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La svolta razzista della Slovacchia

In Slovacchia, secondo la polizia, si assiste oggi ad un aumento dei crimini perpetrati da estremisti. Ci sono delle statistiche che mostrano la crescita di questo fenomeno. Nel lasso di tempo compreso fra gennaio e marzo di quest’anno, sono stati rilevati diciannove casi di violenza a sfondo razziale o comunque di atti criminali, mentre nello stesso periodo dell’anno scorso ne sono stati registrati otto. Secondo gli esperti e le forze dell’ordine anche Internet è testimone di un aumento di manifestazioni di odio politico e razziale.

Recentemente gli ebrei, i Rom, gli immigrati e i profughi sono stati spesso oggetto di attacchi verbali da parte di membri e sostenitori del partito di estrema destra La nostra Slovacchia che siede in Parlamento con quattordici deputati grazie ai voti ottenuti alle elezioni politiche dello scorso marzo. Gli esperti fanno notare che la magistratura slovacca riesce difficilmente a punire gli autori di esternazioni razziste e di minacce nei confronti di ebrei, Rom e rifugiati.

Alcuni osservatori sostengono che la polizia e i servizi segreti avrebbero dovuto già da tempo prendere provvedimenti seri per scoraggiare questo tipo di fenomeno nei confronti del quale, a loro avviso, le autorità sono state un po’ troppo tolleranti, “e questa tolleranza – aggiungono – non fa che incoraggiare l’estremismo“. Ne sanno qualcosa i tifosi di calcio che non di rado sono costretti ad assistere alle performance delle teste rasate dentro e fuori dagli stadi, ad esempio dopo le partite e dopo abbondanti bevute in birreria con atteggiamenti che non hanno niente a che vedere con la passione per il pallone. Un episodio di questo genere è avvenuto di recente nella città di Trnava e qualche testimone ha detto che se prima si poteva parlare soprattutto di violenza verbale che trovava espressione in rete, ora si assiste sempre più spesso a disordini provocati da estremisti facinorosi e aggressivi.

Le statistiche riguardanti gli atti estremistici sono in crescita, ma questo, secondo gli esperti non dipende dall’approdo del partito di Marian Kotleba al Parlamento, ma dal fatto che a lungo le autorità giudiziarie e politiche hanno esitato a prendere delle misure contro il fenomeno, forse perché l’hanno sottovalutato, forse perché non in grado di interpretare correttamente la situazione, fatto sta che a lungo è mancata una risposta decisa alla violenza razzista e agli atti di teppismo delle teste rasate.

Il fenomeno è in crescita anche altrove in Europa: in diversi paesi del vecchio continente è aumentata la popolarità dei partiti di estrema destra, sempre pronti a dare la colpa a ebrei, Rom, immigrati e a fattori esterni, dei problemi nazionali di ordine economico e sociale. Non fa eccezione la Slovacchia che, come già precisato, sta assistendo alla recrudescenza del fenomeno della violenza razzista indipendentemente dal successo elettorale del partito di Kotleba, personaggio, quest’ultimo, che nel 2009 ha subito gli arresti domiciliari per aver appoggiato gruppi impegnati sul fronte della limitazione dei diritti umani. La forza politica che guida ha un atteggiamento notoriamente razzista, è ostile ai Rom che definisce “parassiti”, e agli immigrati. Le affermazioni che diversi suoi membri e sostenitori fanno sui loro profili Facebook non sono che il prodotto di una sottocultura intrisa di ignoranza e volgarità.

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, fra il 2012 e l’aprile scorso, i Tribunali hanno giudicato 105 casi relativi a estremismo e violenza a sfondo razziale. La maggior parte delle persone condannate aveva diffuso in rete simboli di ideologie razziste, scandito slogan nazisti o aggredito fisicamente cittadini di etnia Rom.

Massimo Congiu è direttore dell’Osservatorio Sociale Mitteleuropeo, un’agenzia che si propone di monitorare il mondo del lavoro e degli affari sociali in Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.

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    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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