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Le disuguaglianze che bloccano lo sviluppo

L’Angola ha chiesto di nuovo l’aiuto del Fondo monetario internazionale per salvaguardare la tenuta dei suoi conti pubblici messi a durissima prova dal crollo del prezzo del petrolio. Paese membro dell’Opec (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), l’Angola è il secondo produttore di questa materia prima in Africa. Come la Nigeria, primo produttore, ha subìto in maniera rilevante il colpo del calo del valore del greggio. Le finanze dello Stato sono state prosciugate per sopperire ai mancati introiti delle esportazioni e la moneta nazionale, il Kwanza angolano, ha subito una forte svalutazione.

Così come già accaduto in passato, il Paese africano si è dovuto rivolgere nuovamente all’Fmi che tra il 2009 e il 2012, con l’obiettivo di sostenerne la ricostruzione dopo quasi trent’anni di guerra civile (dal 1975 al 2002), ha già versato nelle casse del governo di Luanda 1,4 miliardi di dollari.

L’Angola però è un caso emblematico, una sorta di simbolo di ciò che accade in Africa. In primo luogo la classe politica al potere non è mai cambiata dall’indipendenza a oggi. L’entourage presidenziale e quello dei suoi generali si è arricchito in maniera spropositata. La figlia del presidente Dos Santos è la donna più ricca d’Africa. La moglie è a capo di diverse società.

Insomma il Paese è praticamente in mano a una classe di ricchissimi che sono tutti legati al clan di Dos Santos. Di conseguenza nel Paese non è mai stata nemmeno tentata una redistribuzione della ricchezza che nei primi anni di questo terzo millennio è fluita in modo abbondante dal Paese finendo tutta (o quasi tutta) nelle tasche di fratelli, cognati, nuore, cugini, mogli ecc.

Ma al di là di questo male comune in Africa, l’Angola non ha mai nemmeno tentato una diversificazione economica: c’erano il petrolio e i diamanti e la ricchezza veniva da lì. Punto e basta. Oggi che il prezzo del petrolio è ai minimi storici, il “miracolo” Angola mostra di cosa è fatto realmente. Peccato che questo Paese era citato da molti come uno degli esempi dei cosiddetti Leoni-Africani (paragrafando le Tigri-asiatiche della fine degli anni Novanta).

Per valutare se un Paese si è realmente incamminato sulla strada dello sviluppo i parametri sono altri: nascita e crescita di una industria manufatturiera interna, diversificazione delle fonti di ricchezza e distribuzione reale alla popolazione attraverso il lavoro. In breve questi provvedimenti dovrebbero portare accesso alla scuola, alla sanità, all’acqua potabile. Fuori da questa strada le classi politiche al potere stanno facendo un’altra cosa, non sviluppo.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    1) 25 novembre, quando lo stupro è un’arma di guerra. Nel Sudan sconvolto dalla più grave crisi umanitaria al mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di violenza di genere. (Stefano Piziali - Cesvi) 2) Ucraina, mentre i negoziati per un accordo tra Mosca e Kiev continuano, il piano per la pace Statunitense spacca l’amministrazione americana. (Roberto Festa) 3) La peggiore crisi economica mai registrata. L’occupazione israeliana in Cisgiordania e la distruzione e Gaza hanno provocato un crollo senza precedenti nell’economia palestinese, riportando il paese indietro di decenni. (Allegra Pacheco - West Bank Protection Consortium) 4) “A Dankirque non si vive, si sopravvive”. Sulle coste francesi la situazione umanitaria delle persone migranti peggiora giorno dopo giorno e lo stato non si assume le sue responsabilità. (Veronica Gennari) 5)Lo scandalo di pedofilia che ha sconvolto il vescovo di Cadice è un caso senza precedenti nella chiesa spagnola. (Giulia Maria Piantedosi) 6) Rubrica sportiva. Dopo 52 anni, la nazionale di calcio di Haiti si qualifica per i mondiali. Un risultato storico e prezioso per un paese distrutto dalla violenza. (Luca Parena)

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    Celebriamo la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne con una selezione musicale quasi esclusivamente al femminile, tra novità degli ultimi giorni e brani più storici. Nella seconda parte Corrado Nuccini ci parla di Solido Festivalino di Ferrara, che andrà in scena questo weekend, e ospitiamo Marco Giudici che ci racconta e suona alcuni pezzi del suo nuovo album "Trovarsi soli all'improvviso".

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