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Renzi ha fretta di scaricare Graziano

Renzi rischia di sporcarsi le mani con il caso di Stefano Graziano.

Non può permetterselo e per questo ha scaricato il presidente del Pd in Campania, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per un presunto legame con il clan dei Casalesi, imponendogli di autosospendersi.

È stato lo stesso Graziano ad annunciare il passo indietro, arrivato dopo le pressioni da Palazzo Chigi.

Stefano Graziano è un personaggio poco conosciuto a livello nazionale ma ha ricoperto ruoli importanti nel Pd: responsabile nazionale del tesseramento e consulente del governo per l’attuazione del programma. Un ruolo, ha precisato Palazzo Chigi con un chiaro intento politico, assunto da Graziano durante la presidenza di Enrico Letta e non rinnovato alla scadenza.

Il presidente del Consiglio ha troppi fronti aperti.

Il primo fronte è con la magistratura, dopo la polemica a distanza con il presidente della Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, sulla corruzione dei politici. Per Renzi è fondamentale evitare di passare per colui che innesca una nuova guerra coi magistrati come fece Berlusconi (un accostamento tra Renzi e Berlusconi che vorrebbe essere celebrativo lo fa questa mattina il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa). Ecco perché il comunicato di Palazzo Chigi sulla vicenda Graziano parla di fiducia totale e incondizionata nella magistratura e chiede al tempo stesso di fare chiarezza al più presto.

Tempi rapidi per i processi. Il piano comunicativo su cui Renzi punta per la sua riforma della Giustizia.

Il secondo fronte aperto è quello politico, con gli attacchi del Movimento 5 Stelle. Avere i riflessi pronti nel prendere le distanze da Graziano significa tentare di evitare che il 5 Stelle capitalizzi a proprio vantaggio la vicenda giudiziaria in periodo elettorale usando l’argomento più forte per il movimento di Grillo, quello della moralità.

In Campania sono molti i dirigenti Pd indagati e a giugno si voterà non solo a Napoli ma in diversi comuni a rischio camorra. Il clima potrebbe diventare molto pesante.

Renzi ha spedito in provincia di Caserta Franco Mirabelli, capogruppo del Pd in commissione Antimafia. Questa mattina lo abbiamo intervistato.

“Il Pd non sottoporrà le liste al vaglio della commissione Antimafia – ci ha detto – ma lo farà sul territorio con l’ausilio dei prefetti e degli investigatori”.

Ascolta l’intervista con Franco Mirabelli a cura di Luigi Ambrosio e Gianmarco Bachi

Franco Mirabelli intervista 27 aprile 2016

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Picchia l'ex moglie, assolto: "Da capire, lei rovinò il matrimonio"

    In queste ore sta causando forti critiche una sentenza con cui un uomo a Torino è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti. Secondo indiscrezioni di stampa, nelle motivazioni il giudice spiegherebbe di ritenere poco attendibile l’ex moglie dell’imputato su questo punto, accusandola di aver “sfaldato un matrimonio ventennale” e di aver comunicato la separazione “in maniera brutale”. Anche una minaccia di morte pronunciata dall’uomo sarebbe da contestualizzare: “L’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica era umanamente comprensibile” avrebbe scritto il giudice. Nelle motivazioni si parlerebbe anche di “uno sfogo riconducibile alla logica delle relazioni umane”. Il tutto colpisce ancora di più perché l’ex marito ha picchiato la donna al punto da causarle una lesione permanente al nervo oculare e la ricostruzione del volto con 21 placche di titanio. Per questo è stato condannato a un anno e mezzo per il reato di lesioni, mentre la magistrata dell’accusa aveva chiesto tre anni in più. “Il verdetto viviseziona e mortifica la vittima” ha detto l’avvocata di parte civile Annalisa Baratto. Reazioni simili sono arrivate da diversi membri dei partiti di centrosinistra in parlamento, ma anche dalla Lega. Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, si occupa da anni del tema della violenza di genere. L'intervista a cura di Andrea Monti.

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    1) L’area meridionale di Gaza è un oceano di tende. Mentre l’esercito israeliano continua a bombardare il nord, sempre più persone si spostano verso sud, ma non c’è più né posto né speranza. In Esteri la testimonianza dalla striscia. (Irdi Memaj - Emergency) 2) Nel giorno dei funerali delle vittime dell’attacco israeliano a Doha, il Qatar chiede alla regione una risposta collettiva. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti, l ’omicidio del podcaster di area MAGA Charlie Kirk e le rischieste di vendetta dell’estrema destra gettano benzina sul fuoco della crescente violenza politica. (Arianna Farinelli - City University di New York) 4) L’odio verso la comunità lgbt come arma politica. Un rapporto evidenzia come nelle campagne elettorali in tutto il mondo nel 2024 sia cresciuta la retorica omofoba e transfobica. (Valeria Schroter) 5) Contro i privilegi delle élite corrotte. In Indonesia scoppia la rabbia di piazza davanti alle crescenti disuguaglianze sociali. (Paola Morselli - Ispi) 6) World Music. A Garota Nao, l’artista portoghese che unisce la musica con l’impegno politico. (Marcello Lorrai)

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    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

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    Addio al Plastic: ripercorriamo la storia del locale grazie ai ricordi di chi lo ha vissuto

    “Potevano entrare tutti quelli che non facevano entrare negli altri locali” racconta la cantante e musicista Patrizia Di Malta ricordando il celebre Plastic. Nel locale “ci si sentiva quasi in una piccola New York”: era un catalizzatore di musica, mode e culture alternative internazionali, nonchè punto di riferimento della comunità queer. “Anche solo fare la fila fuori era parte dell’esperienza” continua Piergiorgio Pardo, “c’era una selezione all’ingresso, pensata per far stare bene persone eccentriche che lì non si sentivano giudicate”. Ascolta l’intervista di Elisa Graci e Dario Grande.

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    Poveri ma belli di giovedì 11/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Oggi iniziamo subito con un ospite in studio, il nostro Luca Parena: insieme parliamo dei biglietti per i mondiali di calcio 2026 e del fenomeno del dynamic pricing, che come accade per i concerti, renderà le partite eventi inaccessibili ed esclusiva di pochi. Proseguiamo con un approfondimento dedicato al Plastic, lo storico locale milanese che ha chiuso i battenti la scorsa settimana, con gli interventi speciali della musicista Patrizia Di Malta, e del nostro ospite fisso Piergiorgio Pardo: entrambi ricordano cosa ha rappresentato il locale per la cultura LGBT e non, durante i suoi anni di attività. Nell'ultima parte il quiz sul cinema, oggi dedicato a Fight Club di David Fincher, e per ricordare l'11 settembre attraverso la musica, parliamo degli artisti che videro alcune loro canzoni censurate dalle radio statunitensi a seguito degli attentati.

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