
Quando, a 15 anni, Greta Thunberg iniziò i suoi scioperi scolastici per il clima, i mass media ne riconobbero subito la capacità di mobilitare i giovani a livello globale e di portare l’attenzione sulla crisi climatica. Slogan come “Non esiste un pianeta B” e “Ci state rubando il futuro” risuonarono nelle piazze di centinaia di città in tutto il mondo grazie al movimento Fridays For Future.
Tuttavia, Greta Thunberg fu anche oggetto di attacchi, non solo dalla destra. “L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”, la celebre citazione attribuita al sindacalista brasiliano Chico Mendes, venne utilizzata da alcuni settori della sinistra per criticare lei e il movimento Fridays For Future. Li ritenevano “idealisti”, non abbastanza “di classe” e incapaci di intercettare le istanze delle classi lavoratrici.
In queste ore, Greta Thunberg è in rotta verso Gaza a bordo della barca a vela Madleen, insieme ad altri undici attivisti internazionali. L’obiettivo è raggiungere le coste della Striscia di Gaza per tentare di rompere il blocco israeliano e portare aiuti umanitari in un territorio stremato da quasi 19 mesi di bombardamenti. I giornali parlano di una “seconda vita” per Greta, dal focus ambientalista all’attivismo propalestinese.
Ma in realtà, si tratta della stessa battaglia: quella per la giustizia. Che sia climatica o per i civili di Gaza. In entrambi i casi, la Generazione Z è in prima linea, capace di rompere il silenzio dei mass media grazie all’uso intelligente dei social. Ieri sul clima, oggi sui massacri dei palestinesi. Come ha affermato Greta Thunberg: “Il silenzio del mondo intero di fronte al genocidio trasmesso in diretta è molto più pericoloso di questa missione”. Stare al fianco dei “dannati della terra”, sfidando il mare e i pericoli, non è un hobby. Non è giardinaggio.