
Articolo 48 della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Che ad andare contro un principio sancito dalla nostra Carta sia la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, potrebbe suonare come un paradosso. Se non si pensa che a sedere su quello scranno è Ignazio La Russa, uno che con i principi costituzionali non si è mai trovato proprio in linea.
Non è la prima volta che La Russa “dimentica” (tra molte virgolette) il ruolo che ricopre, e si lascia andare a considerazioni che posso essere anche comprensibili se a farle è un leader politico, e non una figura di alto rango istituzionale. Ma tant’è, ormai è chiaro che la destra tutta sta portando avanti una aperta campagna di boicottaggio dei referendum dell’8 e 9 giugno.
La partecipazione popolare, per chi ci governa, diventa un impiccio, un fastidio, un ingombro, una perdita di tempo, tanto più se c’è il rischio che chi va a votare possa esprimere un’opinione diversa da quella di chi ora è al potere. Meglio allora insabbiare, nascondere, evitare il confronto. Di fronte a una prospettiva del genere, l’unica risposta possibile è andare in massa alle urne.