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Licenza di uccidere

In Israele è cominciato il processo a un soldato israeliano accusato di aver ucciso a sangue freddo un assalitore palestinese quando la vittima era già a terra ferita e non poteva più fare alcun danno. L’imputato è Elor Azaria, 19 anni; il ragazzo che ucciso, Abdul Fatah al-Sharif, aveva 21 anni. L’omicidio è avvenuto a Hebron lo scorso 24 marzo.

Il caso è andato a processo solo perché un testimone palestinese è riuscito a filmare un video in cui si vede che Abdul era ancora vivo e immobile a terra quando Elor gli ha sparato alla testa. Il video è stato reso pubblico da un’organizzazione per i diritti umani israeliana, B’Ttselem.

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L’accaduto ha diviso l’opinione pubblica israeliana. Per le organizzazioni per i diritti umani si è trattato di un’esecuzione extragiudiziale, ma migliaia di israeliani hanno manifestato in favore del soldato perché non venga perseguito.

Il militare si è giustificato dicendo che pensava che il palestinese avesse una cintura esplosiva; che il “terrorista” stava allungando una mano per prendere un coltello. Ma le immagini mostrano il coltello a oltre un metro di distanza dal corpo della vittima, dunque troppo lontano.

Inoltre, secondo l’accusa, Elor Azaria – prima di sparare – avrebbe detto a un commilitone “Merita di morire”. Il palestinese, poco prima, aveva ferito con un coltello un loro compagno d’armi.

Dallo scorso ottobre 29 israeliani sono stati uccisi da palestinesi: accoltellati o investiti con veicoli. Nello stesso periodo di tempo almeno 200 palestinesi sono stati uccisi da israeliani con l’accusa di essere gli assalitori. Ma c’è il sospetto che molte di queste siano esecuzioni extragiudiziali. Solo quando erano disponibili immagini dell’accaduto, sono state aperte indagini.

In questo caso è lo stesso esercito che ha portato in tribunale Elor Azaria. E del resto cosa poteva fare, in presenza di immagini così chiare? Lo scorso gennaio l’editorialista israeliano Gideon Levy ha scritto un’accorata denuncia sul quotidiano israeliano Haaretz: “Israele effettua esecuzioni senza processo quasi ogni giorno. Un tempo si discuteva sull’eventualità di prevedere la pena di morte per i terroristi. Oggi vengono uccisi senza neppure un processo e senza che neanche si discuta sull’accaduto”

“Se un tempo c’era un dibattito sulle regole d’ingaggio – continua Gideon Levy – ora sono chiare: spariamo e uccidiamo ogni palestinese sospetto. Il ministro della Sicurezza Gilad Erdan ha chiarito la situazione quando ha affermato: ‘Ogni terrorista dovrebbe sapere che non sopravviverà all’attacco che sta per commettere’. E quasi ogni politico si è accodato a lui all’unisono, da Yair Lapid in giù. Non abbiamo mai avuto così tanti assassini con licenza di uccidere qui attorno. E mai il dito ha premuto il grilletto con più facilità”.

Elor Azaria portato in trionfo dai suoi sostenitori

“Nel 2016 non devi essere Adolf Eichman per essere messo a morte in Israele. Basta essere un adolescente palestinese con in mano delle forbici. Gli squadre di tiratori sono attive ogni giorno. Soldati, poliziotti e civili israeliani sparano a tutti quelli che accoltellano israeliani, o che hanno tentato di accoltellarli, o che erano sospettati di volerlo fare. E sparano a chi investe israeliani con la propria auto o che sembra averlo voluto fare” scrive Levy.

“Nella maggior parte dei casi, non era necessario sparare e sicuramente non era necessario uccidere. In molti di questi casi, la vita di chi ha sparato non era in pericolo. Si spara a morte a persone che impugnano un coltello o magari delle forbici, o mettono le mani in tasca o perdono il controllo della loro auto”.

Tornando al caso di Hebron, la difesa del soldato Elor Azaria sembra molto debole. Nel video si vedono tanti militari e coloni che camminano vicino al corpo ferito di Abdul per molti minuti, senza il minimo timore che indossi una cintura esplosiva. Abdul sembra quasi incosciente e viene ucciso 10 minuti dopo l’attacco, quando muove la testa. Nessuno dei militari o dei coloni presenti reagisce all’esecuzione, come se fosse un fatto normale, per nulla straordinario.

"Uccideteli tutti" dice il cartello. Manifestazione in favore di Elor Azaria a Tel Aviv
“Uccideteli tutti” dice il cartello. Manifestazione in favore di Elor Azaria a Tel Aviv

Sul profilo Facebook di Elor Azaria sono stati trovati post di apprezzamento per diversi politici di estrema destra, fra cui Baruch Marzel, che prometteva di offrire una pizza gratis a qualsiasi soldato che avesse ucciso un assalitore palestinese sul posto dell’attacco. Il suo slogan: “eliminate un terrorista, avrete una pizza”. Marzel – uno dei leader dei coloni di Hebron – arrivò sul luogo in cui il palestinese fu ucciso e strinse la mano a Elor Azaria: lo si vede in un secondo video pubblicato sempre da B’Ttselem.

L’esercito israeliano ora viene criticato non per aver coperto molti di questi casi, ma perché continua a insistere nell’inchiesta contro Elor Azaria. Una petizione che chiede che il soldato sia decorato ha raccolto 42 mila firme in Israele.

“Questo soldato, un eroe israeliano, ha sparato a un terrorista per prevenire ogni minaccia alla sua vita e a quella dei suoi compagni. Dovrebbe ricevere un premio e non venire arrestato” si legge nel testo. “Se non lo farete, noi cittadini di Israele gli daremo una medaglia al valore, una medaglia al coraggio e una medaglia per lo straordinario servizio reso al paese”.

Il soldato ha persino ricevuto il permesso di trascorrere la Pasqua a casa, con i suoi familiari, prima di ritornare agli arresti nella sua base. Intanto, i comandi militari si devono difendere dalle accuse di eccessiva severità contro il soldato. Tanto che il ministro della difesa Yaalon  si è scagliato contro i ministri e i deputati che stanno conducendo “una campagna senza precedenti contro l’esercito, il capo dell’esercito e la gerarchia militare”.

  • Autore articolo
    Michela Sechi
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    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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