Approfondimenti

Je so’ pazzo: la comune di Napoli

Je so' pazzo

Se dovessi raccontare di fronte a dei bimbi a mo’ di favola direi: a Napoli le forze del bene sono grandi estese belle, i buoni sono tantissimi, la grande maggioranza, ma il male sta sempre in agguato e i cattivi sono crudeli, vogliono opprimere e dominare la città, vogliono ucciderla.  Così la vostra compagna Noemi di quattro anni è stata trafitta a un polmone da una pallottola da guerra sparata da un orrendo cattivo. E’ successo altre volte. In nessuna altra città europea, tanti bambini sono stati coinvolti in azioni sanguinose come a Napoli. Qui nella vostra città il primo pericolo per i piccoli è il rischio di essere colpiti da una pallottola vagante.

Il primo maggio sono a Napoli. Radiosa di sole, piena di gente cordiale spesso allegra.  Una città in festa densa di musiche, teatri, meraviglie d’arte, tracce e monumenti di una storia secolare, e buon cibo che non guasta. Col Vesuvio che veglia e incute il cielo dall’alto, il golfo che consola e concilia l’orizzonte dal basso. Lungo via Toledo un fiume di persone pacifiche turisti e napoletani riempie la strada e i caffè. Però, se si sale nei vicoli dei quartieri, ecco comparire le figure di uomini corpulenti e/o giovani segaligni a cavallo di motorette, che pattugliano il territorio, arroganti in tutta la loro prepotenza: sono i banditi, i criminali camorristi. Qualcuno porta il casco, qualcuno no, qualcuno sgasa, qualcun’altro è più tranquillo, su uno scooter sono in due o anche in tre, in quello vicino sta in sella uno solo ma tutti si mostrano come i padroni del quartiere. Poco più sotto al crocicchio con via Toledo, un gruppo di tre uomini della legge, due soldati e una agente di polizia. Ma nei vicoli è raro, rarissimo vedere comparire una volante.

Il primo maggio sono a Napoli e incontro alcuni militanti del centro sociale Je so’ pazzo, chiuso. Già Je so’ pazzo, che loro chiamano casa del popolo, sede anche di una camera del lavoro popolare, è chiuso il giorno della festa mondiale dei lavoratori. Non è stata programmata nessuna attività. Eravamo molto stanchi, non avevamo le forze raccontano un poco in imbarazzo. I miei giovani amici si sono logorati in una stressante trattativa politica per formare una lista comune per le elezioni europee tra Dema, l’organizzazione messa in piedi dal sindaco De Magistris, la neonata Potere al Popolo figliata essenzialmente da Je so’ pazzo, Rifondazione Comunista e tutto quel che si muove a sinistra del PD. Ipotesi che ha cappottato lasciandoli con un pugno di mosche in mano e una cocente delusione. Delusione non solo loro, che neppure si è capito cosa abbia impedito una semplice lista elettorale su due, tre punti facili da definire per l’Europa. Salvo una questione di poltrone, anzi di sgabelli, mascherata da disputa ideologica.

Je so’pazzo ha una dimensione di “lavoro sociale”assai ricca e radicata. Si va dal doposcuola all’ambulatorio, dalla residenza per gli immigrati alle lezioni di lingua italiana, dalle arti marziali alle arrampicate in parete in una miriade di attività che coinvolgono centinaia di persone, nascendo cosi relazioni di solidarietà e di cooperazione che rendono la vita quotidiana più facile e anche soddisfacente. Si può dire che ogni persona di mater dei, il quartiere dove Je so’ pazzo, la casa del popolo ex-OPG (ospedale psichiatrico giudiziario) è situata, che abbia un problema prima o poi si rivolge a loro. Con alcune iniziative eclatanti come l’occupazione della chiesa di Sant’Antonio e Sant’Alfonso a Tarsia per dare alloggio almeno temporaneo ai senza casa, che diventa una tappa nel percorso turistico del “maggio dei monumenti”. Un modo del tutto originale di ridare vita al patrimonio culturale e artistico trasformandolo in bene comune polivalente, luogo dove si dorme e dove si gode la bellezza. Ma la coscienza sociale solidale e cooperativa che nasce e cresce in quella formidabile incubatrice che è la casa del popolo Je so’ pazzo, non diventa ipso facto coscienza politica, tantomeno “rivoluzionaria”. Da cui l’esigenza di quello che si chiama “uno sbocco politico”, individuato nella costruzione di un partito “Potere al Popolo” di stampo comunista, scoprendo poi che le cose sono più semplici a dirsi che a farsi, tra il dire e il fare essendoci sempre di mezzo il mare, quello splendido mare del golfo. Col rischio di inquinamento delle acque.

Ma il partito non è la sola soluzione al problema cosidetto dello “sbocco politico”. La soluzione naturale per un sistema sociale come quello prefigurato da Je so’ pazzo potrebbe essere la comune, il libero autogoverno dei cittadini. Ne discutiamo con Chiara, Gianpiero, Rosa tre pilastri (senza ironia) dell’ex-OPG. Ovvero: prendiamoci la città. Poniamo il problema del potere, facciamo la Comune di Napoli. Un’idea che gira in testa anche al sindaco De Magistris, pur senza dirla esplicitamente. Allora se accadesse per prima cosa dovremmo armarci, o piuttosto disarmare la città. A Napoli esiste una quantità di armi terrificante. Esiste la camorra (già ci sono stati alcuni problemi tra i militanti di Je so’ pazzo e i camorristi), un potere criminale armato che controlla buona parte del territorio. Non si può governare niente se non fai i conti col potere criminale. La camorra che oggi si trova monca dei legami politici d’antan per effetto delle politiche amministrative rigorose messe in atto dal sindaco De Magistris, e perciò stesso inferocita e più violenta. Ridiamo molto prefigurando la comune di Napoli, sapendo bene che non sta nè in cielo nè in terra, epperò San Gennaro magari un miracolo, chissà. Anche le quattro giornate furono inaspettate e deflagranti, liberando la città dai nazisti con l’insurrezione popolare. Nessuno c’avrebbe scommesso il giorno prima, e il giorno dopo accadde.

Foto | Facebook

  • Autore articolo
    Bruno Giorgini
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 18/09 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 18-09-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 18/09 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 18-09-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 18/09/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 18-09-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 18/09/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-09-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 18/09/2025

    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 18-09-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 18/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 18-09-2025

  • PlayStop

    Alessio Lega ricorda Fausto Amodei: "Sublime la sua scrittura, una persona tenera e ironica"

    È morto a 91 anni Fausto Amodei, figura cruciale per la canzone popolare italiana che alla fine degli anni cinquanta aveva contribuito a fondare il Cantacronache, il primo esperimento di canzone politica “d’autore” in Italia. Tra i suoi capolavori 'Per i morti di Reggio Emilia', una delle canzoni popolari e politiche più suonate nelle piazze d’Italia. Ma "le sue canzoni sono riuscite ad andare ben oltre il suo nome” diventando parte dell’immaginario collettivo, ricorda il cantautore Alessio Lega ai microfoni di Radio Popolare. Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia.

    Clip - 18-09-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 18/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 18-09-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 18/09/2025

    Inizia la Milano Green Week! gli eventi e iniziative le presenta l'assessora al verde, Elena Grandi. Rachele di Magiafiori, la nostra chef vegetale ci sugegrisce poi un menù tutto...green. Marcello ed Elisa, infine, ascoltatori/educatori ci han scritto per raccontarci La Rosa dei Venti, l'associazione che da anni nel comasco, lavora per l'inclusione di persone con disturbi di personalità. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 18-09-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 18/09/2025

    In compagnia di Niccolò Vecchia telefoniamo ad Alessio Lega per ricordare, nel giorno della sua scomparsa, Fausto Amodei, un vero simbolo della canzone politica d’autore italiana. Segue mini live in studio con il giovane jazzista Francesco Cavestri in vista del suo concerto al Blue Note di martedì prossimo. Nella seconda parte siamo in compagnia di Piergiorgio Pardo, nostro ospite fisso per la rubrica LGBT, con cui parliamo del film “I segreti di Brokeback Mountain” e alcuni eventi del weekend. Concludiamo con una telefonata a Marina Catucci da New York, per commentare l’improvvisa sospensione dello show di Jimmy Kimmel dalla rete Abc, a seguito di una frase “scomoda” su Charlie Kirk detta dal conduttore in trasmissione.

    Volume - 18-09-2025

  • PlayStop

    Il drammaturgo Christopher Adams vince il Premio Annoni sfidando gli stereotipi della mascolinità

    Venison è il testo teatrale che si è aggiudicato il Premio Annoni per la Drammaturgia LGBTQ+ 2025 nella sezione in lingua inglese. Il suo autore, il drammaturgo angloamericano Christopher Adams, porta sulla scena una storia d'amore queer fra due giovani uomini, le cui vicissitudini professionali finiscono per scatenare dinamiche di competizione e predominio, tipiche di una mascolinità stereotipata. Il testo li consegna a una specie di resa dei conti nel cuore di una foresta, vicino a un capanno da caccia. Lo abbiamo intervistato mentre, a Londra, era appena uscito da un corso di tip tap. L'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 18-09-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 18/09/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 18-09-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 18/09/2025

    Ritorna la rubrica mensile con Stefania Ferroni e Riccardo Vittorietti di @Officina del Planetario di Milano sul cielo e gli animali. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 18-09-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 18/09/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Saul Beretta sui prossimi appuntamenti di La città che sale; Fondazione Feltrinelli organizza in tre quartieri di Milano e a Pavia la due giorni "L'isola che non c'è" dedicata ai giovanissimi; il drammaturgo angloamericano Christopher Adams ha vinto il Premio Annoni per la DRammaturgia LGBTQ+ 2025 per la sezione in inglese con il testo "Venison"; la rubrica di classica e lirica di Giovanni Chiodi...

    Cult - 18-09-2025

Adesso in diretta