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“In Iran c’è una repressione preoccupante”. L’intervista a Shirin Ebadi

Shirin Ebadi Iran

A Teheran, la capitale dell’Iran, migliaia di persone hanno partecipato sabato 28 giugno ai funerali di circa 60 vittime tra comandati, scienziati nucleari e civili morti nella cosiddetta “guerra dei 12 giorni” scatenata dai bombardamenti israeliani sull’Iran. La cerimonia funebre è stata anche uno sfoggio di forza da parte del regime, una forza che negli ultimi tempi ha preso la forma della repressione, come denuncia la Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, avvocata iraniana, ai microfoni di Radio Popolare.

Quale è il suo stato d’animo?

Ovviamente io sono molto dispiaciuta per le immagini che vedo del mio Paese, in cui ci sono distruzioni e uccisioni di persone.

Il regime degli Ayatollah sta procedendo con una dura repressione. Cosa può dirci al riguardo?

Le notizie che arrivano dall’Iran per quanto riguarda la repressione sono molto preoccupanti. In questi 12 giorni sono stati arrestati più di mille iraniani con delle accuse inesistenti e in questo momento si trovano in carcere. Tre persone sono state condannate a morte e impiccate proprio con l’accusa di collaborazione con Israele, senza avere il diritto alla difesa e in un tribunale che possiamo definire un tribunale di guerra.

Vede delle crepe nel regime o rimane coeso anche dopo la sconfitta nella guerra con Israele?

Il regime iraniano è indebolito fortemente dopo gli attacchi. Già il regime iraniano aveva perso la legittimità per il popolo iraniano per tutta la violenza che aveva commesso nei confronti degli iraniani, oltre all’incompetenza nel portare avanti il Paese. In questi 46 anni, inoltre, non ha fatto altro che portare avanti la retorica di “distruggere Israele”, tanto è vero che c’è un orologio in una piazza in Iran che segna quanto manca alla fine di Israele. Oltre al fatto che il regime iraniano sfidava Israele, non aveva fatto niente prevenendo che alla fine ci sarebbe stata una guerra. Per esempio, non ci sono stati rifugi, non ha costruito rifugi sapendo che poteva finire in una guerra. Nemmeno le sirene funzionavano. In un sistema del genere in cui, durante la guerra, gli iraniani si sono resi conto di rimanere senza rifugio e senza sirene, ovviamente, ancora di più iraniani non vogliono più vivere sotto un regime che non sa proteggerli affatto e questo contribuisce all’indebolimento del regime anche internamente.

Cosa farà il regime sul nucleare. Tratterà con gli Usa?

Rouhani non ha altra scelta. Deve accettare i negoziati e scendere a patti. Perché, rispetto a chi lo invita a negoziare, non ha armi pari, non ha potere militare sufficiente. Inoltre, all’interno del Paese ha perso completamente il consenso. È talmente debole che, quando ci sono stati gli attacchi, ha dovuto nascondersi in un luogo dove nemmeno il Presidente della Repubblica ne era al corrente. Ha perso molto consenso anche all’interno del cerchio dei suoi sostenitori in seguito a questi attacchi.

Cosa farà cadere questo regime?

Io non posso prevedere il futuro, ma posso dichiarare quello che sono i miei sogni e quello del popolo iraniano. Il popolo iraniano vuole la fine del regime, la caduta del regime e l’instaurazione di un sistema di governo secolare e democratico.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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