Approfondimenti

Le biciclette (vietate) di Pechino

Che la Cina sia ancora a metà del guado e che abbia qualche difficoltà ad «attraversare il fiume toccando le pietre», lo dimostra il fatto che le riforme, le leggi, le norme che condizionano la vita quotidiana dei cittadini, molto spesso colpiscono i cittadini stessi invece di favorirli. La regola crea il disservizio. L’ultima novità riguarda le bici elettriche, cioè quel mezzo così silenzioso e così ecologico che è sul serio un’eccellenza cinese e una speranza di sostenibilità nelle metropoli tentacolari.

Ebbene, l’ufficio di Pubblica Sicurezza di Pechino ha bandito da oggi, 11 aprile, biciclette e motorini elettrici da dieci vie centrali e a grande scorrimento (qui, in dettaglio).Venti RMB di multa ai trasgressori. Per chi è pratico di Pechino, è di fatto la chiusura di tutta la direttrice est-ovest che passa sotto la città proibita, fino almeno al terzo anello: la via della Lunga Pace, piazza Tian’anmen e altre arterie famose, dove potranno sfrecciare solo le automobili. Immaginate l’Area C di Milano al contrario: «Mi spiace, entro la cerchia dei Navigli circolano solo le Audi nere dai vetri oscurati e il Porsche Cayenne».

È proprio nella sfida darwiniana tra due e quattro ruote che va spiegata la decisione delle autorità locali. Si è stabilito che le bici e i motorini elettrici «disturbano» le auto e che, nelle loro anarchiche traiettorie, sono responsabili della maggior parte degli incidenti stradali. Secondo l’ufficio del traffico della Sicurezza pechinese, i diandong erlunche (letteralmente «veicoli a due ruote a trazione elettrica») sono stati coinvolti in oltre 31mila incidenti nel corso del 2015, che hanno provocato 113 morti e oltre 21mila feriti. Si tratta del 36,7 per cento di tutti gli incidenti stradali avvenuti a Pechino durante lo scorso anno. Si biasimano in particolar modo i veicoli che superano la velocità consentita di 20 km/h e la massima capacità di carico di 40 kg, dicendo che sfrecciano troppo velocemente sulle piste ciclabili (di cui, va detto, Pechino è dotata in maniera incommensurabilmente maggiore rispetto alle nostre «vivibili» città italiane).

In realtà, sulle strade cinesi vige la legge del più forte. A non rispettare il rosso o ad andare in contromano non sono sole le bici elettriche, bensì anche quelle a pedali, i carretti e i sanlunche, cioè i veicoli a tre ruote. È la loro strategia di sopravvivenza su strade sempre più trafficate, dove le auto non sono solo indice di sviluppo e benessere, ma anche di protervia. Giusto per fare un esempio, la regola stradale made in Usa secondo cui anche se c’è rosso un veicolo può girare a destra a patto che nessuno stia arrivando, qui è interpretata senza la clausola finale: «C’è rosso, ma io ho l’auto e devo girare a destra, mi butto in mezzo all’incrocio e chi se ne frega di te, ciclista, ciclista elettrico, pedone, etc». Adesso, a Tian’anmen e dintorni, per questi tipi qui si stenderanno i tappeti rossi.

È una scelta, quella di limitare il mezzo ecologico, che appare in controtendenza rispetto a tutto ciò che sta avvenendo in quel mondo «sviluppato» di cui la Cina si propone di diventare parte integrante. Ma non si tratta tanto di imitare i Paesi cosiddetti «evoluti», dato che non siamo stati immuni pure noi dalla motorizzazione selvaggia e poi la Cina ha tutti i diritti di seguire proprie linee di sviluppo senza scimmiottare gli altri. Il problema, qui, è che la Cina il problema dell’inquinamento e delle megalopoli intasate ce l’ha – e bello pesante – in casa sua. Perché quindi dare questo segnale così controproducente?

La scelta della Pubblica Sicurezza pechinese non è un caso isolato: prima che nella capitale, la scelta di limitare la circolazione delle bici elettriche era già stata presa a Shenzhen, Guangzhou e altre città. È un trend nazionale. Le biciclette elettriche sono l’evoluzione delle due ruote a trazione umana per cui la Cina e i cinesi erano famosi. Oggi sono il mezzo preferito dei migranti rurali giunti in città e, più in generale, della gente rimasta indietro sulla scala dell’arricchimento. La scelta delle autorità di Pechino è quindi una scelta di classe. Privilegia i privilegiati e, soprattutto, asseconda la corsa all’accaparramento di quel binomio casa-macchina che accomuna tutto il paludoso ceto medio globale. Indica la strada verso il futuro: zhongguo meng, sogno cinese.

È inoltre del tutto coerente con il progetto di espellere i migranti rurali dalle città maggiori, per ricollocarli nelle periferie delle stesse o nelle città di seconda-terza fascia. Del resto, la segmentazione delle città e l’espulsione degli indesiderati non è roba solo cinese. Vogliamo parlare della rimozione delle panchine dalle nostre piazze o dalla loro ergonomica volutamente scomoda affinché i barboni non ci possano dormire sopra? In Cina, questo nuovo progetto si chiama «urbanizzazione incentrata sull’uomo». Come nelle grandi opere idrauliche per deviare il corso dei fiumi, l’Imperatore cerca da sempre di incanalare pure i flussi umani.

Infine ci sono Tian’anmen e dintorni da rendere sempre più «salotto» della Cina. Un salotto transennato, perimetrato, sorvegliato, incanalato. Invivibile. La piazza più famosa del mondo di fatto nacque già così dopo il 1949: non luogo d’incontro e di dibattito tra genti – come la nostra Agorà – ma grande palcoscenico di celebrazione del potere. Disgraziatamente, la storia procede spesso per eterogenesi dei fini e dal funerale di Zhou Enlai nel 1976, all’attentato terroristico dell’ottobre 2013, passando per il movimento del 1989, la grande piazza è diventata spesso il magnete che attira le manifestazioni di contro-potere, spontanee, organizzate o disperate che siano. Oggi no, Tian’anmen è saldamente sotto controllo. Che le biciclette elettriche lascino il posto al Suv.

Tratto dal sito China Files

  • Autore articolo
    Gabriele Battaglia
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 28/11 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 28-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve venerdì 28/11 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 28-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 28/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 28-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 28/11/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 28-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Igor Giammanco

    Igor Giammanco - a cura di Paolo Massari

    Percorsi PerVersi - 28-11-2025

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di venerdì 28/11/2025

    Musiche dal mondo è una trasmissione di Radio Popolare dedicata alla world music, nata ben prima che l'espressione diventasse internazionale. Radio Popolare, partecipa alla World Music Charts Europe (WMCE) fin dal suo inizio. La trasmissione propone musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano. Un'ampia varietà musicale, dalle fanfare macedoni al canto siberiano, promuovendo la biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 28-11-2025

  • PlayStop

    Sui Generis di venerdì 28/11/2025

    Una trasmissione che parla di donne e altre stranezze. Attualità, cultura, approfondimenti su femminismi e questioni di genere. A cura di Elena Mordiglia.

    Sui Generis - 28-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di venerdì 28/11/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 28-11-2025

  • PlayStop

    Sciopero generale dei sindacati di base: contro la manovra di guerra e per la Palestina

    Centinaia di migliaia di persone in 50 città, secondo gli organizzatori, tanti studenti e movimenti per la Palestina insieme ai lavoratori hanno animato le piazze dello sciopero generale indetto unitariamente dalle sigle del sindacalismo di base contro la manovra economica. Una manovra di guerra, condizionata dalla necessità di aumentare le spese militari e che taglia salari e stato sociale, il centro della protesta. A Roma la manifestazione si è concentrata davanti a Montecitorio, molto partecipati anche i cortei di Milano e di Genova, aperto dai lavoratori portuali insieme a Greta Thunberg. A Torino un gruppo di manifestanti a volto coperto ha fatto irruzione nella redazione de LA Stampa, vuota per lo sciopero, lasciando scritte e buttando all’aria materiali di lavoro. Il Cdr e il sindacato dei giornalisti hanno duramente condannato l’atto. A Venezia ci sono state cariche e l’uso di idranti quando i manifestanti hanno cercato di raggiungere la sede dell’industria militare Leonardo. Le interviste realizzate al corteo di Milano da Martino Fiumi.

    Clip - 28-11-2025

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 28/11/2025

    1) Tutti gli uomini del presidente Zelensky. Il braccio destro del presidente ucraino, Andriy Yermak, si dimette dopo lo scandalo corruzione. (Chawki Senouci) 2) Impunità e silenzio internazionale. Dalla Cisgiordania a Gaza, il governo israeliano uccide con le armi e con la burocrazia. (Giulio Cocchini - CESVI) 3) Intercettare i migranti ad ogni costo. La Francia, su pressione del Regno Unito, sperimenta nuovi pericolosi metodi per fermare l’immigrazione della manica. (Veronica Gennari) 4) I figli dello stato. Il sistema di protezione dei minori in Francia è in crisi e la proposta di un nuovo disegno di legge apre lo spazio per un dibattito più ampio. (Francesco Giorigni) 5) Spagna, per la prima volta un presidente tedesco rende omaggio alle vittime del bombardamento di Guernica. (Giulio Maria Piantedosi) 6) Ogni secondo si perde un albero. Mentre l’unione europea rinvia la norma per salvaguardare le foreste, centinaia di specie di alberi sono a rischio estinzione. (Alice Franchi, Martina Borghi - Greenpeace Italia) 7) Mondialità. Il secondo tempo per le guerre commerciali. (Alfredo Somoza)

    Esteri - 28-11-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di venerdì 28/11 18:35

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 28-11-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 28/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 28-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di venerdì 28/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 28-11-2025

  • PlayStop

    Volume di venerdì 28/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 28-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di venerdì 28/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 28-11-2025

Adesso in diretta