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Italia in isolamento: la situazione ad Arese

Comune di Arese

Continuiamo il nostro viaggio nell’Italia in isolamento per contenere e limitare la diffusione dell’epidemia di coronavirus COVID-19. Oggi restiamo nella città metropolitana di Milano e andiamo a vedere com’è la situazione ad Arese, comune di 19.300 abitanti a nord-ovest di Milano.

La prima cittadina di Arese, Michela Palestra, racconta a Radio Popolare le difficoltà delle prime settimane e le iniziative messe in campo per fornire tutto il supporto necessario ai cittadini, incluso un servizio di supporto psicologico telefonico.

L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.

Qual è la situazione ad Arese dal punto di vista dei contagi?

In termini numerici, secondo i dati ATS, sul territorio di Arese abbiamo 20 casi, anche se sono dati in evoluzione, e purtroppo abbiamo avuto anche due decessi. Su una popolazione di circa 19.300 persone è un dato che inizia ad essere rilevante. Al di là dei numeri di ATS, noi stiamo lavorando con un portale che permette un filo diretto tra i cittadini e i medici curanti, che stanno agendo con delle misure di precauzione su tante persone che non hanno eseguito il tampone e che per questo non possono essere definite dei veri casi. Stiamo però avendo la percezione di un’ampia fetta della popolazione che ha delle misure di limitazione allo spostamento perché è intervenuta ATS o perché i medici, ai primi segnali di sintomi, fanno il loro lavoro e invitano le persone a isolarsi e stare a casa.

Come sta rispondendo la comunità alle misure restrittive?

Inizialmente c’è stata una fatica complessiva nel recepire il fatto che è necessario e importante stare a casa per fermare il contagio. All’inizio la categoria un po’ più resistente era quella dei giovani, ma quello che mi colpisce oggi e mi sembra ancora molto incredibile, è che adesso sono gli anziani ad andarsene in giro anche solo a fare passeggiate. Non hanno ancora interiorizzato una ritualità di non fare la spesa o farsela portare o anche di farla il meno possibile, una volta alla settimana.
Ieri abbiamo dovuto fare un provvedimento di chiusura degli orti, perché anche l’orto diventava l’elemento per uscire. Questo fa riflettere su quanto le reti familiari non siano così forti. Il messaggio deve essere chiaro: i familiari delle persone che hanno una certa eta devono fare in modo di supportarle. E se questo non è possibile, come Comune abbiamo attivato dei servizi di spesa domiciliare e di consegna di farmaci e di altri beni di prima necessità per permettere a queste persone di tutelarsi.
L’altra cosa che sta emergendo e di cui dobbiamo tenere conto è una fragilità emotiva complessiva. È per questo che oggi partiremo anche con un supporto psicologico.

Come funziona questo servizio di supporto psicologico?

Abbiamo lanciato un numero verde attivo 24 ore su 24 che permette di effettuare un primo screening di persone con uno stato emotivo alterato. Verrà poi eseguito un secondo contatto da parte degli psicologi del territorio che hanno risposto in modo massiccio al nostro appello.
Quando si riscontra uno stato un po’ alterato o persone particolarmente provate facciamo partire il contatto con persone più specializzate che hanno gli strumenti anche semplicemente per riportare queste persone ad uno stato di tranquillità e razionalità. A volte anche solo questo passaggio è fondamentale perché permette di rifiatare, centrarsi e affrontare le difficoltà con più forza. Le situazioni sono spesso difficili ed elaborare i lutti in questa situazione è ancora più complesso. Non poter stare vicini ai propri cari e non poter godere del conforto fisico di un abbraccio sono privazioni davvero grandi. Credo che quando sarà finita questa emergenza sanitaria avremo dei pesanti strascichi non solo dal punto di vista economico, ma anche da un punto di vista sociale.

Foto dalla pagina Facebook del Comune di Arese

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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