
Gli allarmi, il vittimismo, le accuse sono buone per i comizi e per le prime pagine dei giornali vicini al governo. Quando si tratta del Parlamento, i banchi del governo sono vuoti e la maggioranza in Aula latita. La propaganda, infatti, si nutre soprattutto delle urla dai palchi e dalle televisioni.
Ad ascoltare le ennesime accuse alla sinistra c’era il ministro Ciriani, che si era portato già avanti una settimana fa ventilando in Italia, dopo la morte di Charlie Kirk, il rischio di un clima come quello durante le Brigate rosse. L’altra ministra presente era quella della Famiglia, Eugenia Roccella, che chissà se era presente per condivisione delle idee dell’esponente MAGA americano.
Prima del ricordo di Kirk, la maggioranza è intervenuta per chiedere al ministro dell’Interno Piantedosi di riferire sugli scontri avvenuti ieri a Milano, una richiesta che serve alla destra per trascinare nel tempo, magari per tutta la campagna elettorale delle regionali, l’eco delle presunte responsabilità delle opposizioni e della sinistra. Reiterare per quanto possibile la denuncia del clima d’odio, nella costante ricerca e creazione del nemico.
Poi si è passati alla commemorazione di Kirk, della cui esistenza, ha detto in maniera molto diretta Marco Grimaldi dei Cinque Stelle, la destra forse non ne era nemmeno a conoscenza prima della morte. Ma è proseguito anche oggi l’uso strumentale del suo assassinio per attaccare la sinistra: “Davanti a noi c’è un cammino, quello di Kirk – ha detto un deputato di Fratelli d’Italia – dall’altro avremmo trovato macchine incendiate”.
È toccato a Gianni Cuperlo intervenire subito dopo per stigmatizzare l’omicidio, ma ricordare anche le idee di Kirk. Alla destra che ne vuole fare un faro, Cuperlo dice: “Lui non era un esempio di libertà”.