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In Francia torna il “Manifesto delle 343”

Quando il testo uscì sulla prima pagina del Nouvel Obs, il 5 aprile 1971, fu un vero scandalo. 343 donne, sconosciute o famosissime, come Catherine Deneuve, Françoise Sagan, Marguerite Duras o Simone de Beauvoir, rivendicavano pubblicamente di aver abortito. Un atto clandestino che cinquant’anni fa in Francia riguardava ogni anno un milione di donne ma che era punibile con la prigione.

Il testo, cortissimo ma seguito da un fittissimo elenco di firme, fu battezzato da Charlie Hebdo il manifesto delle 343 saloppes, le 343 puttane. Un’ironia tinta di misoginia che le femministe dell’epoca decisero di riappropriarsi, riprendendolo come slogan in tutte le manifestazioni per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Era la prima volta che le donne, giovani e meno giovani, si esponevano in prima persona per parlare di aborto, descrivendolo come una liberazione. Il tema era ancora tabù e anche se era iniziato un dibattito sul diritto all’IVG erano gli uomini, politici, esperti o di chiesa, a guidare il discorso. Il manifesto è uno shock per i francesi e segna una svolta nella lotta per la legalizzazione.

Cinquant’anni più tardi, altre 343 donne firmano una nuova tribuna, questa volta sulle pagine del Journal du Dimanche, per chiedere che venga esteso il termine legale per abortire al di là delle 12 settimane previste dalla legge francese. “L’aborto libero e gratuito non è l’obiettivo finale della lotta delle donne”, scrivono le firmatarie, tra cui Vanessa Paradis, Assa Traoré o l’ex ministra Najat Vallaud-Belkacem. “La storia mostra che il diritto all’aborto è fragile. Durante le crisi sanitarie, sociali, economiche e politiche, i diritti delle donne e delle persone oppresse dal patriarcato sono i primi ad essere minacciati e attaccati”, continua la tribuna, che riconosce i progressi fatti finora. Ma che ricorda anche che “l’accesso all’aborto dopo le 12 settimane è condizionato alla nostra situazione socioeconomica.” Chi può permetterselo andrà all’estero mentre le altre non hanno lo stesso diritto a disporre del proprio corpo.

Il Planning Familiare lo denuncia da anni: in Francia è facile superare le 12 settimane perché l’assistenza sanitaria viene attivata tardi o perché in alcune regioni mancano le strutture adeguate. Ma una proposta di legge che prevedeva di allungare il termine legale di quindici giorni proprio per questi motivi è stata ritirata a metà febbraio, perché la destra ha presentato una valanga di emendamenti che, di fatto, l’avrebbe seppellita. Anche per questo motivo il nuovo manifesto chiede di estendere il limite legale. Il diritto all’aborto, concludono le 343, è ancora da conquistare.

Foto | Lo scorso 8 marzo a San Jose, in Costa Rica, una manifestazione per chiedere la legalizzazione del diritto all’aborto

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    Luisa Nannipieri
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