
Più tasse per chi lavora. L’ufficio parlamentare di bilancio certifica l’aumento del peso del fisco su operai ed impiegati col passaggio al cuneo fiscale. L’organismo contabile chiede di aggredire l’evasione fiscale e anche una sforbiciata ai sussidi alle imprese. Il tema tasse apre un caso nella maggioranza, che litiga le poche risorse. Meloni promette un taglio di aliquote ma incassa il no di Giorgetti e della Lega.
L’ufficio parlamentare di bilancio conferma un dato già chiaro: il passaggio da cuneo contributivo a fiscale si è trasformato in una batosta sulla fascia di lavoro dipendente media e mediobassa, quella che sostanzialmente già tiene in piedi le entrate. Per come il governo ha impostato il suo sistema, l’unico rimedio immediato è tagliare le aliquote. Meloni sa bene che questo tocca una parte del suo elettorato e infatti rilancia questa ipotesi. La Lega, che ormai rappresenta soprattutto chi le tasse non le paga o quasi, spinge invece sull’ennesimo condono. Nel mezzo il ministro dell’economia, leghista, che sa che le risorse non ci sono né per l’uno né per l’altro, e che come l’ufficio di bilancio ribadisce, coi saldi attuali qualsiasi intervento necessita o di ulteriori entrate, o tagli di spesa. Per ora quelle della maggioranza sono chiacchiere: anche perché, il cosiddetto fiscal drag che si è creato sul lavoro dipendente è fondamentale per tenere i conti a posto, e infatti Giorgetti non ha alcuna intenzione di toccarlo. La propaganda del governo sulle tasse più basse è una sostanziale farsa: il peso è aumentato e solo su qualcuno. 370 milioni di tasse in più da lavoro dipendente: +13% sul 2022 a parità di inflazione. L’effetto, spiega l’UPB, e che così anche in assenza di rinnovi contrattuali, che generano aumento di gettito, la riforma del governo abbia impoverito il potere di acquisto annullando i benefici dei tagli irpef. Non un pasticcio dunque ma una scelta consapevole che sa bene chi in queste settimane fa il 730. A elezioni lontane può non essere un problema, ma sul lungo periodo Meloni sa che può diventarlo, le tensioni in maggioranza sono una conseguenza. Pagata dalle centinaia di euro in più di tasse che stanno uscendo dalle tasche di operai e impiegati, cui si era promesso ben altro.