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La bella addormentata. Ritratto di un paese in letargo

La bella addormentata. Il Censis dipinge così il nostro Paese. Un Paese in letargo, che non riesce più a progettare il futuro. Gli italiani vivono – secondo l’istituto guidato da Giuseppe De Rita – in una sorta di bolla, alle prese con un rumore di fondo “assordante” che non consente di fare progetti, ne’ di produrre interpretazioni della realtà. Per questo finiscono per restare prigionieri della cronaca, senza più il senso di un progetto per il futuro.

Le parole che rappresentano meglio l’italiano di oggi sono sfiducia e disincanto. Sfiducia nella democrazia, e nei soggetti che dovrebbero consentire la partecipazione alla società e alla politica. Lo Stato non rappresenta affatto un approdo di sicurezza ma al contrario è visto come un mondo distante, a partire dalle sue istituzioni. Il livello di fiducia nelle Istituzioni è più basso di quello espresso dai cittadini europei. Solo il 9% ha fiducia nei partiti, solo il 16% nel Governo, il 17% nel Parlamento. E il livello amministrativo non sta meglio: solo il 22% ha fiducia nei propri amministratori locali, la metà del livello riscontrato in Europa.

Viviamo “nell’Italia dello zero virgola” – dice il Censis – dove la ripresa economica non decolla e gli italiani, anche quelli che hanno i soldi, sono ancora timorosi diinvestire e di spendere. Insomma, l’Italia è come sospesa, congelata. Non rischia, non progetta il futuro, non ha fiducia nei propri mezzi né in chi la governa. E quindi sta ferma, aspetta. In letargo, appunto. E se in qualche modo gli italiani si muovono lo fanno non più come collettività, certo non dentro un “progetto generale di sviluppo” che non esiste più da tempo, ma da singoli, all’interno magari di piccoli territori, o di piccoli gruppi sociali.

Il tentativo della politica di riprendersi la scena, di rilanciarsi dopo la stagione dei tecnici al governo secondo il Censis è fallito. La dialettica tra societa’ e politica e’entrata in crisi: non riesce a produrre un progetto generale di sviluppo del Paese, e di conseguenza non produce una classe dirigente. Cosi’ gli italiani sono costretti ad arrangiarsi, facendo ricorso ai pilastri di sempre: la “saggezza popolare”, la capacita’ inventiva, aiutati da una composizione sociale lontana dagli schemi di classe e di ceto. “Esempio ne sono i giovani che vanno a lavorare all’estero o tentanola strada delle start up”, si legge nel Rapporto. E’ “l’Italia dello zero virgola” – sintetizza il Censis – in cui le variazioni congiunturali degli indicatori economici sono ancora minime e continua a gonfiarsi la bolla del risparmio cautelativo. Gli italiani, cioè, preferiscono tenere fermi i risparmi, perche’ temono il futuro.

C’è un dato, apparentemente minore, ma che fotografa forse più di altri questa situazione. Tra il 2007 e il 2014 la voce “telefonia” ha più che raddoppiato il proprio peso nelle spese degli italiani (+145%), e ha superato i 26,8 miliardi di euro nell’ultimo anno. Nello stesso periodo l’acquisto dei libri crollava del 25%, le vendite di giornali passavano da 5,4 a 3,7 milioni di copie vendute, con un calo del 31%. Insomma, si legge meno e si chiacchiera di più. Un modo forse anche questo di descrivere oggi la realtà del Paese.

L’intervista al direttore del Censis Massimiliano Valerii, a cura di Piero Bosio

Massimiliano Valerii, direttore del Censis

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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    Valeria Valente, senatrice PD, componente della Bicamerale femminicidio, annuncia l'approvazione del ddl sulla introduzione del reato di "femminicidio" alla Camera in seconda lettura e l'avvio al Senato della discussione sul disegno di legge cosiddetto "sul consenso". Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ci racconta l'attività, il bisogno, la necessaria libertà e il necessario rispetto per accompagnare le donne vittime di violenza, che si pratica negli oltre 110 centri con quasi 4mila operatrici di stragrande maggioranza volontarie nel 2204 per quasi 30mila donne. Un lavoro da sostenere e conoscere. Luca Parena ci racconta la fiaccolata al Corvetto per ricordare Ramy El Gamel morto un anno fa dopo un inseguimento dei carabinieri, la rabbia delle seconde generazioni e la targa dedicata da un ragazzo del quartiere. Alessandro Braga da Padova racconta la vittoria del "Doge" Zaia con 200mila voti e il suo destino nella Lega tra territorio e aspirazioni nazionali.

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