Approfondimenti

La trappola

“E’ andata male” hanno detto fonti Pd a Radio Popolare pochi minuti dopo la fine dell’incontro a Palazzo Chigi tra i plenipotenziari del Partito Democratico Dario Franceschini e Andrea Orlando, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte e i capigruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera e al Senato Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli”.

Male perché il Pd ha ribadito che la richiesta di Di Maio di fare il vicepremier è inaccettabile e che per il Nazareno il vicepremier si chiama Andrea Orlando, e i rappresentanti 5 Stelle hanno solo potuto cercare di prendere tempo in vista dell’incontro di questa mattina, mentre Conte non si è sbilanciato.

Pd e M5S sono in questo momento in una situazione complicata. Infilati in un vicolo cieco, in una trappola da cui non sanno come uscire. La rigidità, il tono ultimativo con cui Di Maio ha attaccato il Pd ieri, quando sembrava fatta, ha spiazzato e sorpreso tutti.

Se le sue parole, e la sua postura, dovessero essere prese alla lettera, il Pd non dovrebbe allearsi ai 5 Stelle: dovrebbe capitolare. Accettare tutte le condizioni del M5S, votare in silenzio, e magari pure vergognarsi di essere il Pd.

Condurre una trattativa in questa maniera significa avere poca voglia di darle un buon esito. Del resto, lo abbiamo scritto, questo, se nascerà, sarà il governo dei riluttanti. L’alleanza di chi si è disprezzato fino al giorno prima. Per Di Maio il Pd rimane il ‘partito di Bibbiano’ e non riesce e non vuole cambiare idea. La sua collocazione con la Lega era molto più naturale e consona, per lui, tanto da avere rivendicato con orgoglio l’approvazione dei ‘decreti sicurezza’, un cavallo di battaglia non solo di Salvini ma anche suo.

Di Maio non vuole mollare quella poltrona da vicepremier a Palazzo Chigi e i motivi sono diversi. Il primo è la sua ambizione personale, grandissima (“ho rinunciato due volte a fare il Premier” protestava ieri). Di Maio ha perso le elezioni europee, ha subito un enorme smacco politico quando Salvini lo ha lasciato solo, e sa che se perdesse anche Palazzo Chigi la sua carriera sarebbe a rischio. Il secondo motivo riguarda il M5S: Di Maio in questi anni e soprattutto nei mesi del governo con la Lega ne è stato il garante della tenuta. Un suo declino politico metterebbe in crisi una unità che è solo di facciata. I grillini raccontano due grosse bugie politiche: “siamo un monolite” e “non siamo interessati alle poltrone”. Terzo motivo: Di Maio e Casaleggio sanno che Giuseppe Conte non è più il burattino nelle loro mani, stanno capendo o hanno già capito che non lo potranno controllare a piacimento, e pensano, si illudono, che un ufficio accanto al suo a Palazzo Chigi potrebbe servire a qualcosa. Da ultimo ma non per ultimo, in quell’ufficio Di Maio ha uno staff della comunicazione come Salvini lo aveva al Viminale.

Dall’altra parte c’è il Partito Democratico. Il suo segretario, Nicola Zingaretti, ha dovuto subire molte smentite in questa crisi. Era per il voto subito ma l’intervento di Renzi e di qualche ‘grande vecchio’ come Romano Prodi lo ha costretto a cambiare linea (perché ricordiamo che anche lui è un ‘riluttante’). Poi ha detto un no categorico alla riconferma di Conte e anche il quel caso ha dovuto accettare di fare marcia indietro. Ora il no alla vicepresidenza di Di Maio. Un’altra smentita sarebbe molto pesante per sé e per il Pd che non può certo accettare di farsi trattare in quel modo da Di Maio. I toni della dichiarazione alla stampa di ieri di Di Maio sono stati considerati un insulto, al Nazareno, sede del Pd.

Il punto è che a mettersi nei panni di entrambi se ne comprendono le ragioni. Come fa il Pd a fidarsi di chi lo tratta con disprezzo, di chi alza continuamente la posta, di chi non tratta ma dà ordini? Domani, fatto il governo, è il ragionamento, i grillini potrebbero tentare di imporre di tutto, provvedimenti invotabili per il Pd, minacciando crisi e rotture continue. Un Vietnam parlamentare e politico, un continuo lancio di accuse, una guerriglia propagandistica senza sosta.

Di Maio e Casaleggio, invece, hanno paura di entrare in un governo dove non conterebbero niente, coi ministeri chiave al Pd, e con Conte che ormai si relaziona direttamente con il Capo dello Stato e tesse le sue relazioni internazionali. Hanno ragione ad avere paura ma del resto la classe dirigente espressa dal partito che ha ottenuto oltre il 30 per cento alle elezioni politiche è talmente debole che per forza di cose quando entrano in campo attori così importanti come quelli che spingono per la nascita del nuovo governo è grande la prospettiva dell’irrilevanza. Del resto era bastato Salvini a schiacciarli in un angolo.

Sì, perché esiste un contesto più ampio. Avete visto che ieri pomeriggio, tra un incontro e l’altro, Conte è stato ricevuto da Papa Francesco? L’operazione di spin, di creazione di immagine, operata su Conte in queste settimane è la più spettacolare che si sia mai vista. Da Trump a Bill Gates, da Putin a Macron a Tusk, da Le Monde al Financial Times alla Bbc a tanti commentatori, tutti a elogiarlo e a dipingerlo come il leader internazionale che non è mai stato.

Cos’è successo? E’ successo che il mondo ha paura di un Paese che finisca davvero nelle mani di chi vorrebbe sfasciare i conti pubblici, non rispettare i fragili equilibri finanziari italiani, mettere a rischio la tenuta a livello europeo e quindi mondiale. I mercati parlano. Quando Pd e M5S, sotto la garanzia di Conte, hanno iniziato a trattare, lo spread non è mai stato così basso e le borse salivano. E’ bastata la faccia dura di Di Maio per invertire la tendenza.

Del resto l’Italia è fragile. Anche a causa del fallimento delle politiche del governo Lega – 5 Stelle di cui Di Maio si vanta, la crescita è a zero altro che grandi risultati.

Le pressioni nazionali e internazionali, da Mattarella ai mercati, non basteranno se i due alleati riluttanti non riusciranno a uscire dalle rispettive trappole in cui si sono cacciati. Servirebbe un salto di qualità del pensiero, un conclave da cui uscire con idee nuove, visioni e prospettive superiori, con una cultura di governo da proporre agli italiani. Il governo sarebbe solido e ne guadagnerebbero i protagonisti politici che dimostrerebbero una credibilità che nelle urne paga.

Oppure salterà tutto e si andrà a votare. O magari si troverà lo stesso un accordo, ad esempio sotto la spinta dei gruppi parlamentari 5 Stelle, con senatori e deputati terrorizzati dallo scioglimento delle camere perché per tanti di loro l’avventura finirebbe lì. Ma sarebbe un accordo debole, destinato a durare non si sa quanto e con quali esiti.

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 27/11 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 27-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 27/11 15:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 27-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 27/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 27-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 27/11/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 27-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 27/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 27-11-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 27/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 27-11-2025

  • PlayStop

    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 27/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 27-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 27/11/2025

    Considera l'armadillo di giovedì 27 novembre 2025 ospite Filippo Bamberghi, coordinatore delle @Guardie WWF Italia - Nucleo Lombardia per parlare dei dati sul bracconaggio in Lombardia. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 27-11-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 27/11/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Riccardo Chailly dirige e Vasily Barkhatov firma la regia di "Una lady Macbeth nel distretto di Mcensk" che inaugura la stagione del Teatro alla Scala il prossimo 7 dicembre; il sindaco di Lecco Marco Gattinoni introduce la riapertura del Teatro della Società; La Fura dels Baus torna a Milano con "SONS Ser o no ser" ispirato all'Amelto di Shakespeare, alla Fabbrica del Vapore; la rubrica di lirica a cura di Giovanni Chiodi; la Libreria Verso di Milano festeggia i suoi primi 10 anni...

    Cult - 27-11-2025

  • PlayStop

    «Autoritarismi in democrazia» 1

    Il trumpismo fa paura. L'autoritarismo trumpista ancora di più. A Pubblica la prima sintesi degli incontri alla Casa della Cultura di Milano per il ciclo "Autoritarismi in democrazia" (Osservatorio autoritarismo, Università Statale Milano, Libertà e Giustizia, Castelvecchi) di cui Radio Popolare è media partner (qui il programma https://www.libertaegiustizia.it/2025/11/21/autoritarismi-in-democrazia/). Ospite del primo incontro (22 novembre 2025) la filosofa Chiara Bottici, della New School for Social Research di New York. «Il clima negli Stati Uniti – ha raccontato la filosofa - è estremamente allarmante, estremamente preoccupante. Quando parlo di neofascismo non è un'esagerazione, non è un modo per dire "questi sono cattivi, Trump è autoritario"».

    Pubblica - 27-11-2025

  • PlayStop

    A come Atlante di giovedì 27/11/2025

    Trasmissione trisettimanale, il lunedì dedicata all’America Latina con Chawki Senouci, il mercoledì all’Asia con Diana Santini, il giovedì all’Africa con Sara Milanese.

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 27-11-2025

  • PlayStop

    MAURIZIO DE GIOVANNI - L'OROLOGIAIO DI BREST

    MAURIZIO DE GIOVANNI - L'OROLOGIAIO DI BREST - presentato da Cecilia Di Lieto

    Note dell’autore - 27-11-2025

  • PlayStop

    Sanità al verde, Garattini: "Serve una tassa sulla ricchezza"

    A Radio Popolare il farmacologo Silvio Garattini commenta l'aumento della sanità privata a discapito del pubblico e invoca scelte coraggiose. "È necessario un cambiamento radicale. Per finanziare il SSN serve una tassa sulla ricchezza e sugli extraprofitti. Chi ha ricevuto di più, ora deve dare indietro qualcosa alla società", dice il fondatore dell'Istituto Mario Negri ai microfoni di Mattia Guastafierro.

    Clip - 27-11-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di giovedì 27/11/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 27-11-2025

Adesso in diretta