
A Ginevra c’è stato un incontro tra il ministro degli esteri iraniano e quelli di Francia, Germania, Regno Unito e Unione europea. L’attesa è per capire se possano esserci segnali di ripresa delle trattative sul programma atomico iraniano, il tema con cui il governo israeliano ha giustificato l’attacco che ha avviato la guerra scoppiata una settimana fa.
Subito dopo l’incontro il ministro degli esteri francese ha detto che l’Iran è disponibile a “proseguire i negoziati” sul nucleare. Nel pomeriggio l’agenzia Reuters aveva scritto che il regime di Teheran sarebbe pronto ad accettare limitazioni ai suoi piani nucleari ma non ad azzerare l’arricchimento dell’uranio, e in qualche modo lo ha confermato un funzionario della presidenza iraniana, intervistato dalla Cnn. A New York nel pomeriggio si è riunito il consiglio di sicurezza dell’Onu e ha parlato il capo dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, assicurando che le ispezioni della sua organizzazione possono garantire che il regime non svilupperà l’atomica: un modo per invitare a negoziare, come ha fatto anche il segretario generale delle Nazioni unite.
L’ambasciatrice statunitense all’Onu ha detto che non è tardi perché l’Iran faccia “la cosa giusta”, mentre ancora si aspetta la decisione di Trump su un possibile intervento nel conflitto. “Fermeremo il nucleare con o senza di lui” ha detto oggi Netanyahu, mentre il suo ministro della difesa ha annunciato di aver ordinato di intensificare gli attacchi e il capo dell’esercito israeliano ha parlato di una “campagna militare prolungata”.
La guerra intanto continua. In Israele le autorità parlano di circa 20 persone ferite per l’ultimo attacco iraniano, durante cui una donna sarebbe morta di infarto in un rifugio antiaereo. In Iran nelle scorse ore sarebbero stati uccisi 11 pasdaran e il ministero della sanità di Teheran ha accusato l’esercito di Netanyahu di aver colpito tre ospedali dall’inizio del conflitto.
Le autorità britanniche intanto hanno ordinato il ritiro del loro personale diplomatico dall’Iran e quelle svizzere, che nel paese mediorientale rappresentano anche gli Stati uniti, hanno annunciato la chiusura della loro ambasciata a Teheran. Entrambe le misure dovrebbero essere temporanee. Cosa ci dicono nel complesso i fatti delle ultime ore, dalle dichiarazioni diplomatiche ai bombardamenti incrociati? Sentiamo Gianluca Pastori, professore di storia internazionale all’università cattolica di Milano: