Approfondimenti

La fine del “figlio unico”

Nei giorni scorsi, ha fatto molto discutere la proposta di un professore di economiaXie Zuoshi – per risolvere il problema dei circa 30 milioni di maschi cinesi che nel 2020 non potranno sposarsi per pure ragioni statistiche: quelli più poveri dovrebbero condividere – dietro compenso si intende – la propria donna con qualche ricco scapolo.

Poliandria istituzionalizzata, dunque. Alla radice della brillante idea del professor Xie c’è il fatto che la politica di controllo delle nascite, introdotta in Cina nel 1979 e volgarmente detta “del figlio unico”, ha prodotto negli anni un surplus di maschi rispetto alle femmine, in un rapporto di 115 a 100.

In un contesto patriarcale, in cui la figlia femmina si trasferiva armi e bagagli nel clan dello sposo e privava quindi i genitori del proprio sostegno durante la vecchiaia, alcune famiglie praticavano infatti aborti selettivi per garantirsi la discendenza maschile. E se non provvedeva la famiglia stessa, entrava talvolta in gioco il solerte funzionario locale, il cui avanzamento di carriera era legato a quote da rispettare e che costringeva quindi le donne “troppo” prolifiche a interrompere la gravidanza, dando luogo a una ormai ampia casistica di violenze e tragedie umane.

I cinesi hanno sempre odiato la politica di controllo delle nascite. Ora il problema dovrebbe non porsi più, perché il plenum del Partito comunista cinese ha proclamato la fine della quarantennale politica “del figlio unico”, anche se non cancella del tutto il controllo delle nascite: ogni coppia cinese potrà ora avere due figli.

Si dice che Mao Zedong fosse un determinato natalista, convinto che la forza della Cina fosse la sua rendita demografica: “Le masse hanno sconfinato potere creativo”, diceva nel 1955, pochi anni dopo aver vinto una guerra civile grazie a un esercito “popolare” e pochi anni prima di lanciare l’industrializzazione “di massa” del Grande balzo in avanti.

In realtà, in un famoso discorso del 1957 – Sulla giusta soluzione delle contraddizioni tra il popolo – Mao manifesta già qualche dubbio: “Il nostro Paese ha così tanta gente – scrive nella versione originale – che non può essere paragonato a nessun altro. Sarebbe meglio ridurre le nascite. La riproduzione deve essere pianificata”.

In quell’epoca, il Grande Timoniere credeva che la popolazione cinese andasse contenuta entro il limite di 800 milioni di persone e definiva addirittura “anarchia” la procreazione senza freni. Un anno dopo, con il lancio del Grande balzo, cambiò di nuovo idea, convinto che la crescita industriale e quindi tecnologica potesse essere il prodotto di una vasta popolazione e, al contempo, la soluzione per rendere sostenibili oltre un miliardo di persone. Un circolo virtuoso, insomma.

Dopo il tragico fallimento dell’industrializzazione forzata, Mao ritornò ancora sui suoi passi. La campagna Wan Xi Shao (fare figli in età avanzata, a un intervallo più lungo tra uno e l’altro e soprattutto di meno) è sperimentata per la prima volta a Shanghai nel 1963. L’istituzione della Commissione per la Pianificazione delle Nascite è del 1964 e, in due colloqui con il giornalista statunitense Edgar Snow – 1965 e poi 1971 – il Grande Timoniere lamenta lo scarso uso di contraccettivi nella Cina rurale.

Varata ufficialmente nel 1979, a Mao morto e imbalsamato, la politica del figlio unico riprende di fatto le sue intuizioni sull’utilità dell’ingegneria sociale per porre sotto controllo un boom demografico che, secondo la narrativa corrente, avrebbe impedito la crescita economica. Si dice che se non fosse stata applicata, le bocche da sfamare sarebbero oggi circa 400 milioni in più, per un totale di oltre un miliardo e settecento milioni di cinesi. Paradossalmente, il modello “fabbrica del mondo” della Cina ha però avuto successo proprio grazie a quella rendita demografica – i grandi numeri – che dall’epoca delle riforme e aperture si è cercato di contenere: l’enorme esercito di riserva che ha reso il costo del lavoro basso e le merci cinesi competitive attirando al tempo stesso la delocalizzazione produttiva degli altri.

Sul piano empirico, il paradosso cinese “ne vogliamo pochi, ma intanto traiamo profitto dai tanti” ha dunque funzionato, anche se diversi voci dissenzienti escludono una correlazione tra boom economico e controllo delle nascite. È questo per esempio il caso del professor Cai Yong, che ha lavorato a lungo con l’Ufficio di Pianificazione Familiare della provincia del Jiangsu, secondo sui è lo sviluppo economico a determinare il calo delle nascite, senza bisogno di coercizione: “L’esempio da prendere è Taiwan – dice – dove nel 1963 il tasso di fecondità era di quasi sei figli per donna, mentre oggi è di poco più di uno”.

Anche nella Cina continentale la modernità ha portato nuovi costumi, soprattutto nelle metropoli, dove le nuove donne “in carriera” del ceto medio non sembrano più così ansiose, come lo erano invece le loro nonne, di corrispondere ai dettami confuciani e sfornare figli per garantire la continuità della discendenza. Di fatto, la politica del figlio unico non ha oggi più ragione di esistere. La rendita demografica si è esaurita, la popolazione invecchia e, non a caso, lo stesso plenum che dà il via libera ai due figli per coppia stabilisce anche l’estensione a tutti della pensione di vecchiaia.

Tuttavia, ci sono oggi un paio di generazioni di figli unici catapultati nella società cinese. Sono i balinhou e i jiulinhou (nati negli anni Ottanta e Novanta), già definiti “My generation” in quanto individualisti, apolitici, consumisti, proiettati verso il successo personale.La parola chiave è xiao huangdi, “piccolo imperatore”, cioè il frutto del cosiddetto 4-2-1, che non è uno schema calcistico bensì il rapporto parentale per cui tutte le speranze e le pressioni emotive di 4 nonni e 2 genitori si concentrano su un unico bambino. Bambino che oggi è un 30-40enne. Come tutti gli imperatori, lo xiao huangdi può poi essere un tipo in gamba o un disadattato cronico. In Cina, il primo estremo è ben rappresentato dagli haigui, cioè “rimpatriati” ma, grazie alle omofonie di cui è ricca la lingua, anche “tartarughe di mare”. Sono i milioni di giovani che vanno a studiare all’estero grazie ai soldi dell’intera famiglia e poi tornano a casa per tentare qualche attività di successo.

L’altra faccia della medaglia sono i fuerdai, gli odiatissimi rampolli di seconda generazione, quelli delle gare clandestine a bordo di Ferrari e Lamborghini in supremo spregio dei cinesi rimasti indietro nella corsa all’arricchimento. Poi magari si ammazzano stampandosi contro un ponte.

Gli xiao huangdi hanno avuto tutto: soldi e opportunità. Xiaojin è una di loro, ha quasi quarant’anni, è figlia di un funzionario del porto di Qingdao e ha studiato architettura in Svizzera e Francia, per poi tornare a lavorare in un grande studio legato all’Università di Pechino, dove è responsabile di un team. Si è comprata casa in uno dei nuovi compound del ceto medio, sul quinto anello nord delle circonvallazioni pechinesi, un appartamento su due livelli reso luminoso da una vetrata che riempie un’intera parete.

Quando si ferma un attimo e pensa alla sua vita trascorsa dice: “Mi sarebbe piaciuto avere un fratello”.

  • Autore articolo
    Gabriele Battaglia
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 21/11 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 21-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve venerdì 21/11 18:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 21-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 21/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 21-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 21/11/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 21-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di venerdì 21/11/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 21-11-2025

  • PlayStop

    Femminicidi, Nordio parla di genetica e allontana l’educazione nelle scuole

    Oggi il ministro della giustizia Nordio ha partecipato a una conferenza sui femminicidi e ha esposto una teoria sulle radici della violenza di genere. In sostanza ha detto che c’è una questione millenaria, genetica, legata al fatto che l’uomo è fisicamente più forte della donna, e che bisogna intervenire “come fanno gli psicologi e gli ipnotisti su chi ha una tara legata a un trauma adolescenziale”. Nordio ha aggiunto che l’educazione è fondamentale, che va bene farla nelle scuole ma che la sede è, innanzitutto, la famiglia. All’evento c’era anche la ministra della famiglia Roccella, che ha negato che ci sia un legame tra l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e l’andamento del numero dei femminicidi. Dall’opposizione arrivano forti critiche, sia per la contrarietà di fatto all’educazione nelle scuole ribadita dai due membri del Governo, sia per le parole di Nordio sulla genetica: dai partiti di minoranza si parla di “visione retrograda” e di “ritorno al peggior Medioevo”. Stefano Ciccone è presidente dell’associazione Maschile plurale, impegnata contro la violenza contro le donne.

    Clip - 21-11-2025

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 21/11/2025

    Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.

    Esteri - 21-11-2025

  • PlayStop

    Detto tra noi di venerdì 21/11/2025

    Conversazioni con la direttrice. Microfono aperto con Lorenza Ghidini.

    Detto tra noi - 21-11-2025

  • PlayStop

    Il sound di Napoli che incontra Vienna e la Turchia: Anna and Vulkan racconta il nuovo album

    È da poco uscito Nuovo Amore Passato Pt1, disco di debutto di una delle musiciste più interessanti della nuova scena napoletana, Anna And Vulkan. L’album è un viaggio tra funk, testi in napoletano e contaminazioni turche. “Parla di amore, tempismo e ritorni” spiega la musicista, che ci ha raggiunti oggi a Volume per raccontare il disco, le sue esperienze tra Napoli e Vienna e suonarci qualche pezzo con la band. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Anna and Vulkan.

    Clip - 21-11-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 21/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 21-11-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di venerdì 21/11/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 21-11-2025

  • PlayStop

    Volume di venerdì 21/11/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 21-11-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di venerdì 21/11/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 21-11-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di venerdì 21/11/2025

    Considera l'armadillo di venerdì 21 novembre 2025 con noi @Sabrina Giannini per presentarci il nuovo ciclo di @Indovina chi viene a cena sabato alle 21.20 sui @Rai3, ma anche di bracconaggio, di @Wwf, di @Regione Lombardia, di Festa dell'albero. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 21-11-2025

Adesso in diretta