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L’estrema destra punta alla presidenza

Una campagna elettorale durata quasi un anno. Un risultato finale, ancora una volta, molto incerto. E un’attesa, per sapere chi sarà il nuovo presidente, che potrebbe andare avanti per giorni.

Il 4 dicembre gli austriaci sono (nuovamente) chiamati alle urne per il ballottaggio delle elezioni presidenziali tra Alexander van der Bellen, indipendente sostenuto dai Verdi e Norbert Hofer, il candidato del partito di destra populista Fpoe. E’ la ripetizione del voto del maggio scorso, annullato poi dalla Corte costituzionale per irregolarità procedurali nel conteggio di oltre 70 mila schede. Allora vinse Van der Bellen, con uno scarto di circa 30 mila voti sul rivale.

Da quel 22 maggio sono passati sei mesi, nel mezzo ci sono state la Brexit e la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti. Ed ora c’è la possibilità concreta (i due sono dati nei sondaggi testa a testa) che un Paese europeo, l’Austria appunto, possa avere un presidente espressione della destra nazionalista. Motivo di grande attenzione su queste elezioni, che saranno monitorate anche da un team di 4 osservatori dell’Osce.

Norbert Hofer ha usato ultimamente toni più moderati rispetto a solo qualche mese fa. A partire dall’Unione europea: “Non penso che il progetto europeo sia finito”, dice ora. In passato le sue affermazioni su una possibile uscita dell’Austria dall’UE avevano suscitato non pochi timori.

Questa volta, poi, la sede scelta per il finale di campagna sono state le sale dello storico palazzo della Borsa di Vienna, in pieno centro. Niente comizio di piazza in periferia, come fu invece a maggio, a Favoriten, un ex quartiere operaio ed ex bastione socialdemocratico, oggi zona ad alta immigrazione, dove il partito raccoglie parecchi consensi.

Al banchetto davanti al centro commerciale di Simmering, altro quartiere periferico, che ha come presidente un’esponente della Fpoe, in un freddo sabato mattina, un nutrito gruppetto di attivisti distribuisce volantini e gadget ai passanti. Lungo la strada principale, supermarket turchi si alternano a rosticcerie che vendono kebab e schnitzel (la nostra “cotoletta”). “Non mi definisco nazionalpopulista, piuttosto direi che siamo a destra del centro” dice Sonja Bauernhofer, presidente della locale sezione della Fpoe e da vent’anni nel partito (“Ero delusa dai socialdemocratici”, spiega) .

“Certo – dice – abbiamo il grande tema dell’immigrazione. Ovviamente i profughi devono essere accolti, ma chi viene qui solo per i soldi… anche in questo Paese abbiamo i nostri problemi, anche qui c’è disoccupazione. Oltre alla questione dell’istruzione, di insegnare la lingua ai nuovi arrivati”. Se alla fine dovesse vincere Van der Bellen? “E’ il desiderio del popolo e va accettato”, risponde.

“Il nostro presidente di centro” è lo slogan sui manifesti e sui cartelli (con la bandiera austriaca a fare da sfondo) che i suoi sostenitori di Van der Bellen tenevano ben alti venerdì, alla chiusura della sua campagna elettorale, tenuta in periferia, in un’ex fabbrica di Favoriten. Lui ha invitato all’unità, richiamato ai valori di libertà, uguaglianza, solidarietà: “Stiamo su questi valori insieme, non lasciamo che il Paese vada in un’altra direzione” ha detto, avvertendo ancora una volta sul rischio di una “blaue Republik” (il blu in Austria è il colore assegnato al partito della Fpoe) in caso di vittoria di Hofer.

I suoi sostenitori sottolineano come Van der Bellen sia l’unico tra i due candidato ad essere indipendente. Diversi di loro sono preoccupati anche per l’immagine internazionale dell’Austria in caso di vittoria di Hofer. Ma se dovesse accadere, dice una ragazza, “bisognerà impegnarsi perché l’Austria non si divida, perché resti unita e sia un Paese in grado di parlare con gli altri Paesi”

Sei mesi fa fu decisivo il voto postale, che consegnò la vittoria a Van der Bellen. Le schede totali allora furono oltre 800mila. Questa volta sono un po’ di meno, circa 700mila, un numero comunque molto alto. E poiché proprio le irregolarità nelle procedure del conteggio dei voti postali sono stati alla base della decisione di far ripetere il ballottaggio, stavolta l’ordine è “meglio la qualità che la velocità”. Che potrebbe voler dire dover aspettare, per conoscere il vincitore, anche fino a martedì mattina.

  • Autore articolo
    Flavia Mosca Goretta
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