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L’Amica Geniale arriva su RaiUno e TIMVISION

L'Amica Geniale

Non era mai successo prima, che una delle serie più attese della nuova stagione televisiva, in tutto il Mondo, fosse italiana. Ma, probabilmente, anche il caso letterario alla base di tutto è unico, inaspettato e irripetibile: la quadrilogia di romanzi di Elena Ferrante che comincia con L’amica geniale – e prosegue con Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e Storia della bambina perduta – ha venduto più di 10 milioni di copie in 40 paesi.

Negli Stati Uniti, dove è davvero difficile sfondare per un romanzo non americano, i “Neapolitan Novels”, come sono chiamati, sono diventati una lettura irrinunciabile anche per molte celebrità. Il mistero che circonda l’identità di Elena Ferrante – uno pseudonimo, in attività dal 1992 di L’amore molesto – secondo molti è una delle ragioni principali del suo successo: e quando qualcuno ha provato a scoprire la verità, moltissimi fan si sono indispettiti, reclamando il rispetto per l’anonimato che la scrittrice coltiva da sempre.

Ora L’amica geniale – in inglese My Brilliant Friend – è una serie tv, che in Italia debutta in contemporanea su Rai1 e sulla piattaforma streaming TIMVISION, e negli Stati Uniti va in onda su HBO, la più prestigiosa tra le reti a pagamento, la stessa di I Soprano, The Wire, Il trono di spade. È anzi la prima serie HBO in italiano, dunque va in onda sottotitolata oltreoceano, e in gran parte anche qua, perché i personaggi parlano spesso in napoletano stretto.

La storia comincia nel 1950, in un rione popolare del capoluogo partenopeo, nel momento in cui la piccola Elena detta Lenù, cinque anni – la voce narrante -, incontra Lila, sua coetanea, destinata a diventare sua amica per il resto della vita. Il rapporto tra le due, un’amicizia intensa e indissolubile, che si nutre delle reciproche differenze, si dà vicendevolmente forza e a volte le mette in competizione, è il cuore del racconto che, nei successivi capitoli e romanzi, attraversa la storia d’Italia, dal Dopoguerra fino al nuovo millennio, mentre il paese sullo sfondo si trasforma.

La prima stagione, di otto episodi, è l’adattamento del primo libro (se tutto va bene seguiranno altre tre stagioni, una per romanzo), e le protagoniste sono dapprima bambine e poi adolescenti: le attrici sono state scelte con un lungo processo di casting dal regista Saverio Costanzo, già autore di film interessanti come Hungry Hearts e La solitudine dei numeri primi, e che non è nuovo al piccolo schermo, avendo firmato la versione italiana di In Treatment.

Costanzo ha ricostruito in studio il grande palazzo in cui abitano le bambine e il quartiere di Napoli in cui si svolge l’inizio della storia, preservando l’indefinitezza dell’ambientazione (il nome preciso del rione non viene mai fatto da Ferrante) e nello stesso tempo conservando una specificità estetica e culturale che si accompagna a quella linguistica (unica eccezione: la voce narrante è quella di Alba Rohrwacher, compagna del regista, che non parla mai in dialetto, ma adotta solo ogni tanto una cadenza partenopea).

Tra i produttori esecutivi c’è anche Paolo Sorrentino, che per HBO aveva realizzato The Young Pope, e tra gli autori è accreditata anche Elena Ferrante in persona, che ha comunicato intensamente via email con Costanzo (anzi, pare sia stata proprio lei a sceglierlo per l’adattamento). La critica statunitense, che ha visto le prime puntate, è già in adorazione: per gli spettatori, soprattutto quelli italiani (che a differenza degli americani vedranno la serie sul principale canale pubblico generalista e non su una rete pay di nicchia) sarà lo stesso?

L'Amica Geniale

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza. Una quarantina di personalità della ricerca e dell’università hanno lanciato un appello al voto per i cinque referendum. I quesiti chiedono di: «Vivere da cittadini», riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri; «Vivere vite meno precarie», riducendo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato; «Lavorare senza licenziamenti illegittimi», riducendo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa; «Lavorare senza discriminazioni», riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; «Lavorare senza infortuni», riducendo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ospiti di Pubblica, per parlare di partecipazione, due firmatari/e: Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino e Donatella Della Porta, scienziata politica alla Scuola Normale Superiore di Firenze. Diverse le domande. E’ arrivato il momento di abbassare la soglia del 50% di partecipazione per rendere valido il referendum? Perchè fallisce la partecipazione? Quanto c’entra la complessità del quesito, la credibilità dei proponenti? «Non possiamo arrenderci all’assenteismo, ad una democrazia a bassa intensità», ha detto il presidente Mattarella per il 25 aprile. Il capo dello stato ha lasciato, però, inesplorate le ragioni profonde dell’astensione, ragioni che risiedono anche nell’impoverimento sociale, oltre che economico, del lavoro. Ha scritto la studiosa, dirigente dell’Istat, Linda Laura Sabbadini: «Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un paese».

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