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L’imperdibile late show di John Oliver è ricominciato

Il late show – il talk show d’intrattenimento di seconda serata – è un genere televisivo che in Italia non ha mai avuto un esagerato successo, ma che negli Stati Uniti è un caposaldo del piccolo schermo, declinato secondo differenti modalità: ci sono quelli con cadenza quotidiana sui canali generalisti (come quello che fu di Letterman, per esempio) e gli appuntamenti settimanali, solitamente sui network via cavo; c’è il comico-conduttore che sta seduto dietro la canonica scrivania e quello in piedi davanti al pubblico in studio; c’è chi accoglie ogni sera ospiti da intervistare e chi invece alterna monologhi comici a momenti musicali e d’intrattenimento.

Negli ultimi anni, schegge di questi show sono arrivate anche dalla nostra parte d’oceano, perché i momenti salienti vengano caricati su YouTube e resi accessibili in tutto il mondo. Negli Stati Uniti è appena cominciata la nuova stagione di uno dei late show di maggiore successo, nonché uno di quelli che ha cambiato le regole del gioco: è il Last Week Tonight con John Oliver, ogni domenica sera sulla prestigiosa rete HBO, e che pure se non seguite abitualmente avete forse intercettato online l’anno scorso, quando si occupò delle elezioni italiane e diventò virale anche nel nostro Belpaese.

John Oliver è di origine inglese, e la sua provenienza british è evidente dal marcato accento e dalle frequenti prese in giro ai danni dei sudditi della regina (ovviamente autoironiche); ha iniziato a condurre il Last Week Tonight cinque anni fa, dopo esser stato presenza fissa al Daily Show di Jon Stewart. E, come faceva anche Jon Stewart, ci tiene a ribadire che il suo è “spettacolo, non giornalismo”: la precisazione è importante, perché la formula affinata velocemente dal Last Week Tonight prevede ogni settimana, su mezz’ora di programma, un segmento di circa 15-20 minuti dedicato all’approfondimento preciso di uno specifico argomento. Che può essere di stretta tendenza e attualità – il muro col Messico, la Brexit, l’inchiesta sul Russia Gate, le elezioni nazionali – ma anche apparentemente oscuro e ignoto – la net neutrality, i prestiti subprime, le criptovalute, gli incentivi finanziari governativi, la ricombinazione del DNA e chi più ne ha più ne metta; Oliver si occupa spesso di esteri – ha dedicato analisi a Russia, Cina, Venezuela, Canada e non solo – e quando intervista qualcuno, quel qualcuno è davvero speciale: è volato in Russia per parlare con Edward Snowden, ha conversato con Stephen Hawking prima della morte, o con il Dalai Lama di Tibet e pacifismo, con Anita Hill di molestie sul luogo di lavoro.

Oliver è famoso anche per alcuni gesti estremi e geniali: ha fondato una sua personale chiesa per dimostrare come molte confessioni religiose recenti siano in realtà un modo di spillare soldi e non pagare tasse, ha scritto e pubblicato un libro per bambini in cui il coniglietto Marlon Bundo, del bigottissimo vicepresidente Mike Pence s’innamora ricambiato, felice e accettato da tutti di un altro coniglietto (maschio). Le vendite sono state un successo, e il ricavato è andato alle associazioni LGBT.

Negli ultimi anni, anche altri colleghi di Oliver hanno iniziato a inserire segmenti approfonditi e informativi nei loro show: dichiaratamente di parte ma anche sottoposti a una rigorosa verifica dei dati, infarciti di battute esilaranti ma estremamente seri ed efficaci nel dettagliare i problemi, sembrano contrastare il chiacchiericcio delle news tradizionali, sempre dominato dall’ultimo assurdo tweet del presidente e spesso impreparato davanti alla propaganda populista. Forse perché per sfidare un buffone ce ne vuole un altro: formidabile segno dei tempi in cui viviamo, quello in cui è la comicità a dover essere una cosa seria.

Foto | Wikimedia

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    Alice Cucchetti
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    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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