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ISIS definitivamente sconfitta, l’annuncio dei Curdi

isis sconfitto

Le forze democratiche siriane, guidate dalle milizie popolari curde, con l’appoggio degli Stati Uniti, hanno dichiarato stamattina la conquista dell’ultima roccaforte di Baghouz nel Sud-Est del Paese, lungo il fiume Eufrate e la fine della guerra durata più di cinque anni

Il reportage di Benedetta Argentieri dalle celebrazioni a Baghouz, l’ultima roccaforte dello Stato Islamico, nel Sud-Est del Paese.

È finita la guerra contro l’Isis e oggi si celebra la vittoria. Ci saranno almeno 300 persone arrivate da tutta la Siria, le YPG e le Ypj, le unità di protezione del popolo e le unità di protezione delle donne. Oltre ai soldati ci sono tutte le tribù dell’area che sono venute a festeggiare finalmente questa sconfitta di Isis e ci sono anche mezzi americani che non si capisce ancora se saliranno sul palco per raccontare quello che sta succedendo. È un giorno molto atteso, dopo due mesi che si ripeteva “domani finisce, domani finisce” oggi finalmente è finita. La sconfitta è arrivata proprio nella mattinata, dopo una notte pesantissima di bombardamenti aerei al fronte per cercare di dichiarare la vittoria e dopo gli ultimi scontri.

C’è una distruzione senza precedenti, ci sono decine e decine di chilometri di fianco all’Eufrate che sono stati bombardati per mesi e i segni del passaggio dei civili, delle migliaia di persone che sono uscite da quest’ultima sacca di Isis, si vedono nel deserto. Ci sono indumenti e scarpe che sono state lasciate indietro nel campo più grande a una quarantina di chilometri da qua. Ci sono circa 70 mila profughi di cui la maggior parte sono persone che si sono unite a Isis. Il grande punto di domanda è che cosa succede adesso, perché anche se Isis è stato sconfitto militarmente, l’ideologia c’è ancora. Quindi ci si domanda cosa succederà alle migliaia di combattenti e di donne straniere che sono arrivate qua.

I curdi sembrano intenzionati a chiedere una specie di tribunali internazionale sul territorio siriano?

Si, questa è sicuramente una soluzione per cui loro spingono. Sono assolutamente consapevoli che se queste persone torneranno indietro senza avere una sentenza o senza essere recuperati e aiutati a cambiare mentalità, il problema si ripresenterà tra 10-15 anni, perché oltre alle donne e agli uomini ci sono migliaia di bambini.

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    1) 25 novembre, quando lo stupro è un’arma di guerra. Nel Sudan sconvolto dalla più grave crisi umanitaria al mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di violenza di genere. (Stefano Piziali - Cesvi) 2) Ucraina, mentre i negoziati per un accordo tra Mosca e Kiev continuano, il piano per la pace Statunitense spacca l’amministrazione americana. (Roberto Festa) 3) La peggiore crisi economica mai registrata. L’occupazione israeliana in Cisgiordania e la distruzione e Gaza hanno provocato un crollo senza precedenti nell’economia palestinese, riportando il paese indietro di decenni. (Allegra Pacheco - West Bank Protection Consortium) 4) “A Dankirque non si vive, si sopravvive”. Sulle coste francesi la situazione umanitaria delle persone migranti peggiora giorno dopo giorno e lo stato non si assume le sue responsabilità. (Veronica Gennari) 5)Lo scandalo di pedofilia che ha sconvolto il vescovo di Cadice è un caso senza precedenti nella chiesa spagnola. (Giulia Maria Piantedosi) 6) Rubrica sportiva. Dopo 52 anni, la nazionale di calcio di Haiti si qualifica per i mondiali. Un risultato storico e prezioso per un paese distrutto dalla violenza. (Luca Parena)

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    In Sudan la violenza di genere e lo stupro usato come arma di guerra sono all’ordine del giorno. Nel mezzo della crisi umanitaria più grave del mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di un conflitto che si consuma anche sui loro corpi. La ong italiana Cesvi lavora sul campo per offrire supporto psicologico alle donne e alle loro famiglie. Martina Stefanoni ne ha parlato con Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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