Approfondimenti

Corridoi umanitari. Un atto di civiltà

Continuano i massicci arrivi di migranti sulle coste siciliane.

Circa 16 mila solo negli ultimi cinque giorni. E ancora una volta Lampedusa è la porta verso l’Europa per chi, fuggendo da guerre e povertà, cerca una speranza, un futuro. Sono giorni difficili per la sindaca Giusi Nicolini. Non certo i primi.

“La situazione nel centro hotspot di Lampedusa non è né dignitosa, né umana. Abbiamo in queste ore 1300 migranti, quando ne possiamo accogliere non più di 350. Ci sono molti bambini”.

E’ un grido di allarme quello che arriva da Giusi Nicolini, che chiede di accelerare urgentemente i trasferimenti dei migranti in altri luoghi, per dare loro condizioni di vita adeguate e dignitose.

Poi ancora una volta ribadisce l’urgenza di creare subito corridoi umanitari.

Ma l’Europa resta sorda a questa richiesta, nonostante sulla rotta del Mediterraneo ci sia l’85 per cento di tutte le morti in mare.

Nel Mediterraneo, il numero di decessi è aumentato di oltre un terzo rispetto allo scorso anno. Nel 2016, un migrante ogni 85 è morto nella traversata, rispetto a uno ogni 276 nel 2015. Sono stime fornite dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni.

Intanto continua il lavoro di soccorso, l’intervento incessante della Guardia Costiera, della Marina militare e delle organizzazioni umanitarie, tra cui Medici Senza Frontiere.

Da lunedi scorso, 29 agosto, sono stati recuperati, salvati in mare nel Canale di Sicilia oltre 16 mila migranti (solo tre mila ieri). Negli ultimi quattro giorni, circa duemila migranti sono stati portati a Lampedusa, il cui centro di accoglienza ora rischia il collasso. Altri sono stati accompagnati a Catania, Cagliari, Reggio Calabria, Salerno. Molti provengono dal Egitto e dalla Libia.

L’aumento degli arrivi dalla Libia sulle coste siciliane è dovuto a una serie di concause, a partire dalla chiusura della rotta balcanica in seguito all’accordo tra Europa e Turchia e alla posizione geografica della Libia, principale porta di accesso verso il vecchio continente.

Tra i migranti cresce il numero dei bambini e anche di quelli che nascono durante il viaggio. Lo conferma Nicolini che racconta come due giorni fa “abbiamo aiutato un’altra donna a partorire a bordo di una motovedetta approdata a Lampedusa”.

La sindaca si riferisce all’intervento del ‘medico dei migranti’ Pietro Bartolo che ha reciso il cordone ombelicale. Il neonato, chiamato Pietro in onore del medico, e la mamma, proveniente dal Mali, ora stanno bene e sono stati trasferiti all’ospedale di Agrigento.

Anche in Sardegna è a rischio tenuta il sistema di accoglienza.

Lo ha denunciato il presidente dell’Anci, l’associazione locale dei sindaci, Pier Sandro Scano: “L’Europa ha abbandonato l’Italia. Non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità e ai doveri di umanità, ma abbiamo il dovere di dire parole chiare”.

nicolini per festa gli arrivi a lampedusa-2

Migranti sulla nave verso Lampedusa ( foto Lapresse)

 

Sindaca Nicolini qual è la situazione nel centro hotspot di Lampedusa?

C’è un sovraffollamento inaccettabile. In queste ore abbiamo 1300 migranti, ma il centro ne può accogliere 300. Di conseguenza le persone non hanno un letto, dormono a terra, all’aperto. Le condizioni igieniche e dei servizi sono precarie. Questa non è una condizione umana, dignitosa. Ora capisco che per l’emergenza ( dati i massicci arrivi di questi giorni, ndr) li hanno portati a Lampedusa, ma per un giorno e una notte possiamo reggere, non oltre, non possiamo lasciarli in queste condizioni.

Quindi qual è la sua richiesta?

Che vengano trasferiti rapidamente per dare loro condizioni dignitose di vita. Si sta procedendo troppo lentamente. Da qui ne vengono trasferiti centocinquanta al giorno. Centocinquanta ieri, centocinquanta oggi. Di questo passo ci vorrà tempo per normalizzare la situazione. Bisogna agire subito.

Cosa l’ha colpita di più in questi giorni di arrivi di migranti a Lampedusa?

I volti dei bambini, stanno arrivando tanti bambini. Aumentano anche quelli che nascono durante il viaggio. Uno è nato sulla motovedetta, arrivata qui nell’isola. Altri due sono nati sulla nave della Marina militare, portati poi a Lampedusa e quindi elitrasportati a Agrigento. Stanno bene.

Si prevede un settembre con ulteriori massicci arrivi di migranti verso le coste siciliane. Ce ne sono stati 16 mila solo negli ultimi giorni.

Sì, anche perché la chiusura della rotta balcanica sta spingendo sempre più migranti verso quella del Mediterraneo.

Lei ha criticato l’accordo tra Turchia e Europa. Perché?

Perché obbligherà i migranti a viaggi più lunghi e causerà più morti. L’accordo con la Turchia è due volte immorale: chiudiamo la porta in faccia a persone disperate e nello stesso tempo diamo soldi ( 3 miliardi di euro, ndr), a un Paese come la Turchia che viola i diritti fondamentali. Ma come si fa a pensare di bloccare la volontà di sopravvivenza dei migranti che fuggono da guerre, persecuzioni, fame?

Lei venne a Milano, il 25 aprile di quest’anno. Ricordo che disse: “Non possiamo permetterci il silenzio, questo è il momento in cui o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. Il vero pericolo non sono i profughi, è questa Europa, la sopravvivenza stessa dell’Europa”. Parole forti. Lo pensa ancora?

Sì, lo penso, sono molto preoccupata per questi egoismi nazionali. L’Europa perde la sua anima quando lascia morire una migrante in mare, perde il significato profondo, di comunità con cui era nata. Come può sopravvivere un’Europa che non accoglie, non è solidale, che chiude frontiere o alza muri.

Accogliere solo i rifugiati, e non i migranti per motivi economici. Cosa risponde a chi sostiene questa linea?

Forse dovremmo spiegare a questi politici europei che anche di povertà si muore.

A proposito di migranti, ieri il Papa ha fatto un forte richiamo alle migrazioni forzate per cause ambientali, siccità, alluvioni, eventi atmosferici estremi. Lei cosa dice?

I cambiamenti ambientali stanno producendo effetti devastanti, concorrono a creare nuove povertà e spesso nuove guerre. Affrontare questo tema è cruciale.

Senta prima mi diceva che la priorità è creare subito i corridoi umanitari. Perché?

Perché rendono più efficace combattere la tratta degli esseri umani, perché consentono a chi ha bisogno di arrivare da noi in modo protetto, legale, senza dover rischiare di morire in mare. Perché ci aiuterebbero a combattere l’emergenza e consentirebbero a noi di governare i flussi di arrivo dei migranti e poi sarebbero una scelta di umanità, di civiltà.

nicolini per festa foto polizia di stato

Salvataggi nel Canale di Sicilia. 1° settembre

  • Autore articolo
    Piero Bosio
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    Tutto scorre di mercoledì 12/11/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    Le elezioni in Campania raccontate da Ciro Pellegrino caporedattore di FanPage tra TikToker, equilibri locali, polemiche sui candidati e poco interesse dell'opinione pubblica. Giacomo Salvini cronista politico de Il Fatto Quotidiano pesa il voto per le coalizioni: tra il tentativo di soprasso di Fdi sulla Lega anche in veneto e il dilemma della leadership della coalizione di centrosinistra. L'atlante degli incidenti ciclistici d'Italia un corposo studio in 5 mappe interattive realizzate dal Politecnico di Milano per conoscere Comune per Comune incidenti, cause e conseguenze, uno strumento che cambia la nostra percezione del fenomeno e che può aiutare gli amministratori, ci spiega il coordinatore del progetto Professore Paolo Bozzuto, se volete consultarlo lo trovate qui: https://craft.dastu.polimi.it/it/articles/15 La campagna Abiti Puliti lancia un allarme "No al caporalato del Made in Italy": dopo le inchieste della magistratura che hanno scoperchiato come anche nel lusso le catene di subappalti siano finite in capannoni dove senza diritti lavoratrici e lavoratori vengono sfruttati per pochi euro all'ora, il governo vuole offrire uno "scudo penale" ai brand della moda, ce ne parla Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti che da quasi 30 anni si batte per il rispetto dei diritti del lavoro nelle filiere tessili, un tempo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ora sempre di più anche in Italia.

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