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Italia in isolamento: la situazione a Robecchetto con Induno

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Com’è la situazione a Robecchetto con Induno in queste settimane di emergenza e di isolamento? Il sindaco Giorgio Braga, racconta a Radio Popolare come il comune di Robecchetto con Induno, 4.800 abitanti a nord-ovest di Milano, sta gestendo questo periodo tra la non sempre facile comunicazione coi cittadini e il coordinamento delle attività sul territorio e, negli ultimi giorni, la distribuzione delle mascherine a tutti i cittadini.

L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.

Cosa ha significato per un comune di poche migliaia di abitanti come Robecchetto con Induno, abituato a una vita tranquilla, essere travolti da un’emergenza di portata mondiale?

Consideri che se lei viene dalle nostre parti non vedrà in giro nessuno, la gente esce solo per fare la spesa e per prendere il pane. Per il resto il paese è deserto, i locali di aggregazione come i bar sono tutti completamente chiusi con anche le persone preoccupatissime. In un paese come il mio abbiamo in totale 15 casi di positività e purtroppo 5 persone sono decedute.

Come hanno reagito i cittadini di Robecchetto con Induno a questa situazione nuova e difficile?

Un una situazione del genere per me la comunicazione con i miei cittadini non è così facile. Prima c’era un contatto diretto, giornaliero, il recarsi in comune, incontrare le persone che, se avevano bisogno, mi fermavano per strada. Ora questo ovviamente non c’è più e la comunicazione è passata sui social. Io li uso tutti i giorni tramite il sito del comune per dare informazioni e tenere aggiornati i miei cittadini, oppure attraverso il telefono.

Avete dovuto affrontare delle problematiche in particolare?

Guardi, sicuramente quelle legate alla questione degli assembramenti: per questo motivo ho dovuto chiudere i cimiteri, ho dovuto chiudere ad esempio la piazzola della raccolta differenziata.

In che modo seguite le persone costrette alla quarantena?

Le sentiamo telefonicamente ogni giorno. Ci aggiorniamo sulle loro condizioni e verifichiamo se hanno bisogno di qualche cosa, dalla spesa ai farmaci a tutto quello di cui può avere bisogno una persona per la vita quotidiana. Poi c’è un’iniziativa in particolare che abbiamo portato avanti noi e che si è conclusa domenica: abbiamo acquistato due mascherine lavabili per ogni nucleo familiare e le abbiamo distribuite tramite volontari in tutto il paese. Quelle della Regione ci sono arrivate ieri in un numero non sufficiente per soddisfare il bisogno di tutte le famiglie, quindi stiamo compensando con le nostre.

Dal punto di vista della solidarietà ha avuto modo di riscontrare un’attivazione da parte dei suoi cittadini?

Sì assolutamente, per esempio nella distribuzione delle mascherine che le dicevo prima. In generale quando abbiamo bisogno di un volontario c’è una risposta straordinaria da parte delle persone, riusciamo a gestire tutte le problematiche, ovviamente anche grazie al lavoro di Protezione Civile e polizia locale.

In un comune piccolo come Robecchetto con Induno le ripercussioni della chiusura delle attività come saranno?

Saranno sicuramente importanti. Sulle piccole attività commerciali che non rientrano in quelle di prima necessità come alimentari e tabaccherie avranno un impatto economico notevole, non sarà facile riprendersi, anche perché magari proprio prima dell’emergenza qualcuno aveva fatto un investimento e si ritrova sull’orlo. In settimana cominceremo a distribuire i primi buoni spesa, quelli legati ai 400 milioni stanziati dal Governo. Calcoli che a un comune come il mio sono arrivati circa 25 mila euro. Non sono moltissimi e il problema è capire se sono una una tantum o se verranno rinnovati. Comunque questo primo aiuto è da gestire. La scelta che abbiamo fatto è stata quella di dare dei buoni che possono essere utilizzati nelle attività nel paese, ma anche una smart card da 100 euro per altre spese.

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    In Cisgiordania situazione sempre più pericolosa, anche per gli attivisti

    Dopo l'aggressione a tre attivisti italiani in un villaggio vicino a Gerico, abbiamo intervistato Elena Castellani, attivista di Assopace Palestina, una delle organizzazioni di sostegno della missione in interposizione non violenta nei territori occupati, che ci spiega qual è il lavoro dei volontari e il contesto nel quale si trovano. “Gli attivisti internazionali di interposizione non violenta – spiega Elena Castellani - aiutano i palestinesi in vari modi, come la sorveglianza notturna o diurna, l'accompagnamento dei bambini, dei pastori, per cercare di evitare le aggressioni dei coloni, che sono praticamente quotidiane: i palestinesi vengono feriti, malmenati, a volte anche uccisi e quando va meno peggio, i coloni distruggono le proprietà, le case, ammazzano gli animali. I coloni vengono fiancheggiati dai militari israeliani che, invece, di proteggere gli aggrediti difendono i coloni, cioè gli aggressori”. L'intervista di Alessandro Principe.

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    La Fura dels Baus a Milano con un Amleto contemporaneo che lotta per l'ambiente

    La Fura dels Baus, celebre compagnia catalana, torna a Milano, alla Fabbrica del Vapore con la sua nuova creazione immersiva “SONS: SER O NO SER”, ispirata all’Amleto di William Shakespeare. L’opera sarà in scena fino al 14 dicembre 2025 in un allestimento site-specific che trasformerà completamente gli spazi della Fabbrica del Vapore, offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale e coinvolgente fuori dagli schemi, che attraversa temi contemporanei, dall'ambiente ai conflitti. Lo ha spiegato Carlus Padrissa, direttore artistico della Fura dels Baus.

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