
Si sono abbracciati, Meloni e il Meeting di Rimini. Lei non vedeva l’ora di ricevere l’applauso che ancora le mancava per accreditarsi come leader in cui avere fiducia. Gli applausi nello stesso auditorium che ha applaudito il vecchio nemico Draghi, l’uomo dell’establishment di cui lei ambisce a fare parte. Quelli del Meeting sono da tradizione alla ricerca del consenso con il potere e stavolta non devono faticare.
“Il tuo governo è credibile nel mondo”, l’ha introdotta il capo del Meeting Bernhard Scholz. Lei è passata da Elliot a La Storia Infinita con disarmante facilità per dire “siamo uguali, contro il nulla che avanza abbiamo la medesima tensione spirituale”. Tensione tradotta nei valori conservatori che piacciono alla destra cattolica, declinati nel pensiero reazionario della destra al governo.
Ha promesso un piano casa perché altrimenti senza casa non si fanno le famiglie e i figli: applausi. Ha promesso di favorire il ceto medio: applausi. Ha dipinto un’Italia campione di politica economica elogiata all’estero: applausi. Ha provato a spegnere l’incidente diplomatico con la Francia scandendo che se l’Ucraina non è crollata è per l’eroica resistenza del popolo ucraino ma anche per l’impegno europeo a favore di Kyiv di cui l’Italia sarebbe capofila: applausi. Di questo all’estero non se ne sono molto accorti ma non importa, è tutto a uso dei social e dei media compiacenti.
L’applauso più convinto è arrivato sulla riforma della giustizia. E ha scaldato anche quando ha criticato Israele: “Israele fermi la guerra, fermi i coloni, non possiamo tacere per un diritto alla difesa che è andata oltre ogni proporzionalità”. Che importa se era come se non fosse lei la Presidente del Consiglio ma una che passava di lì. A Rimini Meloni è sembrata una di famiglia. Per comunanza di valori. E per assenza di alternativa. Persino Prodi aveva appena finito di spiegare, in una intervista, che l’opposizione non esiste.
L’opposizione ha provato a farla di nuovo Salvini, che ha cercato in ogni modo di rovinarle la festa: “Sì, ci siamo sentiti, vuole sapere per quanti secondi”? Poi ha cercato di prendere di nuovo a pernacchie Macron, ha provato a dire che la linea sull’Ucraina la detta lui, ha proposto di liquidare la Ue per tornare alla Comunità Europea, manco fossimo a Giochi senza Frontiere. Mancava che si mettesse a fare il giocoliere nei padiglioni della Fiera di Rimini per attirare l’attenzione.
La fotografia di Rimini è che, n attesa di Conte, Schlein e Fratoianni, Meloni l’opposizione ce l’ha in casa. Ma, vista da Rimini, le centinaia di persone ad applaudire lei, i quattro gatti a sentire lui, è una opposizione ininfluente. Meloni può continuare serena a cercare il consenso dei salotti che contano. Il Meeting è un tassello del percorso. Per blindare questa legislatura e provare a blindare pure la prossima.