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Land grabbing, deforestazione e sfruttamento in Brasile, H&M e Zara sotto accusa

campi di cotone nel cerrado in brasile

L’Ong britannica Earthside accusa i colossi tessili H&M e Zara di essere “legati” ad attività illegali di deforestazione su larga scala in Brasile, quali esproprio di terre, corruzione e violenza nelle piantagioni di cotone di loro proprietà. Utilizzando immagini satellitari, decisioni giudiziarie, registri di spedizione dei prodotti e indagini sotto copertura, Earthside ha compilato un rapporto dal titolo: “Crimini legati alla moda: la moda dei giganti europei della moda è legata al cotone sporco proveniente dal Brasile”. L’Ong afferma di aver tracciato il viaggio di 816.000 tonnellate di cotone provenienti da due delle più grandi aziende agroindustriali del Brasile Parte di questa attività illecita verrebbe svolta nella regione del ‘Cerrado’, una savana rinomata per la ricchezza della sua fauna e flora che costituisce il secondo bioma più importante del Brasile.
Chawki Senouci ne ha parlato con Alfredo Somoza…

Il Cerrado è un luogo veramente spettacolare, una frontiera della distruzione della deforestazione in Brasile che spesso viene trascurata rispetto all’Amazzonia. È una gigantesca savana situata a sud dell’Amazzonia che si estende praticamente fino alla costa. Al centro di questa vasta savana si trova Brasilia, la nuova capitale del Brasile. Parliamo di un territorio che copre circa 2 milioni di chilometri quadri, pari a sei o sette volte l’Italia, ed è considerato dal WWF la savana più ricca biologicamente al mondo.

Il Cerrado è un ambiente di straordinaria biodiversità, con aree di foresta tropicale e subtropicale al suo interno. Si estende dall’equatore fino al tropico del Capricorno ed è stato la frontiera agricola del Brasile degli ultimi 30 anni. Inizialmente si pensava che non fosse adatto alla coltivazione, ma poi i ricercatori brasiliani hanno scoperto che la terra poteva essere resa coltivabile con l’aggiunta di calce e fosforo. Inoltre, è stata sviluppata una varietà di soia adatta al clima tropicale, che ha contribuito ad aumentare l’agricoltura nella regione.

Dopo l’allevamento, che è stato il primo attacco dell’uomo contro questa vasta savana, i due prodotti che ora minacciano maggiormente il Cerrado sono la soia OGM e il cotone. La soia è stata adattata per prosperare in quest’ambiente tropicale, mentre il cotone è diventato una delle principali colture della regione. Queste due colture sono responsabili della deforestazione che pare ormai raggiunga il 40% di quella Savana. Il cotone viene poi esportato in Oriente dove vengono prodotti i vestiti a basso costo dei grandi Marchi internazionali.

Oltre che di land grabbing si parla anche di water grabbing, Perché vengono saccheggiate le risorse idriche del Serrado…

Il Cerrado, essendo una savana, è caratterizzato da una disponibilità idrica naturalmente limitata rispetto alle foreste tropicali. Sebbene la soia non richieda grandi quantità di acqua, il cotone, al contrario, è una coltura che necessita di notevoli risorse idriche. Il cotone ha causato grandi disastri ecologici in passato, sia nell’ex Unione Sovietica che in Africa, poiché senza un’adeguata disponibilità di acqua, la coltivazione diventa insostenibile.

Questa situazione ha portato a una migrazione di contadini impoveriti dal Cerrado, poiché non sono più in grado di praticare l’agricoltura familiare a causa della mancanza di accesso all’acqua. Di conseguenza, il Cerrado oggi riflette gli impatti della globalizzazione sulle materie prime e sulle commodities. È diventato un paradigma per una serie di questioni interconnesse, ma soprattutto perché, fino a poco tempo fa, quello che succedeva in quella zona era tenuto segreto. Sembrerebbe che, nel tentativo di preservare l’Amazzonia, si sia ignorato o trascurato il Cerrado, nonostante sia una frontiera agricola di vitale importanza, addirittura più rilevante dell’Amazzonia stessa.

Il cotone del Serrado arriva nelle nostre città, ad esempio nel centro di Milano, attraverso i negozi di fast fashion, supportato da una certificazione piuttosto tollerante che lo etichetta come sostenibile ed etico.

Sì, la certificazione Better Cotton è considerata la più importante a livello mondiale, ma presenta gli stessi problemi di molte altre certificazioni. Qualche anno fa lavorando sulle certificazioni sull’olio di palma, ho scoperto che le aziende che dichiarano di utilizzare olio di palma sostenibile, come il gigante multinazionale italiano Ferrero, in realtà ricevono una certificazione che copre solo le attività in corso, non il passato. Questo significa che se un’area era una foresta 10, 15 o 20 anni fa ed è stata deforestata per la coltivazione di palme da olio, ciò non viene preso in considerazione per la certificazione.

Nel caso di Better Cotton, le denunce delle ONG ambientaliste hanno rivelato che non solo non veniva certificato lo scempio ambientale, ma nemmeno le condizioni di lavoro. In Brasile, ci sono ancora casi di lavoro che potrebbero essere considerati quasi schiavitù, con persone che lavorano sostanzialmente per il cibo. Si è scoperto che queste coltivazioni di cotone, che richiedono molta manodopera, sono una di queste situazioni. Questo è ancora più grave rispetto ad altre certificazioni, perché coinvolge non solo l’ambiente ma anche le condizioni umane.

In generale tutte queste certificazioni e iniziative di sostenibilità sulle commodities agricole sono molto opinabili, certificano le cose nel momento in cui certificano senza verificare quello che è successo in passato, e se fosse vero quello che sta venendo fuori su Better Cotton, chiudendo non una ma tutte e due gli occhi.

Il rapporto punta il dito su Inditex, la multinazionale che controlla Zara e H&M…

I consumatori devono capire che non è possibile vendere indumenti ai prezzi attuali. Questo vale sia per i prodotti direttamente commercializzati dalla Cina che per quelli prodotti attraverso delocalizzazioni in paesi come Indonesia e Vietnam. Anche se gli imprenditori rispettano le normative locali sul lavoro, le loro produzioni in paesi come questi sfruttano energia elettrica prodotta principalmente da carbone, senza adeguati trattamenti per i residui tossici. Inoltre, nel Bangladesh, che è diventato la capitale del tessile, mancano addirittura le regole per garantire la sicurezza dei lavoratori. Non ci sono miracoli né magie in questo mondo: i bassi costi si ottengono ancora oggi a scapito dell’ambiente e delle persone. A questo non possono sfuggire le multinazionali, nonostante tutto il marketing o le certificazioni.

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    Gran Bretagna e Germania, i grandi malati d'Europa. Il primo ministro britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz sono entrambi proiettati in una rincorsa della destra estrema. Il laburista britannico Starmer, due settimane fa: «restauriamo ordine e controllo», titolo di un documento presentato alla Camera dei Comuni. Il democristiano tedesco Merz: ci vogliono «controlli ai confini e respingimenti» perchè «l’immigrazione ha un impatto sul paesaggio urbano». Proprio così. Germania e Gran Bretagna, due potenze economiche mondiali: la Germania (80 milioni di abitanti) con il terzo pil del mondo (dopo Stati Uniti e Cina); il Regno Unito (con 60 milioni di abitanti) con il sesto pil mondiale (dopo la Germania c’è il Giappone e l’India e poi il Regno Unito). La “malattia” (la rincorsa ad essere a volte più a destra delle destre) rischia di cambiare i connotati a tradizioni politiche europee centenarie: come il laburismo britannico, il popolarismo democristiano tedesco insieme alla socialdemocrazia, sempre in Germania. Pesa, inoltre, un discorso pubblico sempre più contaminato da un lessico guerresco. Che danni può provocare questa “malattia” in due paesi fondamentali del continente europeo? Pubblica ha ospitato la storica Marzia Maccaferri (Queen Mary, University of London) e il giornalista Michael Braun (corrispondente da Roma del berlinese Tageszeitung).

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    Lista stupri. Una delle ragazze minacciate: “L’educazione sessuo-affettiva serve ad arginare le violenze”

    L’educazione sessuale a scuola si farà solo con il consenso dei genitori degli studenti minorenni, sia alle medie sia alle superiori. Alla Camera ieri è arrivato il via libera agli emendamenti al ddl Valditara tra le proteste delle opposizioni. È stato respinto anche un emendamento che prevedeva di togliere il consenso dei genitori in caso il corso fosse organizzato dalle Asl, quindi non da associazioni ma dal servizio sanitario nazionale. Intanto, prosegue l’indagine della procura di Roma "lista degli stupri” comparsa nei giorni scorsi nei bagni del liceo romano Giulio Cesare. Al momento il reato ipotizzato è istigazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale. Andrea, una delle studentesse del Giulio Cesare il cui nome era presente nella lista, al microfono di Mattia Guastafierro, ci racconta qual è il clima a scuola: “Ci sono stati dei precedenti, sicuramente non così gravi: stati bruciati dei cartelloni contro la violenza sulle donne nel bagno dei maschi, sono state strappate delle petizioni messe in bacheca per sensibilizzare alla violenza di genere. Purtroppo ci sono persone che hanno avuto un'educazione familiare estremamente poco consapevole di certe cose e purtroppo questa è la prova che un argomento così terribile come lo stupro possa essere utilizzato con leggerezza e, anzi, scritto su un muro di un bagno”. Inoltre, Andrea riconosce l'importanza dell'educazione sesso-affettiva nelle scuole: "Noi passiamo tantissime ore all'interno delle mura scolastiche e quindi deve essere la scuola a insegnare ed arrivare dove la famiglia magari non riesce. C'è molta disinformazione su quello di cui si tratta nell’educazione sessuo-affettiva: serve per insegnare il consenso, per conoscere se stessi senza paure, senza timori e stigmi sociali, per accettare ogni parte di sé. Facendo questo percorso dentro la scuola inevitabilmente la violenza di genere, e le violenze in generale, vengono arginate proprio perché la violenza parte da un'insicurezza. Se noi insegniamo che va bene averle, che queste si possono gestire, come gestire le relazioni, i conflitti ed educare al consenso, io credo che queste cose non succederebbero più. La scuola se ne deve far carico".

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