Approfondimenti

“L’Europa rischia di tornare al nazionalismo”

«Il problema dei profughi è una prova per la nostra buona volontà, per la nostra tolleranza, per la nostra qualità morale in Europa».

È quanto pensa il sociologo e politologo britannico Colin Crouch, ospite oggi a Memos. Crouch, 72 anni, è professore emerito all’Università di Warwick, ha insegnato alla London School of Economics, a Oxford e all’Istituto Universitario Europeo di Firenze.

«Dopo le due guerre mondiali – ricorda Crouch – molti Paesi europei hanno accettato molti profughi. Eravamo Paesi molto più poveri rispetto a oggi. Sembra che sia più facile per una popolazione povera accettare i profughi che non per una popolazione ricca. Una società ricca sembra voler tenere tutto per sé e non condividere niente con nessuno. Questo è il problema morale che sta dietro questa vicenda dei profughi. È un momento terribile per noi».

Crouch parla delle migliaia di persone scappano dalla guerra e che cercano protezione in Europa alla vigilia di un nuovo vertice dei leader europei proprio sul tema dei profughi.

Perché, professor Crouch, l’Europa non riesce a dire sì ai profughi? Il panico e la paura, diffusi anche strumentalmente, non spiegano tutto.

«Ci sono due problemi», risponde il professore. «Il problema dei profughi stessi, di come possiamo accettare milioni di persone nelle nostre società. Ma c’è anche un aspetto velenoso in questa vicenda: il terrorismo islamico e la paura che con i profughi ci siano dei terroristi. Ciò produce una miscela velenosa che a sua volta genera il panico».

Se guardiamo all’Europa, da un lato nei Paesi dell’Est le destre prosperano su queste paure e sono al governo. Penso all’Ungheria e alla Polonia. Dall’altro, nei Paesi dell’Ovest chi è al governo – non necessariamente di destra, come in Francia – è in preda alla paura del terrorismo. Condivide questa descrizione dell’Europa?

«Certo. Ma non solo i Paesi orientali. Anche nel mio Paese, in Gran Bretagna dove abbiamo questo terribile referendum sull’Europa – racconta Crouch – la discussione principale è sui profughi. Gran parte della popolazione britannica chiede la chiusura delle frontiere, sostiene che l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa permetterà di realizzarla. Quindi non accade solo in Polonia o in Ungheria. La destra estrema vede molte opportunità in questa crisi dei profughi. La conseguenza è uno scivolamento verso una politica molto più nazionalistica, più estrema, come non abbiamo mai visto in Europa dal 1945, e che ci può costare cara».

La crisi economica e sociale in cui è sprofondata l’Europa pesa su questo clima di chiusura verso i profughi? Oppure le risposte egoistiche sono tutte in capo alla debolezza della classe dirigente europea?

Colin Crouch
Colin Crouch

«Io direi in capo alla debolezza delle forze democratiche tradizionali. Le due grandi forze che hanno creato la nostra democrazia basata sui partiti di massa, la religione e le classi sociali, sono diventate molto deboli. La società si è secolarizzata e le nuove classi della società post-industriale non sono le classi della vecchia società industriale. Oggi – sostiene il professor Crouch – per una persona normale, ordinariamente apolitica, è molto difficile definirsi politicamente. All’interrogativo sulla propria identità si dà però una risposta: ho una nazionalità, sono italiano, britannico, ungherese, sono membro di questa nazione. Ciò resta come un’identità politica. Quando ci sono crisi come quella dei profughi, dei migranti, della globalizzazione, l’identità nazionale diventa un’identità nazionalistica. Penso che questo sia il problema di fondo, e cioè quando la nazione diventa la sola identità politica per la gran parte della popolazione».

C’è una responsabilità delle forze progressiste nel lasciare alle popolazioni come unica identità politica possibile quella nazionale, nazionalistica?

«Sì, perchè hanno perso la propria via. Abbiamo passato tanti anni di compromessi. I partiti del centrosinistra non potevano governare senza un’agenda neoliberista. Direi che hanno perso il senso di sè. Quando mettiamo insieme questo problema di strategia politica con il problema dell’identità del popolo vediamo come sia difficile ricostruire il progressismo. È molto difficile perchè serve un popolo che comprenda la propria situazione e serve anche un nuovo tipo di strategia politica di centrosinistra che renda possibile anche un’opposizione etica. Però, è molto difficile questa combinazione».

Una difficoltà aggravata dal fatto che il mondo del progressismo in Europa è diviso. Come si fa a ricostruirlo se un’area politica come quella dei partiti del “socialismo europeo” presenta notevoli differenze tra i propri leader, pensiamo a Jeremy Corbyn in Gran Bretagna, a François Hollande in Francia e a Sigmar Gabriel in Germania, solo per citare gli esempi principali?

«È interessante notare – risponde il professor Crouch – che oggettivamente solo le politiche del centrosinistra possono affrontare i problemi della nostra epoca. Oggi abbiamo il problema dei mercati finanziari e delle grandi imprese che sono fuori controllo. Le sole politiche che sanno come disciplinare l’economia di mercato, affinché se ne possa ricavare i beni e ci si possa tutelare dagli abusi, sono quelle della socialdemocrazia. La socialdemocrazia è in grado di avere politiche sociali regolative, politiche per le infrastrutture, per la formazione. Tutti i politici di tutti i partiti usano queste politiche, non esistono governi puramente neoliberisti, ci sono sempre compromessi con la socialdemocrazia. Quindi – conclude il professor Crouch – la realtà della socialdemocrazia non sparisce, le soluzioni ai problemi ci sono, sono invece i partiti portatori di questa politica ad essere nei guai».

Colin Crouch è l’autore di un concetto molto usato nella politologia internazionale: la post-democrazia. Con questo termine Crouch si riferisce alle società dove convivono regole scritte della democrazia e forme di governo in cui è determinante il peso delle lobby, delle oligarchie legate al potere finanziario e al controllo dei media. «I politici – racconta Crouch nella parte conclusiva dell’intervista a Memos – sono le prime vittime della post-democrazia, ma poi la usano. Trovano molto più simpatici i ricchi, le grandi imprese, che frequentare i cittadini che loro rappresentano. I politici sono capaci di arrivare fino a questo punto e per questo sono colpevoli. La post-democrazia – conclude il professore – rende facile ai politici perdere il senso della propria missione politica. Soltanto dopo arriva la corruzione».

Ascolta tutta la puntata di Memos

  • Autore articolo
    Raffaele Liguori
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio lunedì 08/12 13:00

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 08-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve lunedì 08/12 10:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 08-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di lunedì 08/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 08-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 05/12/2025 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 05-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Gli speciali di lunedì 08/12/2025 - ore 12:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 08-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di lunedì 08/12/2025 - ore 12:01

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 08-12-2025

  • PlayStop

    Ricordi d'archivio di lunedì 08/12/2025

    Da tempo pensavo a un nuovo programma, senza rendermi conto che lo avevo già: un archivio dei miei incontri musicali degli ultimi 46 anni, salvati su supporti magnetici e hard disk. Un archivio parlato, "Ricordi d'archivio", da non confondere con quello cartaceo iniziato duecento anni fa dal mio antenato Giovanni. Ogni puntata presenta una conversazione musicale con figure come Canino, Abbado, Battiato e altri. Un archivio vivo che racconta il passato e si arricchisce nel presente. Buon ascolto. (Claudio Ricordi, settembre 2022).

    Ricordi d’archivio - 08-12-2025

  • PlayStop

    Microfono aperto di lunedì 08/12/2025

    Vita, politica, storie, dibattito, confronto, scontro. La formula: un tema, un conduttore, degli ospiti e voi. Dalla notizia del momento alla vita di tutti i giorni: si parla di tutto e c’è spazio per tutti. Basta telefonare e argomentare. Il Microfono Aperto è nato insieme a Radio Popolare e ne resta un cardine. Negli anni ha cambiato conduttori, forma, orari, durata, non la sostanza: la voce alle ascoltatrici e agli ascoltatori, la loro opinione, il loro punto di vista sulle cose.

    Microfono aperto del sabato - 08-12-2025

  • PlayStop

    Apertura Musicale di lunedì 08/12/2025

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 08-12-2025

  • PlayStop

    Reggae Radio Station di domenica 07/12/2025

    A ritmo di Reggae Reggae Radio Station accompagna discretamente l’ascoltatore in un viaggio attraverso le svariate sonorità della Reggae Music e sicuramente contribuisce non poco alla diffusione della musica e della cultura reggae nel nostro paese. Ogni domenica dalle 23.45 fino alle 5.30 del lunedì mattina, conduce Vito War.

    Reggae Radio Station - 07-12-2025

  • PlayStop

    Prospettive Musicali di domenica 07/12/2025

    In onda dal 2001, Prospettive Musicali esplora espressioni musicali poco rappresentate. Non è un programma di genere, non è un programma di novità discografiche, non è un programma di classici dell’underground, non è un programma di gruppi emergenti. Ma è un po’ tutte queste cose mischiate insieme dal gusto personale dei conduttori. Ad alternarsi in onda e alla scelta delle musiche sono Gigi Longo, Fabio Barbieri e Lino Brunetti, con un’incursione annuale di Alessandro Achilli che è stato uno storico conduttore del programma.

    Prospettive Musicali - 07-12-2025

  • PlayStop

    News della notte di domenica 07/12/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 07-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di domenica 07/12/2025 - ore 21:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 07-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di domenica 07/12/2025 - ore 20:30

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 07-12-2025

  • PlayStop

    Gli speciali di domenica 07/12/2025 - ore 19:00

    I reportage e le inchieste di Radio Popolare Il lavoro degli inviati, corrispondenti e redattori di Radio Popolare e Popolare Network sulla società, la politica, gli avvenimenti internazionali, la cultura, la musica.

    Gli speciali - 07-12-2025

Adesso in diretta