseguono, scortate da una nave della marina militare italiana: nelle prossime ore la fregata Fasan lascerà il posto alla Alpino. Ma seguirà la Flotilla solo fino al limite delle acque rivendicate da Israele (20 miglia dalla costa). Gli attivisti della Flotilla oggi hanno parlato di questa scorta (sulla cui efficacia e sulle cui regole di ingaggio torneremo tra poco) come di un elemento positivo, da ascrivere al successo della mobilitazione di attivisti e sindacati in Italia.
“Finché la Flotilla resterà in acque internazionali sarà difesa anche con la forza se necessario”
La nave militare italiana mandata a difendere la Flottilla è pronta a intervenire anche con la forza, se necessario. Lo afferma il vice presidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia, intervistato da Luigi Ambrosio. “Se ci fosse un attacco di droni si risponderebbe sparando. Se ci fosse un assalto di un commando israeliano, i nostri incursori di marina entrerebbero in azione.” Non ha dubbi Mulè, che è stato sottosegretario alla Difesa. Tutto questo ovviamente fino a che la Flottilla resterà in acque internazionali.