Approfondimenti

L’intervista all’avvocato di Abu Zubaydah, “The forever Prisoner” di Guantanamo

11 gennaio 2017, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti a Washington, DC, USA, manifestanti chiedono la chiusura del campo di detenzione di Guantanamo Bay.

Crudele, disumano e degradante. Le parole scelte dall’inviata speciale dell’ONU per osservare le condizioni dei detenuti di Guantanamo non lasciano spazio a sfumature. Descrivono una situazione chiara e cristallizzata da troppi anni. Per la prima volta dall’apertura del campo di prigionia Usa, l’ONU ha potuto varcare le sue porte e incontrare i detenuti che portano i segni fisici e psicologici di anni di torture.

Ma chi c’è ancora dentro Guantanamo, dopo più di 20 anni? Ne abbiamo parlato con Joseph Marguiles, un avvocato statunitense che da circa 15 anni difende Abu Zubaydah, noto anche come “The forever Prisoner”, il prigioniero eterno di Guantanamo.

Al momento ci sono circa 30 persone ancora nel carcere. Di questi circa 10 sono stati accusati di qualcosa dal tribunale miliare che è stato creato appositamente, ma non sono mai apparsi davanti a un tribunale civile. Cinque di questi 10 sono accusati di essere coinvolti in qualche modo con l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre. Ma la maggior parte di chi è ancora lì non è mai stata accusata di niente, e non verrà mai accusata.
Ci sono diverse categorie di persone che ancora sono imprigionate. Sicuramente i 5 accusati di essere coinvolti con l’attentato alle torri gemelle – anche se è stato provato che in realtà non lo sono mai stati – non verranno mai rilasciati. Come avvocati di quelle persone, infatti, stiamo conducendo negoziazioni per far si che possano scontare l’ergastolo in una prigione da qualche parte ma non a Guantanamo. E poi ci sono tutti gli altri che sono stati autorizzati per il rilascio. Significa che FBI, CIA e governo americano hanno tutti concordato sul fatto che non c’è più nessun motivo per cui debbano restare in carcere. Il problema è solamente trovare un paese dove possano essere trasferiti in sicurezza. Il problema ora quindi è sia politico che logistico. Il risultato è che siamo intrappolati. E la cosa più semplice da fare è lasciare che se ne occupi la prossima amministrazione. Alla fine questi ragazzi moriranno, perché muoiono lì dentro, e il problema se ne andrà.
È molto frustrante per me in quanto avvocato perché sei veramente impotente, e devi convivere con la consapevolezza che non serve, non dovrebbe esistere, è dannoso ma non possiamo fare niente.

La cosa più incredibile è che nonostante questa situazione, nessun parla di cosa fare con Guantanamo. Nessuno, in molti anni, ha prodotto un piano.

Io ho sempre detto che si, ci sono i prigionieri di Guantanamo, ma soprattutto sono gli stati uniti a essere prigionieri di Guantanamo. Sono intrappolati dalla loro incapacità di distanziarvisi. Ormai non ha più nessuno scopo di sicurezza nazionale, non ci sono più interrogatori, è enormemente costoso, ma come tante cose che esistono unicamente come simbolo di qualcosa, il suo ruolo simbolico rende impossibile ogni cambiamento.

Questo è il motivo per cui nessun presidente è mai riuscito a fare qualcosa?

Sì esatto. Non è che proprio nessuno ha fatto niente, le dimensioni di Guantanamo sono cambiate molto sotto le varie presidenze. Con Bush è andato da zero a enorme, dal 2002 al 2003, con il massimo numero di detenuti, 800 persone. Quando Bush ha lasciato la presidenza, c’erano circa 250 persone. Lui quindi rilasciò la maggior parte delle persone. Obama ne liberò circa altri 200. Trump ne rilasciò 1. E quando Biden ha preso servizio, c’erano circa 40 persone.
Il problema è che siccome è un simbolo, quando le persone vengono liberate lo si fa in silenzio. Quindi l’hanno sempre fatto di venerdì sera, senza stampa, senza clamore. Perché se si cerca di farne qualcosa di grande, si rimane sempre intrappolati nelle enormi divisioni politiche degli stati uniti.

Guantanamo è fuori dai confini statunitensi, e questo fa si che la popolazione riesca a percepirlo come qualcosa che non li riguarda, come qualcosa di lontano. Ma la verità è che una cosa come Guantanamo non attraversa la storia di un paese per 20 anni senza lasciare strascichi.

Qual è la conseguenza di tutto questo? Di quello che abbiamo fatto dopo l’11 settembre?
Io credo che la crudeltà ti rende morto. Non solo la persona vittima della crudeltà, ma anche chi la infligge. Non è sufficiente dire che ti anestetizza, questo è un termine troppo clinico per me. Ti rende morto dentro. E una volta che normalizziamo un certo livello di crudeltà, diventiamo immuni, non la sentiamo più, non ci rendiamo più conto che siamo crudeli. E credo che questo sia ciò che succede negli stati uniti. Ed è una delle ragioni per cui siamo così polarizzati, così feroci l’uno con l’altro. Il livello di ferocia nella sfera pubblica statunitense è palpabile, lo senti ovunque tu vada.

FOTO| 11 gennaio 2017, davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti a Washington, DC, USA, Alcuni manifestanti chiedono la chiusura del campo di detenzione di Guantanamo Bay.

  • Autore articolo
    Martina Stefanoni
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 03/07 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 03-07-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 03/07 18:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 03-07-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 03/07/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 03-07-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 03/07/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 03-07-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    PoPolaroid di giovedì 03/07/2025

    Basil Baz evoca il suo amore per la Polaroid, per la bellezza dello spazio bianco intorno all’immagine, che gli permetteva di scrivere la data e dare un titolo alla foto; spesso era ispirato da una canzone. Come le fotografie, le canzoni sono memorie nel tempo, e in PoPolaroid accompagno la musica con istantanee sonore; scatti personali, sociali e soprattutto sentimentali.

    PoPolaroid – istantanee notturne per sognatori - 03-07-2025

  • PlayStop

    News della notte di giovedì 03/07/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 03-07-2025

  • PlayStop

    Conduzione musicale di giovedì 03/07/2025 delle 21:00

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

    Conduzione musicale - 03-07-2025

  • PlayStop

    Jazz in un giorno d'estate di giovedì 03/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

    Jazz in un giorno d’estate - 03-07-2025

  • PlayStop

    Popsera di giovedì 03/07/2025

    Popsera è lo spazio che dedicheremo all'informazione nella prima serata. Si comincia alle 18.30 con le notizie nazionali e internazionali, per poi dare la linea alle 19.30 al giornale radio. Popsera riprende con il Microfono aperto, per concludersi alle 20.30. Ogni settimana in onda un giornalista della nostra redazione.

    Popsera - 03-07-2025

  • PlayStop

    Ardone: “L’assenza del ministro Giuli al Premio Strega: è la fine della comunicazione tra chi fa cultura e chi dovrebbe governarla”

    Dopo le polemiche sull’assenza del ministro Giuli, che sostiene di non avere nemmeno letto i libri della cinquina dei finalisti, sarà assegnato questa sera il premio Strega 2025. Quella di oggi, si è saputo nel pomeriggio, potrebbe anche essere l'ultima edizione che si terrà al Ninfeo di Villa Giulia. Per l'anno prossimo il ministero vorrebbe spostare la cerimonia a Cinecittà. La provocazione del ministro Giuli è l’ennesima spia dell’insofferenza della maggioranza nei confronti di un mondo, quello della cultura, che vorrebbe riplasmare a proprio piacimento. Anna Bredice ha intervistato su questo la scrittrice Viola Ardone.

    Clip - 03-07-2025

  • PlayStop

    Poveri ma in ferie di giovedì 03/07/2025

    Quando ci buttiamo nel pogo di un concerto metaforico insieme agli ascoltatori e ascoltatrici che ricordano le loro gesta sotto i palchi e in mezzo alla polvere. Ospite della puntata Claudio Trotta di Barley Arts che ci racconta del Comfort Festival di Cinisello Balsamo.

    Poveri ma belli - 03-07-2025

  • PlayStop

    Almendra di giovedì 03/07/2025

    Almendra è fresca e dolce. Almendra è defaticante e corroborante. Almendra si beve tutta di un fiato. Almendra è una trasmissione estiva di Radio Popolare in cui ascoltare tanta bella musica, storie e racconti da Milano e dal mondo, e anche qualche approfondimento (senza esagerare, promesso). A luglio a cura di Luca Santoro, ad agosto di Dario Grande.

    Almendra - 03-07-2025

  • PlayStop

    Dodici Pollici del 3/7/25 - Bambole di pezza

    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi e dedicato al mondo dei vinili. Oggi è di scena Ricky Gianco: cantante, chitarrista e compositore, ha iniziato la sua carriera negli anni ’60 col primo nucleo dei Dik Dik, collaborando poi coi Ribelli e coi Quelli (in seguito diventati PFM), nonché con artisti come Tenco e Jannacci. Negli anni ’70, Ricky porta avanti alcuni progetti musicali (e in seguito teatrali) con il cantautore Gianfranco Manfredi, e parallelamente fonda come discografico la Intingo e La Ultima Spiaggia. Complessivamente ha inciso oltre 20 album come solista. Sul palco si è esibito assieme al musicista Stefano Covri.

    A tempo di parola - 03-07-2025

  • PlayStop

    Conduzione musicale di giovedì 03/07/2025 delle 14:01

    Un viaggio musicale sempre diverso insieme ai nostri tanti bravissimi deejay: nei giorni festivi, qua e là, ogni volta che serve!

    Conduzione musicale - 03-07-2025

Adesso in diretta