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Il sangue di Napoli visto da Saviano e Borrelli

Torna in scena, dopo il successo della passata stagione, “Sanghenapule” la produzione del Piccolo Teatro che vede affiancati, come autori e cointerpreti, Mimmo Borrelli, uomo di teatro di lunga esperienza, e il celebre giornalista e scrittore Roberto Saviano.

Una cosa, prima di tutto, li accomuna: sono entrambi napoletani e tutti e due hanno denunciato la criminalità organizzata, con strumenti diversi. Dal loro incontro è nato uno spettacolo visionario, che parte da un’analisi laica del culto del sangue di San Gennaro e attraversa vari periodi storici di una delle città più affascinanti e tormentate dell’Occidente.

“Immaginando uno spettacolo su San Gennaro – dice Saviano – pensiamo a un racconto di Napoli attraverso i secoli. Il Santo ne è protagonista in quanto figura di mediatore, spartiacque tra il bene e il male, tra il celeste il sotterraneo, tra la luce della nostra città e l’oscurità delle sue contraddizioni”.

“Quello di San Gennaro è un culto che si afferma nel XV secolo – prosegue Borrelli – intrecciandosi a tradizioni pagane. E se la chiave di questa religiosità è l’innesto, la stessa contaminazione si manifesta nella lingua con cui andiamo a costruire il nostro racconto, ricca, viva, barocca che deve di necessità tradurre sulla scena una tradizione così stratificata nei secoli”.

Nell’intervista che Borrelli e Saviano hanno concesso a Cult per Radio Popolare, hanno parlato del potere della narrazione dal vivo, della scomparsa di una classe intellettuale napoletana capace di reazione, dell’amore per Napoli espresso proprio attraverso la denuncia delle sue infamie e delle sue bellezze.

Una dichiarazione d’amore piena di passione e di lucidità.

Ascolta l’intervista di Cult a Mimmo Borrelli e Roberto Saviano

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  • Autore articolo
    Ira Rubini
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