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Le sfide di Renzi alla Direzione del Pd

Scegliere il dialogo con la sinistra, riaprendo a modifiche di alcune riforme che hanno segnato il suo governo o continuare l’alleanza con Verdini per garantire i numeri al Senato? Questa è la scelta che deve fare Matteo Renzi per uscire dall’impasse in cui l’hanno messo i risultati delle amministrative, e non rischiare l’immobilismo in Parlamento, con un calo ancora più pesante dei consensi, pericoloso in vista del referendum costituzionale.

Questioni importanti per il capo del Governo, che in veste però di capo del Partito Democratico deve affrontare la Direzione del partito (rimandata al 4 luglio a seguito dell’esito del referendum sulla Brexit, ndr), dopo la sconfitta di domenica scorsa. Un lieve cambio di marcia è arrivato nei giorni scorsi, Renzi è sembrato più disponibile al confronto sia sulla riforma costituzionale che nel tentativo di comprendere le cause del disagio che si è tradotto con i voti a valanga per i Cinque Stelle arrivati dalle periferie delle città.

Ma se questo vuol dire tendere la mano alla sinistra del suo partito e a quella fuori, a mandargli un avvertimento ci ha pensato Denis Verdini al Senato e un gruppo di parlamentari dell’Ncd di Angelino Alfano. Hanno fatto andare sotto la maggioranza: gli hanno fatto capire che senza i loro voti non si va da nessuna parte, a meno che non cerchi il dialogo con i Cinque Stelle, che in questo momento se ne guardano bene.

La minoranza del partito si è incontrata ieri e ha chiesto a Renzi un cambio di linea politica, rivedere la legge sulla scuola e  sul lavoro, minacciando se necessario di non votare più la fiducia. Per i posti e le poltrone in segreteria ci sarà tempo di discutere, anche se ora è scoppiato il “caso Orfini”, il commissario del Pd romano, di cui la ministra alla Semplificazione Marianna Madia chiede le dimissioni. Di tutto questo dovrà parlare oggi Renzi, ma dovrà anche spiegare se qualcosa è cambiato con la riforma costituzionale. La sovrapposizione della campagna referendaria,  gestita come un plebiscito sul suo governo e delle amministrative è stata un errore, è disponibile ora a cambiare qualcosa della riforma, modificando anche la legge elettorale? Forse oggi le prime risposte.

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    Anna Bredice
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