
Una giornata così la città di Udine non l’aveva mai vissuta. Figurarsi per una partita di calcio. Ma quel che è accaduto è la dimostrazione che Italia-Israele non era semplicemente una partita di calcio. Stadio semideserto, meno di 10 mila biglietti venduti, tre diversi controlli prima dell’ingresso, un enorme dispiegamento di polizia, carabinieri e militari. In città negozi chiusi e strade deserte dal pomeriggio, in attesa di un corteo di almeno 10 mila persone: dal comitato per la Palestina di Udine ai gruppi di sport popolare arrivati un po’ da tutto il Nord Est e anche da più lontano.
A riunirli era lo slogan “Show Israel the red card”, ‘cartellino rosso a Israele’, la campagna per chiedere l’espulsione di Israele dalle competizioni calcistiche ufficiali che la Fifa e l’Uefa non hanno mai deciso. “Non si gioca con il genocidio”, “chi ama il calcio odia il sionismo” sono stati i cori più ripetuti. Tra fumogeni e tamburi la manifestazione ha attraversato il centro città, lontano quattro chilometri dalla zona dello stadio. All’arrivo previsto in piazza I° Maggio, un gruppo si è staccato per proseguire al grido “corteo! corteo!” ma la polizia lo ha subito bloccato aprendo un idrante. Alcuni manifestanti hanno lanciato oggetti verso polizia e carabinieri. Da lì hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni. Gli scontri sono andati avanti per più di un’ora finché gli ultimi manifestanti si sono dispersi. Alla fine ad avere la peggio sono stati due giornalisti, feriti alla testa. I fermi sono stati almeno quindici.
Per evitare che le cose fossero più complicate altrove, Udine, città di provincia, periferica, era stata individuata come la sede più adatta per giocare Italia-Israele. Una partita, però, che non poteva essere una semplice partita di calcio.
A riunirli era lo slogan “Show Israel the red card”, ‘cartellino rosso a Israele’, la campagna per chiedere l’espulsione di Israele dalle competizioni calcistiche ufficiali che la Fifa e l’Uefa non hanno mai deciso. “Non si gioca con il genocidio”, “chi ama il calcio odia il sionismo” sono stati i cori più ripetuti. Tra fumogeni e tamburi la manifestazione ha attraversato il centro città, lontano quattro chilometri dalla zona dello stadio. All’arrivo previsto in piazza I° Maggio, un gruppo si è staccato per proseguire al grido “corteo! corteo!” ma la polizia lo ha subito bloccato aprendo un idrante. Alcuni manifestanti hanno lanciato oggetti verso polizia e carabinieri. Da lì hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni. Gli scontri sono andati avanti per più di un’ora finché gli ultimi manifestanti si sono dispersi. Alla fine ad avere la peggio sono stati due giornalisti, feriti alla testa. I fermi sono stati almeno quindici.
Per evitare che le cose fossero più complicate altrove, Udine, città di provincia, periferica, era stata individuata come la sede più adatta per giocare Italia-Israele. Una partita, però, che non poteva essere una semplice partita di calcio.