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L’ironia di Meloni non basta a nascondere il nervosismo in vista dell’autunno

Giorgia Meloni Magistrati ANSA

“Eccomi, sono tornata, richiamate tutte le unità”. L’ironia di Giorgia Meloni che con queste parole annuncia il suo ritorno a Palazzo Chigi, non basta a nascondere il nervosismo per quello che la attende nelle prossime settimane. Deride chi ha parlato sui giornali “dell’estate difficile di Giorgia Meloni”, ma in realtà sarà l’autunno la parte più complicata, con scadenze da affrontare già nelle prossime ore.

La prima è l’indicazione del Commissario Europeo e la pretesa che l’Italia abbia anche una delle vicepresidenze della Commissione. C’è poi il rischio di lasciare scoperto il ministero guidato da Fitto con la partita Pnrr in un momento complicato quale è la preparazione della manovra economica e, prima ancora, il piano per il rientro dal deficit. Giorgetti ha assicurato che entro il 20 settembre verrà presentato a Bruxelles il piano strutturale di bilancio per i prossimi anni, ma le risorse per nuove spese e promesse non ci sono, anzi il tema sarà dove e come tagliare.

Più che le grandi riforme, Giorgia Meloni rischia di giocarsi il consenso sul fronte economico, con le mancate promesse di minori tasse. Per questo c’è il muro di fronte alla richiesta di Salvini di riaprire le finestre per le pensioni, così come si rischia di eliminare il taglio del canone Rai. Due punti importanti nella politica della Lega, che rischia di alimentare il malumore dell’alleato. Venerdì ci sarà il Consiglio dei Ministri nel quale Tajani aveva promesso di portare anche lo Ius scholae, un annuncio forse già tramontato, ma il leader di Forza Italia è diventato un alleato poco malleabile.

E poi, forse già nella mattinata di venerdì, ci sarà il vertice a tre, Meloni, Salvini e Tajani, dove i nodi più complicati arriveranno al tavolo. L’autonomia e il freno tirato da Forza Italia, la riforma della giustizia, le candidature alle regionali, il Veneto su cui punta non solo Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia. E poi la gestione del partito affidato alla sorella, un partito che non riesce fino in fondo a fare i conti con il suo passato.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    La Lega ha ottenuto il rinvio dell’entrata in vigore del blocco alle auto diesel euro 5. Con un emedamento al decreto infrastrutture è stata rimandata di un anno l’entrata in vigore del provvedimento, che era stato approvato dal governo in recepimento di una direttiva europea. Il blocco agi diesel più inquinanti scatterà a questo punto solo alla fine del 2026: e non riguarderà tutte le città oltre i 30mila abitanti ma sarà applicato solo alle grandi città di oltre 100mila. La Lega e Salvini in queste ore rivendicano questo come “un atto di buonsenso”. Una lettura diversa e opposta a quella che danno in queste ore le associazioni ambientaliste e molti osservatori. Ester Marchetti, direttrice del settore trasporto pulito di Transport and environment.

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