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“In Olanda il processo di integrazione trionferà”

Kader Abdolah pensa che sia scritto nell’anima della cultura olandese, della religione olandese, l’essere gentili con gli stranieri. Con gli immigrati.

Questo grande scrittore parla, anche, per esperienza personale. E’ nato ad Arak, in Iran, nel 1954. Inizia a scrivere molto presto, e molto presto entra in conflitto con il regime degli ayatollah. Fugge, prima in Turchia. Poi in Olanda, dove ottiene lo status di rifugiato politico, quindi la nazionalità. Oggi Kader Abdolah vive a Delft, la città dipinta da Vermeer. Scrive in olandese, una lingua che ha testardamente imparato. Il suo sentimento, di fronte a queste elezioni e all’ascesa di Wilders, è di preoccupazione.

“Il partito di Wilders cerca di vincere le elezioni mostrando che gli immigrati non sono immigrati ma sono musulmani, pericolosi musulmani. Il problema è che questo costringe gli altri partiti a dire qualcosa. In altre parole, il partito di Wilders detta l’agenda. Questo ha fatto sì che si continui a parlare ormai solo della questione immigrati e dell’Islam. E’ un atteggiamento evidente anche nel modo in cui si è gestita la questione della Turchia. Non si dice che è un problema con i turchi. Si dice che c’è un problema con l’Islam nel nostro Paese”.

Kader Abdolah non crede comunque che Geert Wilders ce la possa fare. Non ce la può fare, spiega durante la nostra intervista, perché in Olanda c’è un sistema proporzionale, che favorisce le coalizioni. Nessun partito, dice, vuole governare con Wilders. E poi questo scrittore iraniano naturalizzato olandese è certo della natura buona, generosa degli olandesi, che non permetterà al leader populista di conquistare il potere.

Kader Abdolah ha scritto libri molto belli, pubblicati in Italia da Iperborea. Libri come La casa della moschea e il recente Un pappagallo volò sull’Ijssel. Nei suoi libri Abdolah racconta il processo difficile di integrazione di uno straniero, e musulmano, nella cultura olandese. E’, questo, in fondo il grande tema di queste elezioni. L’Olanda è un Paese sostanzialmente soddisfatto, con una buona situazione economica. Disoccupazione in calo, deficit sotto controllo. Le paure, i timori, riguardano proprio l’identità, la capacità di integrare in una cultura democratica, libertaria come quella olandese, persone che vengono da società e culture molto diverse. Kader Abdolah è sicuro che alla fine il processo di integrazione trionferà.

“Penso una cosa: che il processo di integrazione degli stranieri in Olanda sia quello che ha avuto maggior successo in tutta Europa. Gli immigrati in Olanda godono di una buona integrazione, hanno contatti veri con la società olandese. Gli immigrati lavorano, scrivono, parlano, sono al parlamento. Ovviamente l’immigrazione porta dei problemi. L’immigrazione scatena paure. Ma io, Kader Abdolah, ho viaggiato in molti Paesi, ho conosciuto immigrati in molti altri Paesi, e posso dire che i Paesi Bassi sono una delle nazioni più in salute e forti in tema di immigrazione”.

C’è un altro scrittore olandese, Jan Brokken, che ha detto, di recente, che queste sono “elezioni morali”. Vista la situazione economica in ripresa, il tema è proprio quale Olanda, quale Europa la gente in questo spicchio di Nord vuole. Non è un mistero che anche l’Olanda, come altri Paesi europei, sta andando a destra. Il partito della libertà di Wilders forse non vincerà, ma a vincere sarà con ogni probabilità il partito liberal-conservatore di Mark Rutte, l’attuale primo ministro. Eppure, ancora, Kader Abdolah pensa che timori e paure, alla fine, si attenueranno. Che l’Olanda, e l’Europa, si stabilizzeranno. Da scrittore, da persona che crede nella letteratura, pensa quanto importante sarà la lingua nell’integrazione degli stranieri.

“Ti confesso un segreto. Un segreto che i politici di destra non amano ascoltare. Le lingue cambiano, e a loro volta cambiano le cose. L’italiano sta cambiando gli immigrati e tra cinquant’anni renderà gli immigrati dei veri italiani. La lingua olandese cambia e ha cambiato Kader Abdolah, lo scrittore che ti sta parlando. La lingua olandese ha fatto di me un vero cittadino, e lo stesso ha fatto con milioni di persone. E’ la lingua che provoca questo processo, non i partiti di destra e di sinistra. E’ la lingua, la cultura, che forma i cittadini. E, perché no, anche la letteratura, la letteratura che è l’espressione più alta della lingua. Ci credo, in questo”.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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